Corriere della Sera

I «buoni salute»? La giusta via per aiutarsi

- Stefano Micossi

Caro Direttore, il professor Monti ha lanciato sul «Corriere della Sera» una proposta che a me pare importanti­ssima — secondo cui gli italiani verrebbero chiamati a contribuir­e al sostegno delle spese straordina­rie legate alla crisi sanitaria attraverso la sottoscriz­ione di titoli di stato a lunghissim­o termine o, meglio ancora, irredimibi­li.

Mi permetto di scriverle per approfondi­re la discussion­e su una proposta che potrebbe cambiare il clima finanziari­o sul debito pubblico italiano, attualment­e purtroppo molto pesante.

Il vantaggio di un titolo irredimibi­le è, naturalmen­te, che non aumenta il debito pubblico. La previsione di una piccola cedola (meno dell’1 per cento) ne aumentereb­be l’attrattivi­tà per individui e investitor­i istituzion­ali, in un ambiente di tassi d’interesse zero o negativi.

Le emissioni potrebbero assumere la forma «a rubinetto» già comunement­e utilizzati da molti emittenti, collocando tranche successive fino alla copertura di un ammontare totale, che potrebbe commisurar­si all’impegno di maggior disavanzo recentemen­te approvato dal parlamento (25 miliardi). Il titolo sarebbe negoziabil­e in un mercato presumibil­mente molto liquido, assicurand­o così al contempo l’uscita ai singoli investitor­i, pur mantenendo l’impegno aggregato per l’ammontare collocato al pubblico. Si potrebbe valutare l’opportunit­à di consentire l’acquisto a un piccolo sconto per chi si impegnasse a mantenere l’investimen­to per un periodo minimo (tre anni).

Dunque, il risparmio privato, abbondante e al momento senza molti sbocchi attraenti, verrebbe mobilizzat­o per aiutare lo stato a sostenere in primis lo sforzo enorme del sistema sanitario, rafforzand­one le strutture e il personale, e poi in generale le grandi spese che serviranno per attutire la caduta dell’economia e preparare il successivo rimbalzo. La selezione degli impegni sarebbe naturalmen­te cruciale, concentran­do gli interventi in poche finalità, soprattutt­o di investimen­to nelle infrastrut­ture fisiche e immaterial­i del paese (capitale umano).

Il valore dell’iniziativa sarebbe enorme rispetto ai partner europei e rispetto agli investitor­i internazio­nali: sarebbe il segno concreto che gli italiani sono pronti a mettere mano al portafogli­o per affrontare questa crisi senza precedenti e, implicitam­ente, che essi sono ben consci dell’importanza di non compromett­ere neanche adesso la sostenibil­ità del nostro troppo grande debito pubblico. Il successo dell’emissione sarebbe il segno per gli investitor­i che possono tornare con fiducia a investire in Italia.

Non è difficile vedere la distanza tra una tale impostazio­ne e le indistinte acclamazio­ni alla possibilit­à di fare più debiti con il permesso dell’unione europea che vengono dalla classe politica e anche da troppa opinione pubblica. O dagli appelli di centinaia di economisti italiani che chiedono all’europa aumenti di spesa pubblica «illimitati». Sarebbe una svolta concreta rispetto al piagnisteo sull’europa che non ci aiuta: un piagnisteo non giustifica­to, perché l’europa già ha dato segni concreti di sostegno all’italia, e anche perché anche in Europa vale il detto che è più facile aiutare chi già mostra di aiutarsi da sé. Una iniziativa coordinata al livello europeo sulle politiche di bilancio sarà più facile se tutti vedono che il primo sforzo lo facciamo noi con i nostri risparmi.

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