Gli esperti: solo atti drastici eviteranno il collasso del sistema ospedaliero
Parlano i tecnici dell’unità di crisi regionale
MILANO «Stiamo facendo miracoli, ma non possiamo andare avanti così a lungo. Solo con misure drastiche, come quelle che sta chiedendo la Regione Lombardia con la chiusura dei negozi e delle attività produttive, potrà calare la pressione sul sistema ospedaliero, che ogni giorno continuiamo a potenziare, ma che non ha risorse illimitate». Antonio Pesenti, coordinatore delle
Terapie intensive nell’unità di crisi lombarda, non ha nessun dubbio: «In 15 giorni abbiamo aumentato i posti letto delle Rianimazioni del 50% per destinarli ai malati di coronavirus. Il problema dei pazienti che non sappiamo dove mettere si è creato nelle Terapie intensive proprio perché i posti lì sono più difficili da allestire — spiega Pesenti —. Ma prima o poi l’ondata dei malati rischia di travolgere anche i ricoveri ordinari. E ancora: bisogna avere letti a disposizione per chi ha un infarto, fa un incidente, ha un ictus. Per adesso abbiamo tamponato l’emergenza rivoluzionando la rete ospedaliera. Ma tutto ha un limite».
Antonio Pesenti e i suoi collaboratori smistano 24 ore su 24 gli ammalati di Covid-19 da un ospedale all’altro, ma sono
Chi è/2 Antonio Pesenti, 68 anni, coordina l’unità di crisi ben consapevoli che tutto ciò non potrà continuare per molto: «Anche per il reclutamento di medici e infermieri ormai abbiamo fatto tutto il possibile. Difficile andare oltre. Quasi impossibile pensare di reggere a questi ritmi ancora per più di due settimane». La preoccupazione è anche per i tempi di intervento in seguito a una chiamata d’emergenza: gli 8 minuti standard nelle ultime settimane sono diventati un’ora. Insomma, la tenuta del sistema ospedaliero lombardo è a rischio da più punti di vista.
Sempre dall’unità di crisi gli fa eco l’epidemiologo Vittorio Demicheli: «La speranza è riuscire a invertire la curva dei contagi con misure drastiche entro un mese. Provvedimenti più stringenti ci permettono di evitare la crisi del sistema ospedaliero e, contemporaneamente, come insegna l’esperienza cinese, a rallentare la curva dei contagi per vedere l’uscita dall’emergenza».
Demicheli ammette che è difficile prevedere con certezza il momento in cui la curva epidemiologica invertirà la crescita, ma ribadisce che non c’è alternativa al blocco totale della Lombardia: «L’obiettivo è attuare misure drastiche per farle durare il meno possibile, altrimenti non si riuscirà a mitigare le conseguenze dei contagi».
Un primo bilancio, dice l’esperto, sarà possibile farlo dopo 15 giorni: «E magari ci darà coraggio per continuare altri 15. E poi vedere la luce fuori dal tunnel».