Suor Germana, la cuoca di Dio che «salvava» i matrimoni
La religiosa è morta a 81 anni. Diceva: «Una ricetta ci riavvicina a chi amiamo»
Ha salvato «centomila matrimoni» ma oggi al suo funerale non ci sarà nessuno. Vuoi per il decreto sul coronavirus, vuoi perché suor Germana ripeteva spesso: «La morte? Che cosa vuole che sia per una che si è vista puntare un fucile nella pancia dai tedeschi in guerra a soli sei anni di vita?». Ottantuno anni, la suora che è entrata in milioni di case italiane con le sue agende, formulate con consigli di cucina e suggerimenti per tenere unita la famiglia, è morta in una casa di riposo di Caronno Varesino. E il tutore legale a cui era stata affidata, Antonella Cozzola, conferma al Corriere che è stata una «morte per decadimento progressivo. O anzianità, se volete».
La vita di Martina Consolaro (il vero nome) non è stata sempre facile: nata nel ‘38 da un boscaiolo e una contadina a Durlo di Crespadoro, nel Vicentino, ha vissuto un duro Dopoguerra fino a quando, adolescente, disse no a un destino di moglie e madre. A diciannove anni entrò nell’istituto delle suore del Famulato cristiano, congregazione che si prende cura delle giovani lavoratrici. Ma non divenne suor Germana prima del 1958, quando le affidarono la conduzione (con altri) del Punto Familia di Torino, un centro dove si dirimevano le controversie tra marito e moglie.
Tutto cominciò lì. Anche grazie a un’intuizione: «Lo stomaco sta vicino al cuore. Una ricetta può riavvicinarci alla persona che amiamo, se fatta con cura». Sono nate così le sue agende («Ho inventato e sperimentato personalmente trentamila ricette», ha detto al Corriere), piccoli breviari di buon senso coniugale. Come conquistare la suocera? Fai dei tortellini così gustosi che lei verrà a chiederti la ricetta. Farsi perdonare un broncio? Metti più sugo nella pasta e aggiungi le alici. «Naturalmente tutto questo vale sia per lei che per lui: in una famiglia non ci devono essere disparità di sessi».
Nasce qui la faccenda dei centomila matrimoni salvati, cifra che lei rivendicava dati alla mano: «Ho tenuto traccia di tutte le coppie che sono venute a ringraziarmi quando l’amore si è ricomposto. Contando le lettere e le testimonianze personali forse la cifra è anche superiore». Nei suoi libri, oltre alle ricette, c’è spazio per altri temi: l’educazione dei figli, l’ambiente, l’abbigliamento giusto.
La sua agenda-ricettario ha superato i trent’anni, è in libreria nell’edizione 2020 e oggi è un best-seller della Deagostini, con oltre un milione di copie vendute dal 2001. Traduzioni in numerosi Paesi, «anche nell’ex Urss. In una delle mie agende inserii la parola perestrojka. Durante gli Anni di piombo spiegavo come comportarsi in quel periodo buio». E oggi Gian Luca Pulvirenti, ad di DEA Planeta Libri, commenta: «Con le sue ricette e il suo lavoro ha unito molte persone, nel segno della buona cucina e dei valori».
È stato (ed è) troppo facile snobbare lo spirito candido con il quale suor Germana ha portato avanti fino alla fine la sua vocazione di paciera. Che in libreria ha prodotto grandi numeri. E sul destino di un’eredità editoriale importante come questa l’avvocato Cozzola non si sbilancia, pur facendo presente che, in generale, quando muore un autore i diritti vanno agli eredi. Sarebbe bello se venisse ricordata come una donna autoironica. Che, alla domanda «lei si è mai innamorata?», rispondeva: «E secondo lei a me, abituata a Dio, basterebbe un solo uomo?».
I valori
Nelle sue agende un mix tra buona cucina e valori. «Ho creato e provato 30 mila piatti»