Mezzi pubblici, viaggiatori in calo del 70% Prime serrate in Galleria
Bus della linea 94, mezzo storicamente affollato, la calca è la norma, su questo bus che attraversa il centro e risale la circonvallazione più interna di Milano: la fotografia alle 17.30 di ieri inquadra due ragazze orientali in silenzio dietro le mascherine, una donna di mezza età con sciarpone sopra il naso, un paio di impiegati. Totale passeggeri: cinque. Dato inedito. Mantenere le distanze di sicurezza anti contagio sui mezzi pubblici è ormai la norma; si va anzi ben oltre il metro, saranno almeno quattro o cinque tra un passeggero e l’altro, fino a una decina per l’impiegato isolato in fondo: un grado di separazione a prova dello starnuto più violento e scomposto. Eccola, la Milano che ha sperimentato due settimane di progressiva chiusura e che s’appresta alla blindatura quasi definitiva con la chiusura dei negozi. I mezzi pubblici sono una buona lente per leggere le trasformazioni di una città, e i dati ufficiosi dell’atm, l’azienda milanese dei trasporti, dicono che lunedì (primo giorno di «zona arancione» in Lombardia) gli utenti di tram, bus e metrò sono stati il 70 per cento in meno rispetto a un consueto giorno «pre coronavirus». E l’altro dato è che l’atm finora non ha mai soppresso o cancellato alcuna corsa: uno sforzo che è stato possibile perché le assenze tra i macchinisti e i conducenti sono state minime, quasi irrilevanti (l’azienda la settimana scorsa li ha ringraziati con una lettera interna che elogiava «la professionalità e il senso di responsabilità»). Dunque un servizio a pieno regime, ma con meno passeggeri, ha in qualche modo evitato che l’utilizzo del trasporto pubblico diventasse una potenziale «bomba» di diffusione dell’epidemia. Quando chiuderanno i negozi, anche i trasporti rallenteranno: ma Milano sta vivendo il tempo della coscienza, dopo giorni in cui l’alternativa «stare in casa/uscire» ha avuto pesanti cedimenti, soprattutto nei giorni segnati dallo slogan #milanononsiferma, rilanciato anche dal Comune. Queste sono invece le ore della Milano che rallenta, e così molti negozianti e gestori di locali hanno deciso la serrata di salute pubblica prima che arrivassero le imposizioni del governo: oltre alle grandi catene (gruppo Calzedonia) e ai marchi del lusso (Armani su Milano) che si sono autosospesi, hanno deciso di chiudere anche luoghi storici e simbolici come il «Camparino» in Galleria Vittorio Emanuele, dove il sindaco Beppe Sala aveva fatto l’aperitivo con il premier Giuseppe Conte.