I «buoni salute»? La giusta via per aiutarsi
Caro Direttore, il professor Monti ha lanciato sul «Corriere della Sera» una proposta che a me pare importantissima — secondo cui gli italiani verrebbero chiamati a contribuire al sostegno delle spese straordinarie legate alla crisi sanitaria attraverso la sottoscrizione di titoli di stato a lunghissimo termine o, meglio ancora, irredimibili.
Mi permetto di scriverle per approfondire la discussione su una proposta che potrebbe cambiare il clima finanziario sul debito pubblico italiano, attualmente purtroppo molto pesante.
Il vantaggio di un titolo irredimibile è, naturalmente, che non aumenta il debito pubblico. La previsione di una piccola cedola (meno dell’1 per cento) ne aumenterebbe l’attrattività per individui e investitori istituzionali, in un ambiente di tassi d’interesse zero o negativi.
Le emissioni potrebbero assumere la forma «a rubinetto» già comunemente utilizzati da molti emittenti, collocando tranche successive fino alla copertura di un ammontare totale, che potrebbe commisurarsi all’impegno di maggior disavanzo recentemente approvato dal parlamento (25 miliardi). Il titolo sarebbe negoziabile in un mercato presumibilmente molto liquido, assicurando così al contempo l’uscita ai singoli investitori, pur mantenendo l’impegno aggregato per l’ammontare collocato al pubblico. Si potrebbe valutare l’opportunità di consentire l’acquisto a un piccolo sconto per chi si impegnasse a mantenere l’investimento per un periodo minimo (tre anni).
Dunque, il risparmio privato, abbondante e al momento senza molti sbocchi attraenti, verrebbe mobilizzato per aiutare lo stato a sostenere in primis lo sforzo enorme del sistema sanitario, rafforzandone le strutture e il personale, e poi in generale le grandi spese che serviranno per attutire la caduta dell’economia e preparare il successivo rimbalzo. La selezione degli impegni sarebbe naturalmente cruciale, concentrando gli interventi in poche finalità, soprattutto di investimento nelle infrastrutture fisiche e immateriali del paese (capitale umano).
Il valore dell’iniziativa sarebbe enorme rispetto ai partner europei e rispetto agli investitori internazionali: sarebbe il segno concreto che gli italiani sono pronti a mettere mano al portafoglio per affrontare questa crisi senza precedenti e, implicitamente, che essi sono ben consci dell’importanza di non compromettere neanche adesso la sostenibilità del nostro troppo grande debito pubblico. Il successo dell’emissione sarebbe il segno per gli investitori che possono tornare con fiducia a investire in Italia.
Non è difficile vedere la distanza tra una tale impostazione e le indistinte acclamazioni alla possibilità di fare più debiti con il permesso dell’unione europea che vengono dalla classe politica e anche da troppa opinione pubblica. O dagli appelli di centinaia di economisti italiani che chiedono all’europa aumenti di spesa pubblica «illimitati». Sarebbe una svolta concreta rispetto al piagnisteo sull’europa che non ci aiuta: un piagnisteo non giustificato, perché l’europa già ha dato segni concreti di sostegno all’italia, e anche perché anche in Europa vale il detto che è più facile aiutare chi già mostra di aiutarsi da sé. Una iniziativa coordinata al livello europeo sulle politiche di bilancio sarà più facile se tutti vedono che il primo sforzo lo facciamo noi con i nostri risparmi.