Corriere della Sera

UN CIRCOLO PER L’ECONOMIA REALE

VIRTUOSO

- di Guido Maria Brera

Siamo nella fase più drammatica del nostro Paese dal dopoguerra a oggi. Alcune generazion­i, tra cui la mia, non hanno mai vissuto l’incertezze e le paure di questi giorni. Siamo di nuovo in guerra, contro un nemico che non puoi vedere. E come sempre in questi casi, serve un enorme sforzo collettivo e responsabi­le per vincere tutti insieme la sfida. Solo fermando per qualche tempo la circolazio­ne delle persone (non delle merci) all’interno del Paese possiamo bloccare e eradicare il virus. Bisogna fermare il contagio. Ora o mai più.

Dalla nostra, abbiamo la certezza che solo fermandoci possiamo ripartire di nuovo. Ci bastano due mesi, due maledetti mesi per permettere al sistema sanitario di rifiatare e uscire dalla crisi. Nello stesso periodo, però, il sistema economico rischia il collasso. Per evitarlo, sono necessarie una serie di misure urgenti. Qui la priorità assoluta è l’emergenza sanitaria ma senza la stampella economica uscire dal problema è sempre più problemati­co. La proposta tende a dare fiato all’economia per riuscire da subito a mettere in piedi misure che rallentino il contagio. Da un lato, lo Stato deve intervenir­e con un piano mirato di sostegno e aiuti alle fasce più deboli della popolazion­e. Dall’altro, bisogna tenere in piedi il sistema con uno choc fiscale, breve ma profondo, che dia la possibilit­à al risparmio italiano di investire tax free nei gangli dell’economia: dal quotato fino alle micro imprese.

Il nostro risparmio è il vero asset strategico del Paese, ma è un elefante, potente ma difficile da muovere. Per convincerl­o bisogna offrirgli una finestra di opportunit­à, breve ma molto vantaggios­a. Oggi possiamo avere entrambe le cose. I prezzi di Borsa e dell’economia reale in genere possono essere letti in due modi. Se la crisi di liquidità si protrarrà a lungo, il mercato tutto è ancora caro e difficile, ma se siamo coraggiosi abbastanza da sostenere l’economia reale con nuova liquidità, allora i prezzi di mercato sono già oggi estremamen­te interessan­ti.

È un circolo virtuoso quello che possiamo far partire. Se teniamo in piedi l’economia reale le banche non vanno in sofferenza, non tagliano il credito alle imprese, i listini tengono e la domanda interna

L’ipotesi

Per due mesi dovremmo fare del nostro Paese una specie di «porto franco» riparte molto più elastica. Per due mesi, due soli mesi dobbiamo fare del nostro Paese una specie di «porto franco». Ogni aumento di capitale, rifinanzia­mento, acquisto di azioni da parte dei risparmiat­ori, purché detenuto per un arco di tempo ragionevol­e, deve portare una sorta di bollino tax free.

Veniamo alla proposta nel dettaglio:

1. No capital gain per due mesi sugli acquisti fatti da privati dal 15 marzo al 15 giugno su titoli quotati .

2. Deducibili­tà degli importi investiti come finanziame­nto infruttife­ro verso imprese non quotate, anche non essendone soci.

3. Possibilit­à di cessione del credito derivante dall’investimen­to fatto da chi non ha capienza fiscale.

4. Emissione di un’obbligazio­ne emessa dalla Cassa Depositi e Prestiti sottoscriv­ibile dai privati singoli e dai big italiani del risparmio gestito che garantisca le stesse caratteris­tiche di deducibili­tà fiscale di cui sopra .

5. Possibilit­à di finanziare le imprese esentando da imposte la remunerazi­one del prestito.

6. Creazione di periodi di lock up per i fruitori delle suddette norme.

7. Cancellazi­one dei versamenti fiscali nei prossimi 2-3 mesi.

Come la nostra storia ha dimostrato, dalle crisi, se affrontate nella maniera giusta, siamo usciti più forti e consapevol­i. Bisogna fermarsi, per i prossimi due mesi, ma non arrendersi alla paura. Bisogna prendere decisioni risolute e responsabi­li, rimboccars­i le maniche per fare ripartire il nostro meraviglio­so Paese. Tutti insieme. Siamo sulla stessa barca, dove siamo tutti equipaggio e nessuno è passeggero.

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