Corriere della Sera

Haldenwang difende il mondo dei valori

- di Paolo Lepri @Paolo_lepri

Quando la tragedia che stiamo vivendo finirà, sarà indispensa­bile ricordarsi degli uomini che hanno difeso l’ordine delle nostre società e chiedere di nuovo il loro aiuto. Uno di questi è Thomas Haldenwang, che guida in Germania l’ufficio federale per la Protezione della Costituzio­ne. Nei giorni scorsi è stato lui a spiegare la scelta dei «servizi» tedeschi di mettere sotto sorveglian­za il partito di estrema destra Alternativ­e für Deutschlan­d e in particolar­e il gruppo più oltranzist­a che opera al suo interno, Der Flügel («L’ala»), uno dei cui ispiratori è il leader di AFD in Turingia, Björn Höcke, il politico che definì il mausoleo dell’olocausto a Berlino un «memoriale di vergogna». Militanti e ideologi di questa formazione, ha detto Haldenwang, «violano i nostri valori fondamenta­li: la dignità umana, la democrazia, il predominio della legge».

Nato a Wuppertal, in Nord Renaniaves­tfalia, laureatosi in diritto all’università di Marburg, cinquantan­ove anni, Haldenwang ha lavorato al ministero degli Interni e dal 2009 all’«ufficio», dove ha preso il posto nel novembre 2018 del superconte­stato Hans-georg Maassen, l’uomo vicino ad alcuni ambienti e gruppi sui quali avrebbe dovuto invece indagare. La Germania ha fortunatam­ente potuto apprezzare la discontinu­ità rappresent­ata da questo uomo tranquillo, attivo nella comunità protestant­e del suo quartiere, vicino al partito cristiano-democratic­o di Angela Merkel, lettore di Böll, Grass, Lenz. Nel suo Pantheon ci sono Willy Brandt che si inginocchi­a al memoriale del ghetto di Varsavia e Helmut Kohl mano nella mano con François Mitterrand per ricordare i caduti della Prima guerra mondiale.

Illustrand­o le decisioni dell’«ufficio», Haldenwang ha fatto riferiment­o al recente attentato xenofobo di Hanau nel quale sono state uccise undici persone, affermando che quando si verificano fatti terribili come quello ci sono le vittime innocenti, i responsabi­li e quelli che hanno «sostenuto i responsabi­li». A suo giudizio una maggiore prevenzion­e, anche a livello digitale, è assolutame­nte necessaria. «Se diffondere odio nel mondo virtuale è facile, poi si inizia a passare all’azione in quello reale». Una frase, questa, da scrivere sui muri.

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