Profondo verde
Negli arredi per il terrazzo e il giardino colori, materiali e attenzione al riciclo dichiarano una comunione con la natura
Ci eravamo ormai abituati a pensare all’esterno come un prolungamento della casa, descritto alla perfezione dall’estetica degli arredi. Identici in tutto e per tutto a quelli del nostro soggiorno, solo reinterpretati (in modo invisibile) dai materiali adeguati per il vivere «fuori». Oggi però qualcosa di diverso c’è. Sempre di più si guarda alla natura secondo un concetto di affinità: stare in mezzo al verde, nel proprio giardino o terrazzo che sia, significa amalgamarsi al nostro piccolo paesaggio personale. In una sorta di osmosi affettiva, ben più profonda e coinvolgente di un semplice contatto fisico. Immersi, panteisticamente, nel mondo che vive intorno a noi.
Quest’anno nel design outdoor è il trionfo dei verdi, in ogni declinazione. Non si tratta però di una scelta di prossimità alla moda: «Negli arredi da esterno io lo uso da sempre, perché è il colore primario della natura, che è in grado di offrirci una gamma pallida o più profonda praticamente infinita. Dà fonte di ispirazione diretta, senza bisogno di aggiungere altro», afferma Paola Lenti, appassionata e fautrice da sempre di questa tinta per i suoi arredi, come attesta la versione più famosa del suo sistema componibile Oasi (appena premiato con il German Design Award 2020 per la categoria outdoor), che gioca con nuance verdoline e pattern floreali in tinta. La comunione con l’elemento però è totale, al di là di questo preciso colore: «Anche quando inserisco tinte diverse, guardo sempre alla loro ascendenza dalla natura: la gamma dei rossi-arancio delle foglie autunnali, le tinte pastello delle corolle dei fiori». Ma c’è di più: in questo caso, in particolare, la vicinanza al paesaggio trascende la pura estetica. «Per rispettare la natura, dopo tre anni di ricerca, abbiamo messo a punto un filo riciclabile che, saldandosi, diventa anche parte strutturale: sostegno sì ma con una mano tattile, morbida, piacevolissima», spiega. Perché includere già nel progetto il concetto di smaltimento a fine vita di un arredo significa guardare al mondo con più rispetto.
I materiali, scelti con attenzione per creare un dialogo vero con quanto ci circonda. Il cortén, che evolve nel tempo diventando quasi più bello. Marmi e pietre, lasciati così come sono stati trovati, compresi i difetti, senza interventi dell’uomo. Infine il legno, che oggi più di tutto diventa l’emblema di questa osmosi. Dalla poltrona, dove il teak a vista è lavorato solo a incastro, agli sgabelli dall’effetto scolpito,
Paola Lenti
«Non solo estetica. Creato un filo smaltibile che si salda e diventa parte strutturale»
in cedro del Libano: «È di per sé un’essenza da outdoor, in quanto ha proprietà fungicide già in natura», spiega Maurizio Riva, presidente di Riva 1920, con il suo know-how centenario in materia.
Anche questa volta c’è però un valore in più, il riuso: «I cedri hanno radici poco profonde quindi sono abbattuti facilmente dalle intemperie. Li recuperiamo e li trasformiamo in arredi, mantenendo il tronco quanto più possibile intero. Così questi alberi non vanno perduti».
Una riflessione etica su questo materiale, che ha coinvolto anche la coppia di designer Formafantasma che, nell’ambito della loro mostra Cambio in corso alla Serpentine Gallery di Londra (vedi box sopra), analizzano il legno attraverso i suoi processi prima che diventi un arredo. «Oggi succede spesso che gli alberi vengano tagliati anzitempo per motivazioni produttive. In realtà, tanto più lunga è la loro vita quanto più lo sarà il benessere che, attraverso il processo di trasformazione della Co2 in cui sono coinvolti, danno al pianeta. Il mondo del design del legno dovrebbe tenerne conto, vigilare che questa catena non sia interrotta e agire di conseguenza quando sceglie un’essenza per renderla arredo», affermano Simone Farresin e Andrea Trimarchi. Un monito forte, reso poetico dal monologo Quercus, scritto dal filosofo e botanico Emanuele Coccia, protagonista del video parte del percorso della mostra: un albero che racconta in prima persona il suo ruolo nel mondo, in quanto essere vivente proprio come noi. Ricordandoci che, in un arredo, alla funzionalità vanno accostati amore e rispetto.
Maurizio Riva
«I cedri sono fungicidi, ideali per l’outdoor. Diventano oggetti quelli abbattuti dal vento»