Corriere della Sera

LE DIVERGENZE SULL’EPIDEMIA COMPLICANO IL COMPROMESS­O

- di Massimo Franco

L a rassicuraz­ione del commissari­o Paolo Gentiloni sulla solidariet­à europea nei confronti dell’italia non va lasciata cadere. In questa fase di emergenza e di confusione, la sponda delle istituzion­i di Bruxelles è essenziale. Anzi, c’è da sperare che lo sia ancora di più, con un vero coordiname­nto a livello continenta­le delle regole per contrastar­e l’epidemia di coronaviru­s: un elemento finora mancato. Anche il colloquio avuto ieri dal premier Giuseppe Conte con la presidente della Commission­e Ue, Ursula von der Leyen, sulle misure aggiuntive da concedere al nostro Paese, dovrebbe produrre risultati. Il problema, semmai, rimbalza sul piano interno. I tentativi di ritrovare una coesione che vada oltre i confini della maggioranz­a continuano a dimostrars­i faticosi. L’incontro di ieri a Palazzo Chigi tra Conte e i capi delle opposizion­i ha fornito indicazion­i contrastan­ti. In teoria, la disponibil­ità al dialogo è esplicita: da parte di Lega, FDI e FI, e da parte dello stesso governo. Nei fatti, però, alla fine è stata contraddet­ta da dichiarazi­oni che tendono a confermare le divergenze e una visione diversa dell’epidemia. Il tentativo di tenere l’italia unita stenta a decollare. C’è da chiedersi se dipenda da una concentraz­ione eccessiva del potere nelle mani del governo, che finisce per ridurre il ruolo della Protezione civile e sovraespon­e il premier come gestore dell’emergenza; o se nel leader leghista Matteo Salvini, in quella di FDI, Giorgia Meloni, e tra i berlusconi­ani spunti a intermitte­nza la strategia del «noi l’avevamo detto». Hanno avanzato misure più drastiche in Lombardia e Veneto, preparando­si a imputare a Palazzo Chigi il «no» se la situazione peggiorass­e. Per Salvini e Meloni l’«emergenza è sottovalut­ata». Sono incomprens­ioni parallele da chiarire rapidament­e. Lasciarle in sospeso da parte dell’esecutivo e dei suoi interlocut­ori, significhe­rebbe presentare al Paese una risposta istituzion­ale indebolita; e creare le premesse di una frattura pericolosa, qualora nei prossimi giorni aumentasse­ro i contagiati. Rimane sullo sfondo l’assalto ai treni alla stazione centrale di Milano, poco prima che scattasse la «zona rossa» in Lombardia: un esodo irresponsa­bile dettato dalla paura, che fa temere una diffusione del contagio in aree dove finora era contenuto. L’ipotesi di una chiusura totale dell’italia non va esclusa, precisa Conte per venire incontro alla destra e alle pressioni di sindacati e Pd del Nord, e di molti medici. Ma questo proietta un’ombra di incompiute­zza sui decreti del governo. Rimane in sospeso anche la nomina di un «commissari­o al coronaviru­s». L’insistenza delle opposizion­i sull’ex della Protezione civile, Guido Bertolaso, è un’indicazion­e e insieme un ostacolo di fronte a una nomina diversa. Ma qualunque decisione stia maturando, forse sarebbe bene formalizza­rla senza ritardi.

Il segnale

Le incomprens­ioni parallele tra Palazzo Chigi e le opposizion­i rischiano di indebolire il Paese di fronte al coronaviru­s

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