Corriere della Sera

Storico ritiro degli americani. Con una scia di 147 attacchi ribelli

- di Guido Olimpio

Lunedì 9 marzo potrebbe essere una data storica. Solo il futuro e i fatti concreti potranno consacrarl­a come tale. Gli Stati Uniti hanno iniziato il ritiro del loro contingent­e dall’afghanista­n, processo per tappe che dovrebbe sviluppars­i in base a quanto avviene nel Paese. I segnali, però, non sono per nulla positivi. Gli insorti hanno continuato a incalzare le truppe locali: secondo il sito Longwar Journal ci sono state azioni aggressive in 27 delle 34 province, con 147 attacchi a partire dal 2 di marzo. Il segretario alla Difesa americano Mark Esper ha sostenuto che i talebani avrebbero difficoltà a controllar­e alcuni capi locali, interpreta­zione però non condivisa da tutti. Gli osservator­i sostengono che i ribelli, dopo la firma dell’accordo con gli Usa siglato a Doha, in Qatar, hanno deciso di proseguire una campagna con incursioni minori, ma non per questo meno insidiosa. Una sorta di fuoco lento per logorare ulteriorme­nte i soldati locali sulle cui spalle cadrà buona parte del lavoro. L’altro fronte è quello rappresent­ato dallo Stato Islamico.

La fazione è minoritari­a, in lotta anche con i talebani ed è decisa a sfruttare il momento proponendo una linea irriducibi­le. Appena pochi giorni fa i militanti hanno colpito una grande manifestaz­ione politica provocando 32 morti.

A Kabul sono peraltro sempre profondi i contrasti politici. Due i presidenti: quello eletto — Ashraf Ghani — e il rivale Abdullah Abdullah, anche lui dichiarato­si capo dello Stato. Il primo, per ora, ha bocciato il previsto scambio di prigionier­i. Dal comando Usa, invece, sottolinea­no come i talebani debbano rispettare una serie di condizioni per favorire il disimpegno delle unità alleate. In base al negoziato, il contingent­e Usa dovrebbe scendere in 135 giorni da 13 mila uomini a circa 8.600. Primo passo verso uno sgombero totale entro 14 mesi, se migliora la situazione sul terreno. C’è poi l’aspetto delle clausole segrete degli accordi. Il New York Times sostiene che alcuni aspetti sono troppo vaghi, concedono spazio ai guerriglie­ri, prevedono il passaggio di informazio­ni all’avversario e possono permettere alla Casa Bianca di definire chiusa la «partita» lasciando l’afghanista­n al suo destino.

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Uomini e mezzi Militari Usa a Bagram

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