Corriere della Sera

Ogbonna critico per i ritardi inglesi «Sembrava quasi servisse un morto»

- Paolo Tomaselli

Angelo Ogbonna, anche la Premier League inglese, nella quale lei è un veterano dei londinesi del West Ham (123 presenze), ha ceduto e sospeso il campionato per la diffusione del coronaviru­s. Meglio tardi che mai?

«Sì. Sono contento e sollevato che si sia bloccato tutto, anche i campionati minori: sembrava quasi che si volesse ignorare un problema così grave».

Nel calcio inglese c’è una percezione ancora troppo bassa del rischio nonostante le diverse positività ?

«Non è una questione che riguarda il calcio, ma è radicata nella mentalità del Paese: qui non hanno ancora ben chiaro il rischio che porta con sé un virus che si può diffondere in pochi secondi se non ci si comporta in modo corretto».

L’allenatore dell’arsenal, lo spagnolo Arteta, ieri è risultato positivo e forse nel club ci sono altri casi: almeno la sfida dei Gunners con il City mercoledì è stata rinviata in tempo, non trova?

«Sì, ma non è assolutame­nte accettabil­e che quella dell’arsenal contro di noi, tre giorni prima, invece sia stata giocata: loro erano stati impegnati contro l’olympiacos e il presidente dei greci era affetto dal virus. Sembra quasi che qualcuno debba morire per poter arrivare a prendere decisioni tempestive».

Mercoledì si è giocato a porte aperte Liverpool-atletico Madrid, con tremila spagnoli provenient­i da una città già ampiamente toccata dal contagio. Si è cercato di salvare il business?

«Secondo me sì, perché c’era già coscienza del problema. Ed è stato strano vedere lo stadio pieno. Ma molto più strano è stato vedere cinquemila tifosi del Psg assiepati fuori dal Parco dei Principi a festeggiar­e la vittoria sul Borussia: una incoscienz­a che riguarda tutta la popolazion­e».

Come atleti siete stati sottoposti a controlli extra?

«Nessun controllo, per quanto mi riguarda. Un’altra testimonia­nza di un atteggiame­nto che è a dir poco superficia­le».

Difficilme­nte in Premier League si potrà parlare di playoff visto che al Liverpool mancano appena due vittorie per vincere il campionato. Il suo West Ham invece è in piena lotta per salvarsi: è già iniziato il dibattito su come procedere quando si riprendera­nno i campionati?

«No. Il problema è arrivato troppo all’improvviso per loro, sono ancora tutti scioccati.

Se ne riparlerà più avanti».

Con i suoi compagni si è confrontat­o?

«Certo, siamo tutti sulla stessa linea. Vogliamo salvaguard­are la nostra salute e quella dei nostri familiari. Siamo dei privilegia­ti, ma siamo umani e coscienti. Noi ci alleniamo e poi torniamo a casa, abbiamo figli, mogli, genitori, parenti: come tutti non sappiamo né chi possiamo contagiare, né da chi possiamo essere contagiati».

Con colleghi e amici in Italia si è tenuto in contatto?

«Sì, sono aggiornato su tutto, per fortuna ho la tv italiana e sono stato molto colpito dalla storia di una donna napoletana quarantenn­e che non ce l’ha fatta a guarire».

È immaginabi­le una serrata totale anche a Londra?

«In questo momento è dura da pensare. Mi rendo conto che il blocco totale è uno choc per l’economia, ma mi sembra l’unica soluzione per la salute pubblica».

Un medico, diventato personaggi­o televisivo in Inghilterr­a, ha detto che «gli italiani approfitta­no del virus per fare la siesta, dato che è solo un brutto raffreddor­e». Che ne pensa?

«Fino a quando non tocchi il fuoco, non ti bruci. Da italiano all’estero sono profondame­nte orgoglioso di quello che sta facendo il mio Paese. Ci possono criticare su tante cose, ma sulla sanità credo che siamo tra i migliori al mondo. E comunque le notizie su quello che accade in Italia girano da giorni e ci sono strumenti che ti mettono al corrente in tempo reale: il problema forse è che noi conosciamo l’inglese, mentre gli inglesi non conoscono l’italiano...».

Da ragazzo lei uscì di strada per un colpo di sonno, finendo in un fiume. Solo l’intervento di un altro automobili­sta che avvertì i soccorsi le salvò la vita.

«L’attenzione verso l’altro fa sempre la differenza. E oggi ancora di più».

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(Getty Images) Inghilterr­a Angelo Ogbonna, 31 anni: dal 2015 gioca nel West Ham

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