La Brexit sanitaria di Johnson «Molti perderanno i loro cari»
La linea di Londra è opposta a quella europea: nessuno stato di crisi. Proteste dell’opposizione, ma c’è chi paragona il premier a Churchill
La frase è da choc: «Molte famiglie perderanno i loro cari». Ma la reazione è forse ancora più raggelante: non faremo nulla. Perché questa è la linea scelta dal governo di Boris Johnson: avanti come se niente fosse.
La Gran Bretagna si smarca dal resto dell’europa: mentre sul Continente i governi prendono misure sempre più drastiche, Londra letteralmente se ne lava le mani. Il consiglio fondamentale contro il coronavirus resta infatti quello di usare acqua e sapone; chi ha sintomi è invitato a starsene a casa per una settimana; ma per il resto è business as usual. Niente chiusure, niente emergenze: la vita a Londra continua a scorrere normale (e nessuno va in giro con la mascherina).
Eppure il tono usato giovedì pomeriggio da Johnson, nel suo intervento da Downing Street, è stato grave e solenne. Ha ammesso che il Paese si trova di fronte alla più seria emergenza sanitaria in una generazione e che il numero reale dei contagiati potrebbe aver già toccato i diecimila. Ma ha insistito che prendere misure «draconiane» non farebbe grande differenza e potrebbe addirittura risultare controproducente.
Il premier era affiancato dai massimi esperti scientifici e sanitari britannici, che hanno spiegato che bloccare il virus è impossibile e che l’unica strategia è quella di spalmarposizione,
Sicurezza
Il pubblico alla corsa dei cavalli a Cheltenham nel Gloucestershire ieri
(Foto Afp) ne la diffusione nel tempo, in modo da consentire al sistema sanitario di gestire la situazione. Addirittura, hanno sostenuto che non è desiderabile che nessuno venga contagiato, perché è preferibile che la popolazione sviluppi da sé anticorpi al virus: la cosiddetta «immunità di gregge».
Un approccio che è stato criticato da più parti, sia a livello sanitario che politico: forte preoccupazione è stata manifestata dai partiti di opma ieri il governo ha continuato a difendere la propria linea. E non sono pochi quelli che apprezzano la scelta di Johnson: il Times ha scritto che si sta comportando da statista, senza cedere alle pressioni populiste. E sono scattati i paragoni con Churchill — che prometteva «sangue, sudore e lacrime» — e con Quinto Fabio Massimo, il Temporeggiatore che sfiancò Annibale. Addirittura c’è chi evoca lo spirito del 1940, con l’europa che capitola, gli Stati Uniti che si isolano e la Gran Bretagna che resta in piedi a combattere da sola.
Il Paese sta reagendo in ordine sparso. Molti eventi, dalla Fiera del Libro alla parata di San Patrizio in programma domani a Londra, sono stati cancellati. Rinviate tutte le partite di calcio almeno fino al 3 aprile e soprattutto spostate all’anno prossimo le elezioni locali previste per maggio, incluse quelle per il sindaco di Londra. Qualche università, tipo la London School of Economics, è passata alle lezioni online, ma scuole e college, a partire da Oxford, restano aperti, anche quando diversi studenti sono risultati positivi al virus. C’è gente che si è data a fare scorte di generi di prima necessità (soprattutto carta igienica, che in molti supermercati scarseggia) ma non ci sono scaffali vuoti.
È anche una questione culturale: i britannici vanno fieri del loro stiff upper lip, il «labbro superiore rigido», cioè lo stoicismo (fino all’indifferenza) di fronte alle difficoltà, senza abbandonarsi a reazioni emotive. E un altro concetto fondamentale è quello di grace under fire, la grazia sotto il fuoco nemico: ossia mai perdere la compostezza.
Resisterà tutto questo all’infuriare del coronavirus? È presto per dirlo. Ma per ora, dopo la Brexit politica, si sta assistendo anche alla Brexit sanitaria.