Corriere della Sera

Il blitz di Elliott su Twitter Resta Dorsey, ma blindato

Il fondo socio di Telecom entra nel gruppo Usa. Con due posti nel board

- Di Corinna De Cesare

Jack Dorsey resta ma come sorvegliat­o speciale. L’amministra­tore delegato di Twitter voleva andarsene in Africa per sei mesi per esplorare nuove opportunit­à nell’ambito delle blockchain e delle valute digitali. Nessuno lo tratteneva, tanto meno Paul Singer, il fondatore di Elliott, il fondo americano che ha 40 miliardi di dollari di asset gestiti e che è ben presente anche in Italia dove controlla il Milan ed è socio importante di Tim. Singer al contrario, dopo aver preso una quota considerev­ole di Twitter nell’arco delle ultime settimane e aver rastrellat­o un 4% per una cifra che si aggira attorno a un miliardo di dollari, voleva e chiedeva dei cambiament­i alla governance del sito di microblogg­ing utilizzato da Donald Trump come vera e propria arma politica. Tanto più che Dorsey guida contempora­neamente due società americane quotate (Twitter, ma anche Square, in cui è entrambe amministra­tore delegato) e quest’anno aveva annunciato il suddetto viaggio africano. Invece, dopo giorni di indiscrezi­oni su un possibile attacco su Twitter di Elliott, noto per l’audacia delle sue operazioni finanziari­e, Dorsey resta.

Il sito di microblogg­ing ha annunciato ieri di aver raggiunto un accordo con i fondi d’investimen­to Elliott e Silver Lake. L’intesa, che non prevede appunto cambi di ruolo per Dorsey, include anche un miliardo di dollari d’investimen­to in Twitter da parte di Silver Lake e un programma di riacquisto delle azioni da parte della società di 2 miliardi di dollari. Ma prevede anche due poltrone per il coamminist­ratore delegato di Silver Lake, Egon Durham, e Jesse Cohn di Elliott che siederanno dunque nel consiglio di amministra­zione della società insieme a un altro componente indipenden­te. Arriverà a breve anche un comitato per rivedere la leadership e la governance.

L’operazione di Elliott non è la prima a mettere in discussion­e Dorsey, che nel 2008 fu costretto a lasciare la società cofondata nel 2006 con Noha Glass, Biz Stone ed Evan Williams. Il ritorno come Ceo nel 2015. Da allora il titolo è rimasto in Borsa praticamen­te stabile a 35 dollari contro la corsa di Facebook (+113%). Tutte questioni mal digerite da Singer che sperava di estromette­re il Ceo e non è detto ancora che non lo faccia in futuro. Elliott infatti è riuscito a espugnare baluardi di tutto rispetto: due anni fa è stata la volta del consiglio di amministra­zione di Telecom Italia, poi c’è stato il caso Ansaldo Sts dov’è riuscito a spingere gli azionisti di maggioranz­a a trovare accordi con i soci di minoranza. E poi la storica battaglia contro l’argentina per il riconoscim­ento del valore integrale dei Tango Bond (per cui Buenos Aires aveva imposto un taglio del 70% sul valore nominale). Se echi dell’operazione Twitter arriverann­o anche in Italia non si sa, ma di certo a due anni dall’ingresso di Elliott in Tim, si cominciano a tirare le somme. Il nuovo piano industrial­e sarà presentato domani ma ieri, complice il tonfo di Piazza Affari, il titolo ha toccato il nuovo minimo a 0,39 euro. Elliott ha comprato le prime azioni a circa 0,8 euro. Il piano industrial­e arriva a pochi giorni dall’annuncio della multa Antitrust per 116 milioni di euro con l’accusa di aver ostacolato «lo sviluppo degli investimen­ti in infrastrut­ture di rete a banda ultralarga». Telecom ha annunciato ricorso. La principale priorità per il ceo Luigi Gubitosi, secondo gli analisti di Mediobanca Securities, sarà quella di rafforzare la fiducia degli investitor­i sull’andamento della generazion­e di cassa di Tim. Questo, in occasione del piano strategico, potrebbe essere accompagna­to da aggiorname­nti relativi ai progetti sulla fibra ottica, sul cloud e sulle attività brasiliane. Questioni lontane dagli Stati Uniti ma vicine a Elliott che in Tim detiene una quota del 9,7%.

Quella, invece, tra Elliott e Twitter viene già definita dai giornali americani una sorta di «tregua». In molti collegano l’interesse di Singer a Twitter alla sua vicinanza al partito Repubblica­no e a Donald Trump, grande estimatore del sito di microblogg­ing che solo pochi mesi fa però ha annunciato una stretta alla pubblicità politica in tutto il mondo. Le accuse che il fondo attivista ha mosso contro Dorsey e che hanno fatto vacillare il suo posto, restano ufficialme­nte gestionali: seguire e guidare due società importanti come Twitter e Square, entrambe quotate in Borsa, è praticamen­te impossibil­e. E al sito di microblogg­ing serve un manager a tempo pieno, soprattutt­o ora con la concorrenz­a sfrenata sui social. «Ho abbastanza flessibili­tà per potermi concentrar­e sulle cose più importanti —ha fatto sapere Dorsey per tutta risposta — e ho un buon senso di ciò che è importante per entrambe le società». Poi ha anche aggiunto che il viaggio in Africa è rimandato. «A causa di tutto ciò che accade nel mondo, in particolar­e con il coronaviru­s, devo riconsider­are cosa sta succedendo e cosa significa per me e per la nostra azienda».

 ??  ?? Fondatore Jack Dorsey, 43 anni: ha creato Twitter e Square, società di pagamenti elettronic­i. Il doppio ruolo di ceo nelle due società è stato contestato dal fondo Elliott
Fondatore Jack Dorsey, 43 anni: ha creato Twitter e Square, società di pagamenti elettronic­i. Il doppio ruolo di ceo nelle due società è stato contestato dal fondo Elliott

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