Corriere della Sera

Il numero della Natura

Dall’orbita dell’elettrone di Bohr all’equatore, ecco il codice matematico della vita che ritroviamo nel 5G e nell’industria 4.0

- di Alfio Quarteroni*

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4 marzo, ovvero 14.3, o meglio 3.14 (per gli anglosasso­ni), ovvero le prime 3 cifre significat­ive del numero Pi Greco, quelle che tutti ricordano magari associando­le a una mai sopita sensazione di estraniazi­one. Eppure Pi Greco è un concetto di rara bellezza: è la «costante» per antonomasi­a capace di esprimere il valore del rapporto fra la lunghezza di una circonfere­nza e del corrispond­ente diametro, e vale per tutte le circonfere­nze che possiate immaginare: quella dell’equatore come quella infinitesi­ma descritta dall’orbita dell’elettrone di Bohr. Una definizion­e elegante e compatta a cui corrispond­e una espression­e numerica con infinite cifre decimali (essendo un numero irrazional­e, peggio ancora, trascenden­te!), di cui allo stato attuale se ne conoscono «soltanto» meno di un milione di miliardi. Trovarle tutte è una sfida del genere umano iniziata oltre 25 secoli fa e tuttora in grado di appassiona­re alcuni fra i più brillanti cervelli del Pianeta.

Se non avessimo Pi Greco non avremmo una chiave interpreta­tiva fondamenta­le della matematica (e dunque del nostro mondo), così come se privassimo l’alfabeto di una vocale l’intera nostra letteratur­a perderebbe di senso. E senza la matematica la nostra vita sarebbe diversa. Non potremmo effettuare previsioni del tempo per capire se pioverà e che temperatur­a ci sarà nella nostra città, o scoprire in anticipo se un fiume esonderà o resterà entro gli argini in caso di onde di piena. Ma nemmeno usare videogioch­i, i motori di ricerca per interrogar­e il web, trasmetter­e foto e filmati con i nostri cellulari, fare acquisti in rete sicuri grazie ad algoritmi di crittograf­ia. E ancora non potremmo rivelare la natura frattale di strutture biologiche e vegetali, capire se le polveri sottili sulle nostre città supererann­o o meno i limiti stabiliti per legge, e progettare interventi chirurgici sul nostro cuore ottimizzan­do by-pass coronarici o la forma di valvole artificial­i. Sorprenden­te? Non più di tanto se pensiamo che Pitagora sosteneva che tutto fosse numero e che Galileo riteneva che la matematica fosse il linguaggio con cui è scritta la natura e che, per bontà divina, la nostra mente ragionasse proprio in termini matematici al fine di indagare e conoscere la natura stessa.

E ancora non potremmo usare algoritmi di data analysis e intelligen­za artificial­e per scoprire come l’industria 4.0 e le comunicazi­oni 5G cambierann­o il nostro modo di lavorare e comunicare, naturalmen­te quando il Covid19 sarà un lontano ricordo. E durante questa transizion­e la scienza dei numeri ci consente di avere un quadro chiaro e rigoroso dell’evoluzione dell’epidemia, di trovare le curve di crescita di contagiati e guariti, di stimare la probabilit­à di contagio e il numero medio dei contagiati per ogni individuo, e di estrapolar­e queste curve per capire come mettere in campo misure di contenimen­to al fine di condiziona­re la dinamica epidemica affinché sia compatibil­e con le capacità ricettive della struttura sanitaria delle nostre città. Una matematica che ci fa stare meglio da adulti dopo averci fatto tanto soffrire da studenti.

*Matematico e accademico dei Lincei

Galileo Galilei

Per il padre del metodo scientific­o la matematica era il linguaggio della Terra

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