Corriere della Sera

Gori: «Giusto fermarsi I timori per l’economia? Dopo sarebbe peggio»

Il sindaco di Bergamo: qui come una guerra

- di Simone Bianco

«Ancora oggi ci sono imprendito­ri importanti che mi chiamano, spaventati dai danni economici di uno stop totale. Ma rispondo che o fermiamo tutto, o rischiano di perdere tutto. Anche i loro operai. Spero che il governo accolga questa richiesta. Ma la chiusura va sostenuta con misure economiche concrete». Giorgio Gori è il sindaco di una città che un mese fa godeva e soffriva dell’assalto dei turisti. Ora per le strade di Bergamo non c’è nessuno. È disciplina, ma anche paura. La provincia ha il record di contagiati da coronaviru­s (1.472), i morti sono già 116.

Come reagisce Bergamo?

«La cosa positiva è che nelle ultime 72 ore c’è una consapevol­ezza diffusa della gravità della situazione. I negozi e molte imprese hanno deciso di chiudere. È l’unica strada, come ci indicano i dati della zona rossa lodigiana».

Cosa fa più paura, oggi?

«La crescita del contagio non si ferma. Gli ospedali vanno ringraziat­i per lo sforzo incredibil­e che stanno sostenendo, ma sono in grande difficoltà. Cosa succederà tra una settimana? Oggi il dramma è non poter curare gli ottantenni. Io ho due genitori anziani, sono molto preoccupat­o. Ma tra dieci, venti giorni rischiamo di non avere respirator­i per persone giovani».

Riesce a prendere sonno pensando di aver invitato i cittadini a vivere la città, nelle prime fasi dell’epidemia?

«Io, come altri, in un primo momento non avevamo gli elementi per capire la gravità di una situazione mai vista. Forse solo qualche epidemiolo­go era già in grado di prevedere quello che sta succedendo ora».

Però nelle ore in cui lei e il sindaco di Milano Beppe Sala lanciavate hashtag ottimisti, il primario degli Infettivi di Bergamo Marco Rizzi diceva che i posti letto non sarebbero bastati.

Oggi il dramma è non poter curare gli ottantenni Ma tra dieci-venti giorni rischiamo di non avere respirator­i per persone giovani

«Ci siamo arrivati per gradi, erano iniziative fatte non per stupidità, ma perché prevaleva la paura delle ricadute economiche. Oggi sappiamo che se le misure attuali fossero state prese due settimane fa avremmo risparmiat­o molti morti e gli ospedali sarebbero stati in grado di gestire meglio l’epidemia. La polemica però la faremo dopo. Ci interessa davvero, ora? A me no».

Quando sarà finita, che ferite resteranno su Bergamo?

«Per le generazion­i che stanno vivendo questo momento, gli effetti saranno quelli di un evento bellico. La speranza è che duri pochi mesi. Ripartire sarà difficile ma sono certo che ci riusciremo».

Dove si trova la speranza?

«Nella gente, che ora ha capito. E nei tanti volontari che, rischiando la salute, stanno aiutando le persone più fragili, gli anziani, chiusi in casa».

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Pd Giorgio Gori, 59 anni, sindaco di Bergamo

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