Corriere della Sera

I 370 mila braccianti e quel rischio per i raccolti

- di Michelange­lo Borrillo

Si è iniziato con la primizia degli asparagi bianchi di Pernumia, in provincia di Padova. Ma è solo l’inizio di una stagione, quella delle campagne di raccolta che terminerà a ottobre con la vendemmia. La natura e i suoi raccolti stagionali andranno avanti anche in tempi di coronaviru­s. Ciò che cambia saranno le braccia che potranno raccoglier­e le produzioni. Con l’emergenza coronaviru­s, infatti, è fuga dei braccianti stranieri dalle campagne italiane anche per effetto delle misure cautelativ­e adottate da alcuni Paesi europei, dalla Romania alla Polonia fino alla Bulgaria, a tutela dei loro lavoratori impegnati in Italia. Un’ipotesi su ciò che accadrà nei prossimi otto mesi si può fare. Secondo Coldiretti più di un quarto del made in Italy a tavola viene da mani straniere, con 370 mila lavoratori regolari. Per questo nelle imprese agricole c’è molta preoccupaz­ione in vista dell’arrivo delle grandi campagne di raccolta. «Occorre un intervento sul piano nazionale e comunitari­o, spiega il presidente della Coldiretti Ettore Prandini. Dei 370 mila stranieri, quasi la metà lavora in 15 province, a partire da Bolzano (fragole, vendemmia e mele), Verona (fragole, asparagi e vendemmia), Foggia (asparagi, pomodori, broccoli, cavoli e finocchi), Latina (ortaggi in serra e kiwi), Trento (come Bolzano) e Cuneo (pesche, mele, pere, kiwi, susine).

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