I 370 mila braccianti e quel rischio per i raccolti
Si è iniziato con la primizia degli asparagi bianchi di Pernumia, in provincia di Padova. Ma è solo l’inizio di una stagione, quella delle campagne di raccolta che terminerà a ottobre con la vendemmia. La natura e i suoi raccolti stagionali andranno avanti anche in tempi di coronavirus. Ciò che cambia saranno le braccia che potranno raccogliere le produzioni. Con l’emergenza coronavirus, infatti, è fuga dei braccianti stranieri dalle campagne italiane anche per effetto delle misure cautelative adottate da alcuni Paesi europei, dalla Romania alla Polonia fino alla Bulgaria, a tutela dei loro lavoratori impegnati in Italia. Un’ipotesi su ciò che accadrà nei prossimi otto mesi si può fare. Secondo Coldiretti più di un quarto del made in Italy a tavola viene da mani straniere, con 370 mila lavoratori regolari. Per questo nelle imprese agricole c’è molta preoccupazione in vista dell’arrivo delle grandi campagne di raccolta. «Occorre un intervento sul piano nazionale e comunitario, spiega il presidente della Coldiretti Ettore Prandini. Dei 370 mila stranieri, quasi la metà lavora in 15 province, a partire da Bolzano (fragole, vendemmia e mele), Verona (fragole, asparagi e vendemmia), Foggia (asparagi, pomodori, broccoli, cavoli e finocchi), Latina (ortaggi in serra e kiwi), Trento (come Bolzano) e Cuneo (pesche, mele, pere, kiwi, susine).