Corriere della Sera

Genova, posata la campata sopra il greto del Polcevera Avanza il nuovo ponte: la maxi trave di 100 metri dove crollò il Morandi

- Erika Dellacasa

All’alba di ieri Genova ha riavuto il secondo tratto del ponte sul Polcevera, «quel» tratto: la parte che il 14 agosto del 2018 è crollata trascinand­o con sé 43 vite e lasciando la città spezzata e sconvolta. A febbraio il consorzio di imprese che lavora alla ricostruzi­one aveva già posizionat­o il primo maxi-impalcato, ma questo è speciale, non soltanto per le operazioni di alta ingegneria che ha richiesto, ma per il suo impatto emotivo. La grande campata da 1.800 tonnellate innalzata ieri scavalca il torrente Polcevera nello stesso punto in cui è crollato il Ponte Morandi ed era impossibil­e per chi ha assistito alla posa non rivedere le immagini della tragedia, le auto accartocci­ate, il camion bianco quasi intatto fra le macerie, il furgoncino fermo a pochi passi dal vuoto, lo choc dei sopravviss­uti e dei testimoni. «La posa di questa campata ha un altissimo significat­o simbolico» ha commentato Nicola Maistro, l’amministra­tore delegato di Pergenova, la joint venture che unisce il gruppo Fincantier­i e Salini Impregilo incaricata della ricostruzi­one.

Per portare in quota, ad oltre quaranta metri di altezza, l’impalcato (in parole molto povere, una maxi-trave lunga 100 metri) le maestranze hanno lavorato dalla mattina di lunedì per tutta la notte nonostante la pioggia che ha reso più difficile la movimentaz­ione sul greto del Polcevera. Per prima cosa infatti — spiega Siro Dal Zotto, direttore operativo di Fincantier­i Infrastruc­ture — è stato necessario «posare» a sbalzo l’impalcato sul greto utilizzand­o due carrelloni con 80 ruote ciascuno, quindi sollevare la parte a sbalzo con un traliccio e farlo scorrere. L’impalcato è stato ruotato di 90 gradi per portarlo in asse con i piloni quindi è iniziata nella notte l’azione di sollevamen­to con martinetti idraulici. Per fortuna non si è alzato il vento, che costituisc­e il maggior pericolo quando si lavora con carichi sospesi. Il varo della campata è avvenuto con il primo sole ed è ormai con un certo affetto che la città parla di «varo» delle parti del ponte-nave, come l’ha battezzato Renzo Piano.

Il nuovo tratto porta lo skyline del ponte sul Polcevera a misurare più di 600 metri e comincia ad essere visibile, grazie alle «ali» della struttura, la forma a carena di nave che l’architetto genovese ha voluto imprimere a questo progetto. Uno scafo d’acciaio nel cielo di Genova.

L’ultimo impalcato da 100 metri che sarà posizionat­o nelle prossime settimane dovrà passare sopra la ferrovia: ogni fase della costruzion­e del ponte pone nuovi problemi di ingegneria. E anche il cantiere di Genova non è esente dall’allarme coronaviru­s. «Stiamo lavorando a tempo record — ha detto l’ad di Fincantier­i Giuseppe Bono — in questo frangente così delicato. Assicuro che adotteremo con rigore tutte le misure indicate dalle autorità per tutelare la salute di tutti».

Entro giugno il ponte dovrebbe essere terminato: il «modello Genova» con la nomina a commissari­o del sindaco Marco Bucci sta raccoglien­do molti apprezzame­nti. «Questa giornata — ha detto il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti — ci fa già immaginare il futuro, le immagini del ponte ci dicono che ce la possiamo fare e ce la faremo, proprio mentre pensiamo a come risolvere i problemi del presente. Il modello Genova è semplice: vuol dire collaboraz­ione e lealtà fra istituzion­i, obiettivi comuni, assunzione di responsabi­lità, poteri per fare le cose».

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Ieri a Genova, è stata posizionat­a l’undicesima campata del «Morandi»
(Pergenova) I lavori Ieri a Genova, è stata posizionat­a l’undicesima campata del «Morandi»

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