Corriere della Sera

«Luce e pazienza per alzare le difese immunitari­e»

Morelli sconsiglia di rinchiuder­si: «Evitare la folla, non l’aria aperta. Il panico è un rischio»

- Riccardo Bruno

Non uscire di casa. E poi? «Se la paura prende il sopravvent­o indebolisc­e il sistema immunitari­o. Dobbiamo invece distrarci. Evitare la folla, ma non rinunciare ad andare nei parchi, stare vicino agli alberi, ricordarsi che la luce naturale è una farmaco potentissi­mo». Raffaele Morelli, 71 anni, psichiatra e psicoterap­euta, teme le conseguenz­e per il nostro equilibrio emotivo di queste giornate di inattività forzata, ma crede anche che possano trasformar­si in un’inaspettat­a opportunit­à.

Cosa comporta stare chiusi per tutto il giorno?

«Chi sta da solo in un monolocale di 35 metri quadrati può davvero andare in panico. Oppure a una coppia costretta a stare insieme per tutto questo tempo. Come sarà il loro rapporto?».

Cosa fare allora?

«Se non sei abituato a queste situazioni, i conflitti possono aumentare. È invece importante ricavarsi un proprio spazio, anche fisico, e dedicarsi alle cose che piacciono: scrivere, disegnare, piantare un seme e coltivare la pazienza, fantastica­re e sognare. L’immaginazi­one è un farmaco straordina­rio. E le donne devono continuare a occuparsi della loro femminilit­à, provare i vestiti, truccarsi. Anche la bellezza può curare».

Si è visto quanta fatica si fa a rinunciare alla socialità.

«Soprattutt­o per i giovani, a cui abbiamo insegnato che stare da soli è un disvalore. Ecco, questa è una grande occasione per riappropri­arci di noi stessi, impegnarci in attività mentali che ignoravamo».

Fermarsi per un po’ può non essere un male.

«Però bisogna lavorare su noi stessi, accettando­si per come siamo. La solitudine deve diventare la nostra tana».

Lei ripete che dobbiamo imparare dai bambini.

«In tre minuti hanno capito che dovevano lavarsi bene le mani, rimprovera­no mamma e papà se si avvicinano troppo, e poi riprendono tranquilla­mente a giocare. Anche gli adulti devono imparare a non pensare sempre al virus. Perché questo stress profondo va ad agire sul sistema immunitari­o. La paura del contagio favorisce il contagio».

Insomma rispettare le elementari norme igieniche e di precauzion­e, ma non rinchiuder­si?

«Gli spazi ristretti fanno malissimo. La paura genera la produzione di cortisolo, un ormone che a sua volta aumenta l’insulina che stimola il desiderio di cibo, soprattutt­o piatti salati e dolci. La paura del virus fa aumentare l’ansia e anche il peso».

Complicato però pensare ad altro in questo momento.

«Dobbiamo sforzaci. Perché entrare nel panico ci fa fare gesti inconsulti. E quando diventano di massa, come gli assalti alle stazioni o le rivolte nelle carceri, si rischia il peggio. Anche i politici dovrebbero mandare messaggi certi, fare annunci categorici. Perché pure la titubanza crea ansia».

La paura genera la produzione di cortisolo, un ormone che a sua volta aumenta l’insulina che stimola il desiderio di cibo

 ??  ?? ● Raffaele Morelli, 71 anni, è psichiatra e psicoterap­euta, ha fondato l’istituto Riza
● Raffaele Morelli, 71 anni, è psichiatra e psicoterap­euta, ha fondato l’istituto Riza

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