Quali cure si stanno testando A che punto siamo con il vaccino
I tentativi con un trattamento per l’artride reumatoide: l’agenzia del farmaco darà il via alla sperimentazione La speranza per i progressi dei ricercatori israeliani
La vicenda
● Un istituto di ricerca israeliano ha annunciato importanti risultati per arrivare «alla creazione di un vaccino»
● La speranze deriverebbero dallo sviluppo di un farmaco preventivo contro il virus della bronchite infettiva, efficace contro la malattia del pollame
● Per i ricercari, il coronavirus del pollame ha un’elevata somiglianza genetica con il SARS-COV 19. Tuttavia per molti esperti la messa a punto di un vaccino sull’uomo non è ancora a portata di mano e richiede anni e soldi
L’ultimo farmaco aggiunto alla rosa delle terapie anti Covid è nato per l’artrite reumatoide. Di cosa si tratta?
Il Tolicizumab viene utilizzato in oncologia per la sua capacità di incidere sulle infiammazioni polmonari. Per la Covid viene impiegato off label, vale a dire fuori delle indicazioni, in combinazione con i trattamenti antivirali. Lo scopo è di intervenire esclusivamente sulla polmonite che è la causa della morte di molti pazienti. Paolo Ascierto, direttore dell’oncologia del Colli Vincenzo di Montesarchio e gli infettivologi del Cotugno lo hanno provato su 10 malati con buoni risultati. Stesso esito anche al San Martino di Genova. Matteo Bassetti, primario infettivologo: «Contrasta l’interleuchina 6, corresponsabile delle infiammazione». L’agenzia italiana del farmaco sta per dare il via alla sperimentazione di Tolicizumab, prodotto da Roche.
Quali altri farmaci sono indicati dall’organizzazione mondiale della Sanità?
Non sono disponibili antivirali specifici. Si tenta con una combinazione di farmaci per l’infezione da Hiv (Aids) e altri studiati per SARS e EBOLA, il Remdesivir di Gilead. Si fa ricorso anche a un antimalarico, la clorochina.
Si prova anche con medicina cinese? la
I medici di Wuhan arrivati ieri in Italia hanno portato medicinali a base di erbe. In particolare hanno parlato di capsule Lianhuaqingwen che «si è dimostrata efficace nel trattamento della Covid-19, altri Paesi stanno comprendendo l’efficacia della medicina tradizionale cinese». La capsula contiene alcune piante. Per citare quelle note alla medicina occidentale, liquirizia, mentolo, rabarbaro, patchouli, caprifoglio, efedra, forsizia e rodiola. La rivista Nature ha elencato tra le terapie possibili anche queste preparazioni informando che la Cina sta partendo con la sperimentazione su 200 pazienti di alcuni preparati , tra cui shuanghuanglian che contiene estratti di frutti secchi di forsizia. Il centro di ricerca e innovazione in fitoterapia dell’ospedale Careggi diretto da Fabio Firenzuoli sta lavorando per costruire un serio e consistente progetto «per capire il razionale di queste terapie che possono avere un effetto antivirale e antinfiammatorio e di difesa del sistema immunitario. Ci sono agganci con la medicina scientifica che non vanno trascurati».
E il vaccino?
È di pochi giorni fa l’annuncio di un istituto di ricerca israeliano dove sarebbero stati ottenuti importanti risultati scientifici per arrivare «alla rapida creazione di un vaccino». Prospettiva aperta dallo sviluppo, già in atto, di un farmaco preventivo contro il virus della bronchite infettiva, malattia del pollame, la cui efficacia è stata dimostrauna proporzione evidente tra la curva generale e quella che indica le persone che hanno bisogno di respirare con supporto meccanico.
La buona notizia è che il confronto tra il numero di contagiati che non hanno bisogno di ricovero in Italia e quello registrato nella regione di Hubei in Cina, molto simile a noi per abitanti e distribuzione del contagio, indica che nei prossimi giorni l’aumento potrebbe non essere più esponenziale. Potrebbe rallentare, in modo anche significativo. La cattiva notizia invece è che se dovesse essere confermata quella previsione, trentamila nuovi infetti, il nostro sistema sanitario potrebbe diventare oltremodo saturo. Anche se gli stessi autori, che sono Andrea Remuzzi, docente di ingegneria biomedica all’università di Bergamo, e suo cugino Giuseppe, direttore del Mario Negri, riconoscono che i dati attuali non consentono certezze ma solo ipotesi, per quanto solide, sul numero futuro di pazienti infettati nelle prossime settimane. Siccome la percentuale di pazienti intubati è stata finora pari al dieci per cento del totale, la previsione che nel periodo peggiore, se ta nei laboratori dell’istituto. I ricercatori sostengono che «il coronavirus del pollame ha un’elevata somiglianza genetica con il SARS-COV 19». È soltanto l’ultima di una serie di notizie che, se anche vere, rischiano di creare illusioni. La messa a punto di un vaccino da utilizzare sull’uomo richiede anni e soldi. Secondo il presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi sarebbero necessari 1 miliardo e 900 milioni di euro e da 1 a 2 anni tra l’avvio degli studi e l’autorizzazione di un’agenzia sanitaria. La società italiana di farmacologia pone poi il problema della difficoltà a produrlo su larga scala. davvero sarà tra un mese, possano essere necessari fino a 4.000 posti letto di terapia intensiva.
Quel numero di disponibilità sarà ben difficile da raggiungere, nonostante gli sforzi di tutti. Finora abbiamo poco più di 5.200 posti letto. Potrebbe diventare necessario, sostiene lo studio, fare una scelta ulteriore. Tra chi accederà alla terapia intensiva e chi invece verrà comunque curato con sistemi respiratori meno invasivi. Sta per esser varata la legge del governo
Gli scenari
I dati attuali sul numero dei contagiati non consentono certezze ma solo modelli
che permetterà l’assunzione di quasi ventimila tra medici e infermieri e l’acquisto di altri 5.000 ventilatori polmonari. Gli autori sostengono che si tratta di ottime misure. Ma il loro modello statistico indica che devono essere attuate in fretta, nel giro di pochi giorni. Nella speranza che comunque si riveli sbagliato.