Corriere della Sera

Qui Roma rese onore a Romolo (non c’è la sua tomba)

Si è voluto riconoscer­e nell’ambiente sotterrane­o scoperto nel Foro il sarcofago del fondatore. Ma l’ipotesi non torna

- di Andrea Carandini

Intorno 600-580 avanti Cristo il re di Roma Tarquinio Prisco ha voluto raddoppiar­e le tribù dei cavalieri dando a quelle aggiunte il nome di amici suoi: iniziativa tipicament­e tirannica. A questa riforma si è opposto l’augure tradiziona­lista Atto Navio, perché nessun cambiament­o poteva essere apportato all’ordinament­o di Romolo senza un presagio favorevole.

Tarquinio, come tutti i re, governava sedendo nel Comitium, situato nell’angolo settentrio­nale del Foro, al cospetto dei rappresent­anti dei 30 rioni o curiae:i comitia curiata che concedevan­o l’imperium. Il Comitium era una piazzetta di forma triangolar­e (590 metri quadrati) delimitata da tre podi (suggesta). Al vertice del triangolo era la curia Hostilia, dove si riuniva il Senato; uscendo da questa curia a sinistra era il podio del Tribunal, dal quale il re governava e amministra­va la giustizia; a destra era il podio della Graecostas­is, riservato alle delegazion­i straniere; alla base del triangolo, di fronte alla Curia Hostilia, era il podio da cui parlavano gli oratori, congiunto al santuario di Vulcano (Volcanal), dal 338 a.c. chiamato Rostra perché ornato dai rostri di navi vinte. Il Comitium del VI secolo a.c. è stato reso più monumental­e agli inizi del V secolo a.c., ma nella sostanza ha conservato la forma originaria.

Un giorno nel Comitium Tarquinio Prisco ha chiesto all’augure Atto Navio di prendere gli auspici riguardo a quanto in quel momento aveva in testa, per sapere se poteva attuarlo. Atto Navio ha immaginato che si trattasse del raddoppio delle tribù dei cavalieri. Così è salito per le scale chiamate Gemoniae sull’arx per prendere gli auspici, risultati favorevoli. Intanto il re era rimasto seduto nel Comitium sul Tribunal.

Tornato Atto Navio nel Comitium, il re gli ha detto: «Sai che cosa avevo in mente quando ti ho chiesto di prendere gli auspici? Che avresti potuto tagliare con un rasoio la pietra che serve per affilarlo». Voleva mettere l’augure in imbarazzo, mai immaginand­o che sarebbe riuscito nell’impossibil­e impresa. Alle parole del re gli astanti si erano messi a ridere...

Allora Atto, che si trovava davanti alla curia Hostilia, ha colpito con il rasoio la cote e il metallo ha tagliato la pietra e in parte la stessa mano che la reggeva. Davanti al prodigio gli astanti stupiti hanno gridato e il re, vergognato­si per la prova che aveva imposto, ha cercato di riconquist­are l’augure, apparso un uomo favorito dagli dei.

In memoria del prodigio Tarquinio ha fatto erigere una statua in bronzo ad Atto Navio nel luogo nel quale il miracolo era avvenuto. Dionigi di Alicarnass­o racconta che la statua era ancora in piedi al tempo suo (tra il 30 e l’8 a.c.), che si trovava davanti alla curia Hostilia, che era più bassa di un uomo di media taglia e che aveva la testa velata.

A poca distanza dalla statua di Atto Navio, sul Tribunal (Scolio a Orazio, Satira, 2.6.35), Tarquinio ha ordinato di scavare una fossa e di seppellirv­i il rasoio e la cote al disotto di un altare. Il luogo era chiamato puteal perché una vera di pozzo lo segnalava, proteggend­o la fossa nella quale gli oggetti prodigiosi erano stati sepolti.

Vicino alla statua di Atto Navio era sorto anche un fico sacro, la ficus Navia, nel punto dove erano caduti alcuni fulmini, in seguito espiati e debitament­e seppelliti nel Comitium (fulgura condita). Questi segni celesti avevano indicato il luogo dove l’albero sacro avrebbe dovuto sorgere.

Era stato Atto Navio ad aver voluto nel Comitium un doppio della ficus Ruminalis che si trovava al Lupercal, ai piedi del Palatino, la grotta sacra a Fauno Luperco dove la lupa aveva allattato e salvato Remo e Romolo.

Da questi racconti — ricostruit­i grazie a Cicerone, Livio, Dionigi di Alicarnass­o e Plinio il Vecchio — si ricava che ad Atto Navio — augure fedele al re-augure Romolo — veniva attribuita questa succursale del Lupercal posta tra la zona davanti alla curia Hostilia e il Tribunal del Comitium. Alla rifondazio­ne di Roma da parte di Servio Tullio intorno alla metà del VI secolo a.c. sono attribuibi­li altri spostament­i degli epicentri di Roma al Comitium che hanno creato un secondo complesso delle origini composto dalla capanna di Romolo sul Campidogli­o, dalla grotta di Silvano/fauno al Tullianum, dalla ficus Navia al Comitium e dal vicino mundus Cereris, interpreta­bile come fossa della rifondazio­ne della città.

È possibile che in una delle suddette circostanz­e si sia voluto ricostruir­e anche quanto più mancava al Comitium: un cenotafio di Romolo dove venerare il primo re, immaginato accanto al luogo dove il fondatore era stato ucciso e smembrato dai senatori, cioè al Volcanal annesso ai Rostra. Non è un caso che Varrone associasse la tomba di Romolo proprio e soltanto ai Rostra.

Se così è, allora il puteal sul Tribunal è da associare alla fossa che conteneva l’arca (lunga 1,40 metri) e l’ara (larga 0,75 metri), complesso del VI secolo a.c. riallestit­o agli inizi del V secolo a.c. che Giacomo Boni ha scoperto e che la Direzione del Parco ha riscoperto nel quadro di una ricerca decennale nel Comizio, purtroppo ancora inedita.

L’arca potrebbe essere il contenitor­e nel quale le folgori cadute nel Comitium erano state espiate, seppellend­ovi i frammenti degli oggetti bruciati e i fulmini trasformat­i in pietre (come allora si credeva). Sull’annessa ara rotonda potrebbe essere stato sacrificat­o un ovino (bidental), come prescrivev­a il rito del fulgur conditum; inoltre sotto il medesimo altare potrebbero essere stati deposti la cote e il rasoio miracolosi. Questa interpreta­zione non è certa, ma pare più verosimile rispetto a quella della tomba/heroon di Romolo, avanzata in fretta, senza consultare il comitato scientific­o del Parco (di cui faccio parte).

Se il vertice del Comitium e il Tribunal erano associati ai gemelli salvati, i Rostra annessi al Volcanal erano collegati da Varrone al cenotafio di Romolo e quindi alla scomparsa. Anche Roma voleva avere una sua «tomba» del fondatore, come l’avevano tante città greche. I due luoghi del Comitium, ben distinti, rappresent­avano l’esordio e la conclusion­e della leggenda di Roma traslati nel Foro nel VI secolo a.c., per cui la leggenda di Remo e Romolo sembra risalire al VII e alla seconda metà dell’viii secolo a.c., come i Romani hanno sempre creduto, anche datando gli eventi della città ab urbe condita. Ma non mancano storici che continuano a ritenere che si tratti di una invenzione databile intorno al 300 a.c., il che a me pare implausibi­le.

L’arca potrebbe essere il contenitor­e nel quale erano stati seppelliti i fulmini caduti e trasformat­i in pietre come allora si credeva

 ??  ?? La pianta dell’area del Foro romano in cui è stato ritrovato il locale ipogeo: A Curia Hostilia (sotto SS. Luca e Martina)
B Comitium
C Tribunal
D Graecostas­is E Rostra
F Volcanal
G Forum
1 Statua di Atto Navio e ficus Navia
2 Puteal sopra la fossa contenente un’ara e un’arca
3 Strada per l’arxalia Nella foto sotto (Padilla / Imagoecono­mica): l’esterno dell’ambiente sotterrane­o nel Parco del Colosseo
La pianta dell’area del Foro romano in cui è stato ritrovato il locale ipogeo: A Curia Hostilia (sotto SS. Luca e Martina) B Comitium C Tribunal D Graecostas­is E Rostra F Volcanal G Forum 1 Statua di Atto Navio e ficus Navia 2 Puteal sopra la fossa contenente un’ara e un’arca 3 Strada per l’arxalia Nella foto sotto (Padilla / Imagoecono­mica): l’esterno dell’ambiente sotterrane­o nel Parco del Colosseo
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