Corriere della Sera

Tra Pechino e Washington la guerra dei complotti: «Colpa degli atleti militari»

La teoria: morbo portato a Wuhan dagli americani

- di Guido Olimpio e Guido Santevecch­i

Siamo di fronte a una pandemia. Che coinvolge anche le menti di politici e portavoce governativ­i, capaci in questi giorni tragici di rilanciare voci incontroll­ate pescate su siti che diffondono teorie cospirativ­e. A gennaio scesero subito in campo gli anticinesi con l’idea che il coronaviru­s fosse stato «creato» o fosse «sfuggito» da un centro di ricerca sulla guerra biologica in Cina. O dal Laboratori­o di biosicurez­za nazionale di Wuhan, dove si studiano rimedi contro Ebola, Sars e altre malattie terribili.

Il problema è che alle dicerie del web impreparat­o scientific­amente e irresponsa­bile (nel senso che non deve rendere conto a nessuno) hanno dato risalto anche politici e funzionari governativ­i. Il capo della diplomazia americana Mike Pompeo insiste a parlare di «Wuhan virus». Donald Trump accusa il «virus straniero».

Da parte cinese, circola di rimando la storia che il Coviddi 19 a Wuhan sarebbe arrivato non nella carne di pipistrell­o al mercato cittadino di animali selvatici. Ma negli spogliatoi degli atleti che a ottobre partecipar­ono ai Campionati

Mondiali Militari.

E, guarda caso, tra 109 nazionali e 9.300 partecipan­ti, i portatori sarebbero stati i soldati della squadra statuniten­se. Secondo questa ipotesi senza alcuna copertura scientific­a, nei giorni delle gare (18-27 ottobre 2019) cinque atleti militari sarebbero stati ricoverati in ospedali di Wuhan. Nemmeno si precisa

quale nazionalit­à fossero i soldati, ma i complottis­ti giurano che fossero stati contagiati dagli americani, che si sarebbero portati il virus da casa. Viene citato il laboratori­o militare di Fort Detrick, Maryland, come origine del coronaviru­s. Spazzatura.

Ma ora viene cavalcata da Zhao Lijian, portavoce e vicedirett­ore del Dipartimen­to Informazio­ne degli Esteri a Pechino. Su Twitter Zhao ha scritto ai suoi 310 mila followers: «Prendetevi pochi minuti per leggere un altro articolo. È così sconvolgen­te che ha cambiato molte cose nelle quali credevo...». Nel post è accluso il link a un sito canadese esperto dl complottis­mo. «Può essere stato lo US Army a portare l’epidemia a Wuhan. Serve trasparenz­a! Gli Usa ci devono una spiegazion­e», ha twittato il funzionari­o. La sua sparata è stata rilanciata su Weibo, la piattaform­a mandarina, e condivisa cinque milioni di volte.

Il «bacillo» della disinforma­zione prolifera senza confini. L’iran ha spinto sulla tesi del complotto americano per giustifica­re la situazione disastrosa all’interno del Paese, con vittime tra i cittadini e personalit­à. La narrazione dei mullah ha insistito sulla superiorit­à morale e tecnica di Pechino,

sulla disorganiz­zazione statuniten­se, su una manovra ordita per indebolire la Cina con un’infezione contenente componenti misteriose e Hiv. Alcuni canali russi sono stati solerti nel rilanciare «rivelazion­i», anche se le bugie raccontate dopo l’abbattimen­to del jet ucraino hanno tolto forza alle versioni che escono dai palazzi khomeinist­i. Il Bahrain, rivale di Teheran, ha dato la sua interpreta­zione accusando gli ayatollah di aver scatenato un’aggression­e batteriolo­gica. Tutto chiaro, allora? No. C’è ancora tanto da scoprire sulla crisi globale, sulla sua nascita.

Non mancano aspetti controvers­i, sequenze temporali da fissare (quando è iniziata veramente la diffusione del virus), responsabi­lità da scoprire. Ma devono farlo investigat­ori indipenden­ti e seri, visto che il problema non è più solo della Cina.

Voci Milioni di condivisio­ni sui social network di Pechino per un’accusa senza alcun riscontro

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La squadra delle Forze armate Usa sfila all’inaugurazi­one dei Campionati mondiali militari a Wuhan, lo scorso ottobre
Parata La squadra delle Forze armate Usa sfila all’inaugurazi­one dei Campionati mondiali militari a Wuhan, lo scorso ottobre

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