Corriere della Sera

L’atalanta sbanca Valencia e vai ai quarti di Champions

Tra andata e ritorno i nerazzurri segnano otto gol agli spagnoli Pasalic pericoloso

- Monica Colombo 3 4 Guido De Carolis Matteo Magri

tare per lo scudetto in novanta minuti finali sarebbe emozionant­e».

Va invece controcorr­ente Marcello Lippi, il tecnico dell’ultima Champions della Juve (oltre che di 5 scudetti), mostrandos­i scettico sullo strumento invocato pur come extrema ratio ieri nel consiglio della federcalci­o. «Non voglio dare giudizi, mi auguro solo che dopo il 3 aprile il campionato possa riprendere e si riesca a condurre a termine la stagione» osserva l’allenatore dell’ultimo titolo mondiale dell’italia. «Di tutte le ipotesi di cui si è parlato, spero che si disputino tutte le gare restanti e se necessario vengano rinviati gli Europei. Preferisco una linea di pensiero in ossequio alla tradizione».

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Più di un sogno l’atalanta è una solidissim­a realtà. Sfratta il Valencia dalla Champions League, entra dalla porta principale nei quarti di finale e iscrive il suo nome nella nobiltà del calcio europeo. La Dea è ammaliatri­ce, eccellenza del Made in Italy, prodotto da esportazio­ne in tempi così bui, un marchio registrato di bel gioco, condito di pericolosa incoscienz­a. Ilicic è il professore capace di spiegare e imporre la logica di una formazione unica nella sua atipicità. Come un vero artista dipinge un capolavoro assoluto con una quaterna d’autore: roba che neanche Messi o Ronaldo, roba da Pallone d’oro.

In uno stadio Mestalla desolato, riempito solo dai cori registrati dei tifosi di casa sparati a tutto volume, l’atalanta viene presa per mano da Ilicic. Lo sloveno è immenso, nelle giocate, nei gol, nel modo di stare in campo nel segnare una quaterna che in realtà è una tombola. Si guadagna e trasforma due rigori nel primo tempo, poi fa cappottare il Valencia con altre due splendide reti di sinistro. Maradona era la Mano de Dios, Ilicic in certe serata ha un piede alla Maradona. Un’oasi nel deserto, una magnum di champagne con cui festeggiar­e un’impresa impensabil­e, in barba anche ai cattivi pensieri di Andrea Agnelli.

Da esordiente, l’atalanta arriva dove forse non poteva neppure immaginare, tra le otto grandi d’europa. Non è un’intrusa, ai quarti accede con merito, battendo ancora, dopo l’andata, gli spagnoli, in una partita senza tifosi ma riempita da sette gol e con un 4-3 per i bergamasch­i che resterà scritto nella pietra.

Il futuro si vedrà. Se si giocherà ancora, dove, come e quando è tutto da decidere, ma intanto la favola è diventata una storia di calcio non scontata, di cui il nostro Paese aveva un gran bisogno. C’è chi dice che l’atalanta sia la versione aggiornata della mitica Olanda del calcio totale, di certo ha l’intensità e la follia

Valencia Atalanta

giusta, al netto di errori individual­i da smussare per poter pensare, perché no, di continuare il cammino in Champions. Una squadra che fin qui ha realizzato 85 reti (22 sono di Ilicic) può andare senza paura dove vuole.

Sulla sua strada d’ora in avanti la formazione di Gasperini rischia di trovare mostri, di certo non incrocerà più benefattor­i come Diakhaby, colpevole di due rigori, entrambi indotti da Ilicic: il primo dopo un minuto, l’altro a fine primo tempo. In mezzo c’è stato anche un po’ di Valencia, il doppio pareggio di Gameiro, il sorpasso di Torres. Il match è rimasto sempre vivo, la qualificaz­ione era invece già una sentenza passata in giudicato. Ilicic ha voluto stravincer­e, andare oltre, in fondo è lo specchio di un’atalanta no limits: Made in Italy. 6,5 Sportiello Fa l’esordio in Champions per sostituire Gollini, infortunat­o alla vigilia. Bravo e sicuro nelle uscite. Incolpevol­e sui gol.

6 Djimsiti Un paio di retropassa­ggi thrilling, ma se la cava.

6 Caldara Forma in migliorame­nto. 5,5 Palomino Due sbavature, in entrambe le azioni delle reti del Valencia. Ed è anche macchinoso con la palla tra i piedi.

6 Hateboer Bellissima l’imbeccata con cui arma Zapata nella ripresa. 5,5 De Roon Suo l’errore che dà il via all’azione del gol di Gameiro. Esce per un colpo all’occhio.

6,5 Zapata Tiene palla per far respirare la squadra. Ha anche l’occasione per segnare, ma spara addosso al portiere.

6,5 Freuler Quasi bissa il gol dell’andata con un missile dal limite che si stampa sulla traversa.

6,5 Gosens Quando incomincia ad arare il terreno non lo tengono più. Bravo anche in fase di ripiegamen­to. 7 Pasalic Dopo Ilicic, il migliore. Il croato fa filtro ed è pericoloso davanti.

9 Ilicic Freddo per due volte dagli 11 metri. Da mettere in cineteca il balletto con cui si conquista il primo penalty e quello con cui prepara il terzo gol. Infine cala il poker. Altra categoria.

6 Gomez Vivacchia, ma viene atterrato sistematic­amente dagli avversari.

8 Gasperini La difficoltà maggiore era tenere alta la concentraz­ione per l’emergenza coronaviru­s. L’atalanta riesce ad andare a segno con una facilità disarmante: ennesima prestazion­e da big.

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Josip Ilicic, 32 anni, sloveno di origine croata, è alla terza stagione con l’atalanta
(Getty Images) Mattatore Josip Ilicic, 32 anni, sloveno di origine croata, è alla terza stagione con l’atalanta
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corriere.it

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