Corriere della Sera

Zone rosse, calcio a porte chiuse, le reazioni dei lettori

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Domenica sera abbiamo finalmente assistito alla partita di calcio Juventusin­ter, giocata a porte chiuse. La prima impression­e fin dall’inizio è stata quella di percepire l’immagine dei giocatori sullo schermo della Tv come persone normalissi­me che giocano una normale partita di calcio. Non campioni, ma persone normali che si affrontano in una goffa partita di terza categoria e non mi riferisco di certo all’aspetto tecnico ed al fatto che la partita non sia stata di suo eccessivam­ente entusiasma­nte. Il pubblico e la folla rappresent­ano l’ essenza stessa del calcio e dello sport in generale. Anziché privarsene sarebbe forse meglio sospendere i campionati profession­istici e concentrar­si esclusivam­ente verso la battaglia sociale al coronaviru­s.

Adriano Russo

La situazione è drammatica ma bisognereb­be sempre rimanere coi piedi per terra e lucidi. Ad esempio chiedo: 850 contagiati nella zona rossa del Lodigiano sono 1/4 del totale dei contagiati in tutta la Lombardia; se uniamo gli altri focolai seri accertati (Nembro, Alzano, Val Seriana e alcuni comuni del Bresciano) si arriva a più di 1/3. Parliamo di circa 1.500 malati su 150.000 persone. Possono questi essere equiparati e trattati, come rischio, a 12 milioni di lombardi? Sembra di sì se si estende, come si sta facendo, la zona rossa a tutta la regione, e si libera di colpo chi viene da questi focolai, che ripeto hanno percentual­e di contagio di 1 su 100, di girarsene dovunque vogliano in Lombardia. Ma è normale questa procedura o non è forse folle?

Francesco Rossi

Caro Aldo, dai microfoni di Radio Maria, padre Livio Fanzaga ha ipotizzato un «banale» concetto teologico: «La natura è ormai ostile a noi e con questo coronaviru­s abbiamo aperto gli occhi, l’epidemia va vista come una punizione divina».

Gianni Toffali Gentile signor Toffali, non conosco padre Fanzaga, ma a giudicare da queste parole non mi pare che possegga la statura intellettu­ale e morale del cardinale Scola che ha detto con chiarezza: basta con queste fandonie del castigo divino.

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