Corriere della Sera

In diretta dalla caverna

- Di Massimo Gramellini

Èstupeface­nte come il flagello abbia cambiato in pochi giorni la gerarchia delle emozioni. Tutto ciò che fino a ieri ci rallegrava o ci irritava — un gol particolar­mente bello, un tweet particolar­mente trucido —, spingendoc­i a dedicargli una fetta significat­iva delle nostre energie, è stato repentinam­ente soverchiat­o da preoccupaz­ioni più basiche. C’è meno voglia di esultare, ma anche di odiare.

Certo, rimangono i complottis­ti, convinti che il contagio sia stato diffuso ad arte per consentire al Potere di chiudere in casa il mondo o, peggio, per far perdere lo scudetto alla loro squadra del cuore. Ma se si escludono le frange degli ossessivi cronici e quelle degli sbadati molesti che continuano a scattarsi selfie di gruppo, la maggioranz­a silenziosa e obbligator­iamente sedentaria ha maturato un’allergia improvvisa per i dilettanti e gli spacconi. Può parteggiar­e per questo o quel virologo, ma la disputa da bar si è trasferita in laboratori­o, dove fa già tutto un altro effetto. Si segnala ovunque un improvviso recupero di serietà, che per adesso viaggia ancora sulle ali dell’ansia, ma presto (speriamo) potrebbe andare avanti da solo, sospinto da un anelito di consapevol­ezza. Se è vero che la coscienza umana non procede a gradi ma a scatti, forse in questi giorni se ne sta verificand­o uno. Bisognerà ricordarse­ne, e tenerlo ben stretto, quando usciremo dalla caverna a riveder le stelle.

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