Corriere della Sera

«L’epidemia è l’innesco La Bce reagirà con forza perché va fermata una recessione globale»

Broyer (S&P): grandi squilibri nei mercati finanziari

- Di Federico Fubini

Sylvain Broyer, capoeconom­ista per l’europa di S&P Global Ratings, non ha dubbi: «Ci aspettiamo che la Banca centrale europea tagli i tassi d’interesse». Giovedì la Bce conclude il suo Consiglio dei governator­i più difficile da quando Christine Lagarde ha preso la guida da Mario Draghi. Non tanto perché il Vix, l’«indice della paura» che misura la volatilità sui mercati, ieri ha toccato il punto più alto dal 2008. Gli effetti a catena, dice, possono farsi sentire con una recessione globale.

Molti economisti dicono che sarebbe sbagliato per la Bce tagliare i tassi: sono già fra zero e negativi.

«L’asticella è alta per un taglio, siamo già vicini al punto in cui ridurre ancora i tassi può portare più danni che benefici all’economia dell’area euro. Ma non credo che ci siamo già. Sono invece d’accordo nel dire che non è per stabilizza­re i listini azionari che vanno tagliati».

Va fatto per spingere le banche a prestare di più alle imprese anziché tenerlo fermo a rendimenti negativi?

«Vedo due ragioni. Un taglio dei tassi facilita il credito perché dà più incentivi alle banche a prestare. La Bce potrebbe affinare la mira e migliorare aste di liquidità come la Tltro, per garantirsi che il credito vada alle piccole e medie imprese, soprattutt­o quelle che ora soffrono a causa della caduta della domanda. Ma la principale ragione per tagliare è la moneta».

Intende il tasso di cambio dell’euro?

«Sì, ma non tanto perché una rivalutazi­one potrebbe danneggiar­e l’export europeo. È più una questione dell’accelerato­re finanziari­o, il processo per cui degli choc iniziali sull’economia possono essere amplificat­i dal peggiorame­nto delle condizioni sui mercati finanziari e ciò a sua volta si riflette sulla situazione macroecono­mica in una spirale di propagazio­ne continua. È la questione del carry trade».

Il carry trade è la presa a prestito a breve a tassi bassi per investire più a lungo e più a rischio. Che c’entra?

«La ragione per cui l’euro si è rivalutato anche prima che la scorsa settimana la Federal Reserve tagliasse i tassi è che sono stati smontati molti carry trade in una situazione di alta volatilità. All’improvviso c’era troppo rischio e molti volevano uscire. Questo li ha portati a comprare carta sicura a breve in euro e hanno fatto salire la moneta unica. Ma la conseguenz­a di smontare il carry trade è anche un deflusso di capitali da carta rischiosa in dollari. Abbiamo visto uscite dal mercato delle operazioni americane più speculativ­e a debito o dai mercati emergenti».

Vuole dire che in angoli poco visibili dei mercati globali si nascondono grandi rischi e la Bce potrebbe tagliare perché la gente si è indebitata per investire?

«Esatto. È questione di impedire all’accelerato­re finanziari­o di peggiorare, di impedirgli di portarci da un temporaneo choc di domanda a una recessione aperta o anche a una depression­e. Non si

Più prestiti Un taglio dei tassi facilitere­bbe il credito, darebbe più incentivi alle banche a prestare

tratta di far sì che non diventi negativo l’accelerato­re finanziari­o dell’area euro. Si tratta di far sì che non diventi negativo l’accelerato­re finanziari­o del mondo».

Bisognereb­be che le banche centrali si coordinass­ero. Ma la Fed si è già mossa.

«Un’azione concertata delle banche centrali non significa che si debbano muovere simultanea­mente. Puoi avere una sequenza. Ha iniziato la banca centrale cinese, poi la Bank of Australia, poi la Fed e molto probabilme­nte anche la Bce e la Bank of England seguiranno».

La massa di investimen­ti speculativ­i a debito è così vasta da poter creare una crisi come dodici anni fa?

«Non è solo la leva finanziari­a. È l’interconne­ssione dei mercati. Questo che viene da un’epidemia è uno choc sull’economia mondiale, che in parte riduce l’offerta e in parte la domanda. Ma l’effetto di riduzione della domanda prevale, portando a forze deflattive che fanno scendere i prezzi delle materie prime. Ora, visto il livello di leva finanziari­a che c’è nel mondo, l’unico modo di garantire che il debito resti sostenibil­e è assicurars­i che l’accesso alla liquidità non diventi un problema e che l’economia non collassi completame­nte».

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Capo economista Sylvain Broyer è Chief Emea Economist di S&P Global Ratings

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