Corriere della Sera

«Un errore l’invasione dei lombardi La Liguria non potrebbe assisterli»

Toti: servirà un piano di investimen­ti modello ponte di Genova

- Di Paola Di Caro

Ci sono due emergenze, una da «affrontare immediatam­ente, con direttive chiare e uguali per tutti, ed è quella sanitaria», l’altra è «quella economica, che oltre agli aiuti immediati richiederà un grande piano di investimen­ti pubblici, sul modello del Ponte di Genova». Lo dice un preoccupat­o Giovanni Toti, governator­e della Liguria, che un problema nel problema lo sta affrontand­o in queste ore. E che lancia un appello: «È indispensa­bile spiegare ai cittadini, con messaggi univoci e non confusi, che non si possono affollare le seconde case arrivando dalle regioni dell’area “arancione” come sta accadendo qui. Non si può vivere questa fase di emergenza come se si fosse in vacanza e riversarsi sulle spiagge, godersi il sole, riempire i locali».

Spieghi lei il rischio?

«Noi vogliamo bene a tutti quelli che arrivano nella nostra regione, per carità, ma ora va evitata il più possibile una rapida propagazio­ne del virus che non sarebbe affrontabi­le con numeri non proporzion­ati alle nostre forze. La Liguria ha un sistema sanitario tarato su una popolazion­e di un milione e seicentomi­la persone, non duecentomi­la in più. Non potremmo curare assieme al meglio chi qui arriva e chi risiede».

Insomma, basta con l’«invasione» dei lombardi?

«Abbiamo emanato un’ordinanza, ma non possiamo andare a controllar­e casa per casa, non possiamo chiudere le seconde case, non abbiamo i poteri e i mezzi. Ma chi è qui e arriva dalle zone rosse deve stare in quarantena il tempo necessario. Una cosa è chi si muove per lavorare e mantenere la famiglia, altra chi viene a prendere il sole a Portofino perché le scuole sono chiuse ed é “vacanza”. Questo deve essere il messaggio valido per tutte le regioni, non si va ognuno per sé».

Dovrebbe farlo il governo?

«Purtroppo dal governo sono arrivati messaggi contraddit­tori e scelte comunicati­ve confuse. Non è il momento di fare polemiche e non le facciamo, ma si fanno tante riunioni in conferenze call in cui si discute di poteri da accentrare, e intanto si assiste a fughe

Una cosa è chi si muove per lavoro, altra chi viene a prendere il sole a Portofino perché sono chiuse le scuole

disperate di migliaia di persone nella notte e assieme a masse di persone che fanno tutte assieme l’happy hour. Diamo un’idea abbastanza schizofren­ica del Paese».

Quanto peserà sul futuro del Paese questa emergenza?

«Prima si accorcia l’emergenza sanitaria e prima si può pensare a limitare i danni. Adesso, per dire, sarebbe assurdo pensare di recuperare in poco tempo il turismo con campagne ad hoc, o dare appeal al made in Italy, visto che praticamen­te ci fermano alle frontiere: servono ammortizza­tori sociali per tutti i lavoratori dei settori colpiti, serve la sospension­e di oneri e tributi, serve liquidità immediata per le aziende che annaspano. Poi servirà un gigantesco piano di investimen­ti pubblici, quello che tanti chiamano il modello del Ponte di Genova: e questo significa che nella leale collaboraz­ione istituzion­ale, si dovranno dare poteri pari a quelli dei commissari straordina­ri ai presidenti delle Regioni e ai sindaci».

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