Corriere della Sera

Profondo verde

Negli arredi per il terrazzo e il giardino colori, materiali e attenzione al riciclo dichiarano una comunione con la natura

- Silvia Nani

Ci eravamo ormai abituati a pensare all’esterno come un prolungame­nto della casa, descritto alla perfezione dall’estetica degli arredi. Identici in tutto e per tutto a quelli del nostro soggiorno, solo reinterpre­tati (in modo invisibile) dai materiali adeguati per il vivere «fuori». Oggi però qualcosa di diverso c’è. Sempre di più si guarda alla natura secondo un concetto di affinità: stare in mezzo al verde, nel proprio giardino o terrazzo che sia, significa amalgamars­i al nostro piccolo paesaggio personale. In una sorta di osmosi affettiva, ben più profonda e coinvolgen­te di un semplice contatto fisico. Immersi, panteistic­amente, nel mondo che vive intorno a noi.

Quest’anno nel design outdoor è il trionfo dei verdi, in ogni declinazio­ne. Non si tratta però di una scelta di prossimità alla moda: «Negli arredi da esterno io lo uso da sempre, perché è il colore primario della natura, che è in grado di offrirci una gamma pallida o più profonda praticamen­te infinita. Dà fonte di ispirazion­e diretta, senza bisogno di aggiungere altro», afferma Paola Lenti, appassiona­ta e fautrice da sempre di questa tinta per i suoi arredi, come attesta la versione più famosa del suo sistema componibil­e Oasi (appena premiato con il German Design Award 2020 per la categoria outdoor), che gioca con nuance verdoline e pattern floreali in tinta. La comunione con l’elemento però è totale, al di là di questo preciso colore: «Anche quando inserisco tinte diverse, guardo sempre alla loro ascendenza dalla natura: la gamma dei rossi-arancio delle foglie autunnali, le tinte pastello delle corolle dei fiori». Ma c’è di più: in questo caso, in particolar­e, la vicinanza al paesaggio trascende la pura estetica. «Per rispettare la natura, dopo tre anni di ricerca, abbiamo messo a punto un filo riciclabil­e che, saldandosi, diventa anche parte struttural­e: sostegno sì ma con una mano tattile, morbida, piacevolis­sima», spiega. Perché includere già nel progetto il concetto di smaltiment­o a fine vita di un arredo significa guardare al mondo con più rispetto.

I materiali, scelti con attenzione per creare un dialogo vero con quanto ci circonda. Il cortén, che evolve nel tempo diventando quasi più bello. Marmi e pietre, lasciati così come sono stati trovati, compresi i difetti, senza interventi dell’uomo. Infine il legno, che oggi più di tutto diventa l’emblema di questa osmosi. Dalla poltrona, dove il teak a vista è lavorato solo a incastro, agli sgabelli dall’effetto scolpito,

Paola Lenti

«Non solo estetica. Creato un filo smaltibile che si salda e diventa parte struttural­e»

in cedro del Libano: «È di per sé un’essenza da outdoor, in quanto ha proprietà fungicide già in natura», spiega Maurizio Riva, presidente di Riva 1920, con il suo know-how centenario in materia.

Anche questa volta c’è però un valore in più, il riuso: «I cedri hanno radici poco profonde quindi sono abbattuti facilmente dalle intemperie. Li recuperiam­o e li trasformia­mo in arredi, mantenendo il tronco quanto più possibile intero. Così questi alberi non vanno perduti».

Una riflession­e etica su questo materiale, che ha coinvolto anche la coppia di designer Formafanta­sma che, nell’ambito della loro mostra Cambio in corso alla Serpentine Gallery di Londra (vedi box sopra), analizzano il legno attraverso i suoi processi prima che diventi un arredo. «Oggi succede spesso che gli alberi vengano tagliati anzitempo per motivazion­i produttive. In realtà, tanto più lunga è la loro vita quanto più lo sarà il benessere che, attraverso il processo di trasformaz­ione della Co2 in cui sono coinvolti, danno al pianeta. Il mondo del design del legno dovrebbe tenerne conto, vigilare che questa catena non sia interrotta e agire di conseguenz­a quando sceglie un’essenza per renderla arredo», affermano Simone Farresin e Andrea Trimarchi. Un monito forte, reso poetico dal monologo Quercus, scritto dal filosofo e botanico Emanuele Coccia, protagonis­ta del video parte del percorso della mostra: un albero che racconta in prima persona il suo ruolo nel mondo, in quanto essere vivente proprio come noi. Ricordando­ci che, in un arredo, alla funzionali­tà vanno accostati amore e rispetto.

Maurizio Riva

«I cedri sono fungicidi, ideali per l’outdoor. Diventano oggetti quelli abbattuti dal vento»

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3 Di Unopiù, coppa a fiore in ceramica di Grottaglie dipinta a mano 4 Tavolino Marina, in ferro e travertino naturale, di Ciarmoli e Queda per Officina Ciani 3
1 Di Rubelli, tessuti outdoor collezione 2020 2 Divano outdoor Vulcano, design Antonio Citterio per Flexform 3 Di Unopiù, coppa a fiore in ceramica di Grottaglie dipinta a mano 4 Tavolino Marina, in ferro e travertino naturale, di Ciarmoli e Queda per Officina Ciani 3
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6 Sgabelli in cedro naturale profumato, di Riva 1920
7 Vasi Cohiba di De Castelli, in cortén, ferro oppure acciaio 8 Sistema di sedute outdoor componibil­i Oasi, design Francesco Rota per Paola Lenti, con cuscini e struttura rivestiti in filato riciclabil­e brevettato 8
5 Poltrona Ayana, design Naoto Fukasawa, collezione Outdoor 2020 di B & B Italia, con struttura in teak naturale 6 Sgabelli in cedro naturale profumato, di Riva 1920 7 Vasi Cohiba di De Castelli, in cortén, ferro oppure acciaio 8 Sistema di sedute outdoor componibil­i Oasi, design Francesco Rota per Paola Lenti, con cuscini e struttura rivestiti in filato riciclabil­e brevettato 8
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