LA NOSTALGIA CHE ALEGGIA PER UN FASCISMO IMMAGINARIO
Caro Aldo,
rispondendo a un lettore, lei afferma come Benito Mussolini sia «... oggi molto rimpianto» dagli italiani. Ma non è che sia del fascismo che si abbia più nostalgia? Al di là dei «fascisti da operetta», non è che, forse, agli italiani manchi quel senso di appartenenza che gli dava il regime? La notte del 24 luglio il fascismo sfiduciò se stesso (...con la votazione «democratica» del Gran Consiglio, caso unico per una dittatura!) attribuendo a Mussolini la responsabilità di leggi razziali e di una guerra che anche molti gerarchi non volevano. E di certo Mussolini era allora il fascismo e viceversa. Ma se, come diceva Giorgio Bocca, noi italiani continuiamo a rimanere intimamente fascisti quale può essere il vero perché?
Mario Taliani, Noceto
Caro Mario,
Il fascismo è caduto il 25 luglio 1943. Quest’anno saranno 77 anni. Quanti sono oggi gli italiani che hanno sperimentato il regime sulla loro pelle? I nostri padri, i nostri nonni erano bambini o poco più. Non credo sinceramente che nessuno di loro abbia nostalgia della dichiarazione di guerra, dei bombardamenti, delle notizie di sconfitte, morti, dispersi, congelati, della guerra civile e di tutti i disastri provocati dalla sciagurata scelta del regime: l’alleanza con la Germania nazista e l’ingresso nel conflitto mondiale.
Chi siamo noi, rispetto a Umberto Eco, per negare l’esistenza dell’«ur-fascismo», del «fascismo eterno»? Però è una categoria da maneggiare con grande cura. La semplificazione dell’uomo forte, la sfiducia nella democrazia rappresentativa, il discredito del Parlamento sono fenomeni che si possono ripetere, anzi si sono già ripetuti. Ma il fascismo ha avuto caratteristiche peculiari che grazie al cielo non torneranno: l’intimidazione e la repressione degli oppositori, l’inquadramento paramilitare della società, l’identificazione tra lo Stato, il partito e il leader, una politica estera aggressiva e talora criminale: la riconquista spietata della Libia, il gas in Abissinia, i bombardamenti a tappeto sui civili in Spagna, le stragi di prigionieri alle Baleari (che fecero inorridire un cattolico conservatore come Bernanos), la pugnalata alle spalle alla Francia, l’aggressione alla Grecia, l’occupazione della Jugoslavia… Quelli che oggi inneggiano al duce, gentile signor Taliani, di queste cose non sanno nulla e meno ancora gli importa. Vivono un «fascismo immaginario» che potrà essere inquietante, ma non è neppure lontano parente di quella tragedia storica che è stato il fascismo.
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