Blocchi, chiusure, coprifuoco I contagi che crollano e la rivincita di Codogno
Le due settimane di restrizioni portano i primi frutti: nell’area calo del 30 per cento rispetto al primo focolaio «Serve prudenza ma le misure possono avere inciso»
MILANO La matematica del contagio, seppur nella prudenza imposta da valutazioni troppo temporalmente limitate, racconta che la battaglia di Codogno è quasi vinta. Le due settimane di «zona rossa», di blocchi, negozi chiusi e coprifuoco, che potrebbero adesso estendersi a tutta la Lombardia, sembrano aver invertito la curva dei contagi.
È il primo segnale di fiducia dal 20 febbraio, giorno della prima positività al Covid-19. Codogno, Casalpusterlengo e Castiglione d’adda sono stati i paesi individuati come il centro del focolaio lombardo e per questo, assieme ad altri sette Comuni del Lodigiano, lì sono state adottate le misure più rigide per contenere l’emergenza. Misure che hanno dato i primi frutti positivi, tanto che domenica il governo e l’istituto superiore di sanità hanno deciso di attenuare le restrizioni sulla zona rossa e di uniformarle alla «area arancione».
Oggi, proprio sull’onda dell’effetto Codogno, il governatore lombardo Attilio Fontana chiede al governo di adottare le stesse stringenti misure della «red zone» su tutta la Lombardia. Il motivo è proprio legato alla matematica del contagio e al fattore «R0». È il numero di persone che ogni individuo «positivo» contagia a sua volta. L’epidemia da Covid-19 ha un indice di 2.5. Il contagio si arresta quando scende a 1. Ed è quello che gli epidemiologi stanno osservando nel Lodigiano. Qui il rapporto tra malati e nuovi contagiati sta scenden
I numeri
● Il 20 febbraio 2020 è il giorno in cui risulta positivo al Covid-19 il cosiddetto «Paziente 1», Mattia, 38enne di Codogno, nel Lodigiano
● Dopo quel giorno dieci comuni del Basso Lodigiano (in tutto 48 mila abitanti) diventano «zona rossa» e sono sottoposti e restrizioni rigidissime: esercizi commerciali chiusi, uffici postali chiusi, tutti a casa
I risultati
Per avere certezze sugli effetti servirà tempo, ma i dati per i ricercatori sono positivi
● Nella giornata di ieri nei tre Comuni di Codogno, Casalpusterlengo e Castiglione d’adda sono stati registrati 12 nuovi casi di coronavirus
● Nell’intera provincia di Lodi il dato è salito solo di 35 nuovi positivi do a un valore vicino a 1.
Non esistono ancora statistiche affidabili, anche perché i tempi della scienza richiedono osservazioni su periodi più lunghi. Ma ci sono indicatori importanti. Come la curva dei contagi. Nel resto della Lombardia il grafico continua a salire, nell’ex zona rossa sta calando da diversi giorni. Lo conferma un primo studio realizzato dagli esperti dell’unità di crisi della Regione: «Nel periodo dal primo al 4 marzo nella zona rossa (Codogno) c’è stato un andamento stabile di tamponi positivi rispetto ai giorni precedenti (26-29 febbraio) e una diminuzione del 30% circa rispetto al periodo 21-25 febbraio quando è emerso il cluster». Un elemento che spinge i tec
In tenda Strutture di emergenza e tende allestite agli Spedali Civili di Brescia per il Covid-19 nici a una valutazione per la prima volta positiva nella lotta all’epidemia: «Leggendo con estrema prudenza questo dato possiamo ipotizzare che le misure di contenimento del virus (diminuzione delle interazioni sociali) possano aver dato un contributo nel non incremento dei positivi». La prudenza è dettata da una analoga valutazione che dovrà essere fatta nei prossimi giorni «sul cluster di Bergamo» (Alzano e Nembro), il nuovo fronte dell’emergenza, e sul resto della Lombardia.
Anche limitandosi a osservare i numeri, senza addentrarsi in complessi algoritmi, il calo della ex zona rossa è evidente. Ieri a Codogno, Casalpusterlengo e Castiglione si sono registrati solo 4 casi ciascuno, per un totale di 12 nuovi positivi. Quota zero è vicina. E nell’intera provincia di Lodi il dato è salito di soli 35 casi. Se si guarda agli ultimi sei giorni, il trend è altrettanto evidente: dai 559 del 4 marzo, si è arrivati ai 963 (404 in più) con una crescita del 72%. Nel resto delle 5 province più critiche della Lombardia (Bergamo, Brescia, Cremona, Milano, Pavia) il numero è più che triplicato: da 1.154 a 4.135 (+433 ieri). Da oltre dieci giorni la Lombardia esegue tamponi solo sui casi «gravi», è plausibile che i numeri dei positivi siano in forte difetto. Ma questo vale sia per l’ex zona rossa sia per le altre province.
La matematica, quindi, conferma (con prudenza) un elemento: Codogno e i sacrifici imposti ai suoi abitanti hanno dimostrato che battere il virus è davvero possibile.
I numeri
Ieri nei tre Comuni più critici si sono registrati solo dodici nuovi positivi