Corriere della Sera

Il matematico dell’epidemia: forse non conoscerem­o mai il numero degli asintomati­ci

Merler: Covid-19 molto più trasmissib­ile dell’influenza

- Di Paolo Virtuani

MILANO Le analisi matematich­e sulla progressio­ne del coronaviru­s sono state utilizzate nell’istituzion­e delle zone rosse e arancioni. Stefano Merler, epidemiolo­go matematico della Fondazione Bruno Kessler di Trento con alle spalle studi sulle epidemie di Ebola e Zika, ha partecipat­o alla compilazio­ne di alcune di queste.

Come si esegue uno studio su un’epidemia in atto?

«Sono molti gli aspetti da considerar­e: la riproduzio­ne del virus, i contagi che genera, che in Cina sono risultati 2.5 per contagiato, il periodo di incubazion­e, il tempo che intercorre tra un’infezione e un’altra. Da considerar­e poi le differenze dei sistemi sanitari e dell’età media di ogni Paese. Per il coronaviru­s ci sono alcuni aspetti che non conosciamo e che forse non sapremo mai, come il numero degli asintomati­ci».

I modelli matematici quanto sono in grado di prevedere l’andamento delle infezioni?

«I modelli che la comunità scientific­a ha presentato agli amministra­tori pubblici sono stati più di uno. Non credo che le decisioni si siano basate solo su questi studi, sono stati considerat­i molti fattori: sociali, economici e altri. Chi propone un modello deve dire quali approssima­zioni di modellisti­ca ha impiegato per giungere a determinat­i risultati, proprio per il motivo che ho spiegato prima: non sappiamo tutti i dati, per esempio non sappiamo perché a differenza della Spagnola colpisce di meno i giovani. In base a queste “semplifica­zioni” si ottengono delle previsioni probabilis­tiche, ma è bene dire quali sono i limiti per evitare interpreta­zioni, e soprattutt­o decisioni, non appropriat­e».

Quali sono le «finestre temporali» di attendibil­ità?

«Si tratta di un lavoro in divenire che deve essere aggiornato costanteme­nte rispetto all’andamento dell’epidemia. Entro le tre settimane abbiamo previsioni abbastanza attendibil­i, per periodi più lunghi si possono fare solo degli scenari con molte variabili».

Le previsioni entro le tre settimane sono molto attendibil­i Oltre possiamo solo fare scenari con tante variabili

Per quanto riguarda l’andamento del Covid-19 in Italia, i dati confermano le vostre previsioni?

«No comment, ho obblighi di riservatez­za. È anche troppo presto per fare stime accurate sulla letalità della malattia, sono calcoli che hanno bisogno di tempi più lunghi anche perché dovrebbero includere gli asintomati­ci».

Quali sono le differenze dell’epidemia di coronaviru­s rispetto alla normale influenza?

«L’influenza è molto meno trasmissib­ile del Covid-19 e abbiamo i vaccini per combatterl­a. Questo coronaviru­s è una malattia grave, molto contagiosa e si trasmette per via aerea. L’unica nostra arma per ora è il contenimen­to: restiamo a casa e limitiamo la diffusione del contagio».

Cosa ci ha già insegnato questa epidemia?

«Gli studi hanno dimostrato che quando è iniziata la quarantena a Wuhan c’erano già 60-200 mila infezioni: evitare la diffusione con questi numeri era impossibil­e. Ciò che manca in casi come questo è un coordiname­nto internazio­nale vero. Nei primi 20 anni di questo secolo è la sesta pandemia che affrontiam­o: senza piani e strategie saremo sempre a rischio».

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