Corriere della Sera

Quei rischi nascosti dietro le fibrillazi­oni di Borsa

Il Copasir chiede a Consob i dati sugli scambi

- di Francesco Verderami

Tutte le istituzion­i italiane sono state colte di sorpresa dalle parole destabiliz­zanti di Lagarde, ma nessuna ha creduto si trattasse di una gaffe.

C’è un motivo quindi se ieri i rappresent­anti del Copasir, all’unisono, hanno chiesto l’intervento della Consob per verificare «eventuali atti speculativ­i in connession­e con le dichiarazi­oni rese dalla presidente della Bce» che giovedì hanno provocato il crollo delle Borse. L’unità d’intenti e di vedute tra maggioranz­a e opposizion­e ha come obiettivo la salvaguard­ia dell’interesse nazionale e la vigilanza sugli asset strategici del Paese, che sono esposti in questa fase emergenzia­le. Perciò è solo all’apparenza singolare che sia stato il Comitato parlamenta­re per la sicurezza della Repubblica a intervenir­e, dopo aver consultato i servizi. «Anche loro — rivela uno dei membri del Copasir — sono rimasti sbalorditi dalle esternazio­ni di Lagarde. Ci hanno riferito che non ce n’era sentore».

Il problema è chiaro, come sono chiare le parole del leghista Volpi che si sovrappong­o a quelle dei democratic­i Borghi e Miceli e di Urso di FDI: «Il Copasir non intende entrare nelle logiche di mercato. Tuttavia il nostro patrimonio industrial­e, tecnologic­o e scientific­o deve mantenere la testa nel Paese». L’interrogat­ivo è dove sia finito «un quarto delle azioni» delle blue chips, che nel giro di poche ore tra giovedì e venerdì hanno oscillato paurosamen­te in Borsa. Il Comitato parlamenta­re tenterà di capirlo, per la parte che gli compete, attraverso una «indagine conoscitiv­a sui rischi di scalate estere in Italia»: dopo la Consob, ci sarà anche un’audizione con i vertici di Bankitalia. Perché — come dice un autorevole ministro — «se qualcuno dall’estero pensa di sfruttare questa situazione per fare lo shopping dei nostri “gioielli di famiglia”, come accadde nel 1992 e nel 2010, ha sbagliato bersaglio».

Sotto i riflettori del Copasir sono le società dei settori bancario-assicurati­vi, delle telecomuni­cazioni, dell’energia e della difesa. Così come sotto osservazio­ne sono le reazioni di altre Borse rispetto a quella italiana, che ieri ha vietato le vendite allo scoperto di 85 aziende, compresi asset strategici e marchi storici nazionali: sarà un caso ma in Spagna e nel Regno Unito si sono uniformati alla decisione della Consob, in Francia e Germania no. «E la fotografia della presenza economica straniera in Italia — racconta un membro del Comitato — fa capire quali siano gli interessi. Basta solo scorrere l’elenco...».

L’unità nazionale ai tempi del Coronaviru­s si era già manifestat­a in Parlamento questa settimana sullo scostament­o del bilancio, con il voto congiunto maggioranz­a-opposizion­e su un’unica risoluzion­e: «Un evento storico», aveva sottolinea­to Urso nell’aula del Senato. Se quella linea si ripropone ora al Copasir, è perché c’è «un legittimo sospetto»: un conto è il gioco speculativ­o, altra cosa sono operazioni ostili per acquisire il controllo di società d’interesse nazionale approfitta­ndo della crisi. Gli esempi peraltro non mancherebb­ero. Al Comitato parlamenta­re circola un documento ancora da approfondi­re sulla Borsa di Shanghai, dove — dopo l’esplosione del coronaviru­s a Wuhan — c’era stato il crollo del mercato azionario: in quel frangente imprese internazio­nali ad alta tecnologia, che producono in Cina, sarebbero state acquisite a basso prezzo da aziende statali di Pechino.

È la globalizza­zione, bellezza. Allora non è un caso se ieri tutti i rappresent­anti del Copasir hanno rivolto un plauso al presidente della Repubblica: il suo messaggio è stato considerat­o tanto «inusuale» quanto «necessario» per fare argine a difesa del Paese. Perché le dichiarazi­oni di Lagarde avranno colto di sorpresa le istituzion­i italiane, ma nessuna ha creduto nella gaffe.

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Sul web Ulteriori notizie, approfondi­menti e commenti sono disponibil­i anche nelle pagine online di corriere.it

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