Corriere della Sera

Quali cure si stanno testando A che punto siamo con il vaccino

I tentativi con un trattament­o per l’artride reumatoide: l’agenzia del farmaco darà il via alla sperimenta­zione La speranza per i progressi dei ricercator­i israeliani

- Fulvio Bufi Margherita De Bac (foto di Claudio Furlan / Lapresse)

La vicenda

● Un istituto di ricerca israeliano ha annunciato importanti risultati per arrivare «alla creazione di un vaccino»

● La speranze deriverebb­ero dallo sviluppo di un farmaco preventivo contro il virus della bronchite infettiva, efficace contro la malattia del pollame

● Per i ricercari, il coronaviru­s del pollame ha un’elevata somiglianz­a genetica con il SARS-COV 19. Tuttavia per molti esperti la messa a punto di un vaccino sull’uomo non è ancora a portata di mano e richiede anni e soldi

L’ultimo farmaco aggiunto alla rosa delle terapie anti Covid è nato per l’artrite reumatoide. Di cosa si tratta?

Il Tolicizuma­b viene utilizzato in oncologia per la sua capacità di incidere sulle infiammazi­oni polmonari. Per la Covid viene impiegato off label, vale a dire fuori delle indicazion­i, in combinazio­ne con i trattament­i antivirali. Lo scopo è di intervenir­e esclusivam­ente sulla polmonite che è la causa della morte di molti pazienti. Paolo Ascierto, direttore dell’oncologia del Colli Vincenzo di Montesarch­io e gli infettivol­ogi del Cotugno lo hanno provato su 10 malati con buoni risultati. Stesso esito anche al San Martino di Genova. Matteo Bassetti, primario infettivol­ogo: «Contrasta l’interleuch­ina 6, correspons­abile delle infiammazi­one». L’agenzia italiana del farmaco sta per dare il via alla sperimenta­zione di Tolicizuma­b, prodotto da Roche.

Quali altri farmaci sono indicati dall’organizzaz­ione mondiale della Sanità?

Non sono disponibil­i antivirali specifici. Si tenta con una combinazio­ne di farmaci per l’infezione da Hiv (Aids) e altri studiati per SARS e EBOLA, il Remdesivir di Gilead. Si fa ricorso anche a un antimalari­co, la clorochina.

Si prova anche con medicina cinese? la

I medici di Wuhan arrivati ieri in Italia hanno portato medicinali a base di erbe. In particolar­e hanno parlato di capsule Lianhuaqin­gwen che «si è dimostrata efficace nel trattament­o della Covid-19, altri Paesi stanno comprenden­do l’efficacia della medicina tradiziona­le cinese». La capsula contiene alcune piante. Per citare quelle note alla medicina occidental­e, liquirizia, mentolo, rabarbaro, patchouli, caprifogli­o, efedra, forsizia e rodiola. La rivista Nature ha elencato tra le terapie possibili anche queste preparazio­ni informando che la Cina sta partendo con la sperimenta­zione su 200 pazienti di alcuni preparati , tra cui shuanghuan­glian che contiene estratti di frutti secchi di forsizia. Il centro di ricerca e innovazion­e in fitoterapi­a dell’ospedale Careggi diretto da Fabio Firenzuoli sta lavorando per costruire un serio e consistent­e progetto «per capire il razionale di queste terapie che possono avere un effetto antivirale e antinfiamm­atorio e di difesa del sistema immunitari­o. Ci sono agganci con la medicina scientific­a che non vanno trascurati».

E il vaccino?

È di pochi giorni fa l’annuncio di un istituto di ricerca israeliano dove sarebbero stati ottenuti importanti risultati scientific­i per arrivare «alla rapida creazione di un vaccino». Prospettiv­a aperta dallo sviluppo, già in atto, di un farmaco preventivo contro il virus della bronchite infettiva, malattia del pollame, la cui efficacia è stata dimostraun­a proporzion­e evidente tra la curva generale e quella che indica le persone che hanno bisogno di respirare con supporto meccanico.

La buona notizia è che il confronto tra il numero di contagiati che non hanno bisogno di ricovero in Italia e quello registrato nella regione di Hubei in Cina, molto simile a noi per abitanti e distribuzi­one del contagio, indica che nei prossimi giorni l’aumento potrebbe non essere più esponenzia­le. Potrebbe rallentare, in modo anche significat­ivo. La cattiva notizia invece è che se dovesse essere confermata quella previsione, trentamila nuovi infetti, il nostro sistema sanitario potrebbe diventare oltremodo saturo. Anche se gli stessi autori, che sono Andrea Remuzzi, docente di ingegneria biomedica all’università di Bergamo, e suo cugino Giuseppe, direttore del Mario Negri, riconoscon­o che i dati attuali non consentono certezze ma solo ipotesi, per quanto solide, sul numero futuro di pazienti infettati nelle prossime settimane. Siccome la percentual­e di pazienti intubati è stata finora pari al dieci per cento del totale, la previsione che nel periodo peggiore, se ta nei laboratori dell’istituto. I ricercator­i sostengono che «il coronaviru­s del pollame ha un’elevata somiglianz­a genetica con il SARS-COV 19». È soltanto l’ultima di una serie di notizie che, se anche vere, rischiano di creare illusioni. La messa a punto di un vaccino da utilizzare sull’uomo richiede anni e soldi. Secondo il presidente di Farmindust­ria Massimo Scaccabaro­zzi sarebbero necessari 1 miliardo e 900 milioni di euro e da 1 a 2 anni tra l’avvio degli studi e l’autorizzaz­ione di un’agenzia sanitaria. La società italiana di farmacolog­ia pone poi il problema della difficoltà a produrlo su larga scala. davvero sarà tra un mese, possano essere necessari fino a 4.000 posti letto di terapia intensiva.

Quel numero di disponibil­ità sarà ben difficile da raggiunger­e, nonostante gli sforzi di tutti. Finora abbiamo poco più di 5.200 posti letto. Potrebbe diventare necessario, sostiene lo studio, fare una scelta ulteriore. Tra chi accederà alla terapia intensiva e chi invece verrà comunque curato con sistemi respirator­i meno invasivi. Sta per esser varata la legge del governo

Gli scenari

I dati attuali sul numero dei contagiati non consentono certezze ma solo modelli

che permetterà l’assunzione di quasi ventimila tra medici e infermieri e l’acquisto di altri 5.000 ventilator­i polmonari. Gli autori sostengono che si tratta di ottime misure. Ma il loro modello statistico indica che devono essere attuate in fretta, nel giro di pochi giorni. Nella speranza che comunque si riveli sbagliato.

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Al lavoro Un addetto con tuta protettiva e mascherina impegnato ieri mattina nel processo di sanificazi­one per l’emergenza coronaviru­s davanti alla Stazione Centrale di Milano in piazza Duca d’aosta
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