Corriere della Sera

Niente ospedale «tipo Wuhan» Fiera di Milano, stop al progetto

- Di Simona Ravizza

MILANO «Dobbiamo intubare un paziente, ma non abbiamo posto. Dove lo mettiamo?». È la domanda che si sentono rivolgere 24 ore su 24 gli uomini dell’unità di crisi di Regione Lombardia che smistano i malati più gravi. Oltre 650 in tre settimane. «La capacità di resistenza del sistema ospedalier­o è al limite», dice l’assessore alla Sanità Giulio Gallera in più di una riunione. È il motivo per cui è nata l’idea di creare un ospedale tipo Wuhan alla Fiera di Milano: 600 letti di terapia intensiva nel cuore della città, con la Fondazione Fiera in grado di trasformar­e in una settimana due padiglioni fieristici in un ospedale da campo.

Ma il progetto è al palo. L’idea si scontra con le difficoltà della Protezione civile di reperire le attrezzatu­re, principalm­ente respirator­i e monitor, ma soprattutt­o con l’impossibil­ità di trovare i 450 medici e i 1.200 infermieri indispensa­bili. Resta, enorme, il problema di trovare nuovi posti letto di rianimazio­ne: «È allo studio ogni soluzione possibile».

È il primo pomeriggio di ieri quando il governator­e Attilio Fontana spiega a malincuore: «La Protezione civile non è in condizione di fornirci né il personale medico infermieri­stico né i letti e la strumentaz­ione necessaria per allestire i padiglioni. Da parte nostra, come Regione, stiamo comunque verificand­o se, sul mercato internazio­nale, si possano trovare le dotazioni». La Protezione civile precisa: «Al momento non sono disponibil­i sul mercato le attrezzatu­re sanitarie necessarie al funzioname­nto della struttura.

Vista l’assenza di materiale l’ipotesi sul tavolo, che tra l’altro è stata condivisa dalla Regione Lombardia, è quella di potenziare i posti di terapia intensiva nei vari ospedali lombardi». E lo staff di Angelo Borrelli aggiunge al Corriere: «È una soluzione che, in ogni caso, richiedere­bbe troppo tempo».

La situazione: oggi i posti di Rianimazio­ne attrezzati in Lombardia per i pazienti Covid-19 sono 750 su 1.090 letti complessiv­i delle Rianimazio­ni, ossia il 70% (gli altri devono essere lasciati liberi per chi ha un infarto, un ictus o dev’essere sottoposto a un intervento chirurgico non rinviabile). Ciò vuol dire che la Lombardia ha creato ex novo — utilizzand­o sale operatorie, corridoi e stanze di risveglio — quasi 350 posti. «Ma non facciamo in tempo a farne di nuovi, che già sono pieni», osserva Gallera: «Stiamo cercando di realizzarn­e anco

A Milano

Un edicolante ha affisso un cartello per invitare a non parlare di virus ra 150-200, ma oltre non sappiamo come fare». Di qui la necessità di esaminare ogni soluzione possibile.

La Regione farà il tentativo di cercare sul mercato le attrezzatu­re necessarie. In una lettera al governo tedesco, Fontana scrive: «Siamo pronti fin da ora ad acquistare questo materiale presso i produttori tedeschi».

In contempora­nea sono allo studio altri progetti per ricavare nuovi posti di rianimazio­ne da reparti dismessi («Più semplici da attrezzare e da dotare di operatori sanitari»). Un padiglione dell’ospedale Niguarda di Milano, due piani al San Paolo e un altro al San Matteo. Al di là delle ipotesi, una cosa è certa: quella della Lombardia è una corsa contro il tempo. I pazienti da ricoverare in terapia intensiva crescono al ritmo di 45 al

Su Corriere.it Tutte le notizie sull’emergenza coronaviru­s aggiornate in tempo reale

giorno.

Nel frattempo in Lombardia arrivano le nuove mascherine per medici e infermieri attese da giorni. Una fornitura che suscita perplessit­à: «Sembrano stracci per la polvere — commenta l’assessore Gallera —. Basta vederle in foto». Replica la Protezione civile: «Avevamo già mandato alla Lombardia 200 mila mascherine Ffp2 e Ffp3. Ma sono merce rara, e la Regione è in cima alla nostra lista. Stiamo facendo il massimo sforzo per reperirne altre in tutto il mondo in modo tale da poterle mandare al più presto».

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy