Cosa imparare dalla Peste nera del 1347
La Peste nera del 1347 dal punto di vista scientifico non ha nulla a che vedere con il Covid-19. Ma torna utile studiarne la storia per capire se quello che stiamo facendo sia la cosa giusta dal punto di vista socio-economico. Innanzitutto le cronache sulla sua diffusione: che l’origine del morbo fosse, anche in quel caso, la Cina non sembra che sia errato. Come è ritenuto pacifico che il «vettore» fosse rappresentato dalle pulci dei topi, al tempo presenza abituale di case, navi e strade. Ma a partire da questi fatti in poi le varie notizie appaiono più come un intricato e anomalo reticolato di teorie, supposizioni e quelle che oggi chiamiamo fake news. Secondo una di queste ricostruzioni a portare la Peste nera in Europa furono gli italiani. Una delle ipotesi è che la peste fosse giunta attraverso l’aggressione dei mongoli nella dogana genovese sul Mar Nero di Caffa, sulla via della Seta. Secondo cronache anonime del tempo, i mongoli usarono le catapulte per gettare i corpi degli appestati dentro le mura della città assediata. Da Caffa il morbo seguì le rotte commerciali dei genovesi entrando prima a Costantinopoli (la stessa Galata era una colonia genovese) e poi in Europa. I primi focolai, secondo alcuni, furono in Svizzera. Secondo altri in Sicilia, a Messina. Ciò che più conta è che, nonostante all’epoca si sospettasse che la malattia viaggiasse attraverso i porti anche se non c’era nessuna idea di come potesse avvenire il contagio, gli interessi economici spinsero a non prendere nessuna precauzione: il risultato fu che la Peste nera uccise tra 20 e 25 milioni di persone in Europa, un terzo di tutti gli abitanti del continente nel XIV secolo. La Peste influenzò anche la letteratura entrando nel Decamerone di Boccaccio. Per le cronache chi intravide nella Peste i segni della fine del mondo (sono di quegli anni i flagellanti) reagì dandosi agli eccessi nelle locande, un po’ come le migliaia di persone che, solo pochi giorni fa, si sono riunite per l’eurocontest. A Milano però i Visconti imposero un forte ridimensionamento nel movimento di persone e merci, in un’epoca senza tecnologie di comunicazione. E questo rese la città — insieme all’area polacca che prese misure analoghe — una zona più sicura. L’economia della pandemia è l’unica cosa che non è cambiata in questi secoli: bisogna fermare le persone.