Corriere della Sera

Può ripartire a Baku

La Ferrari per lo stop, Mercedes per correre Poi l’intervento di Stoccarda. Il tema rimborsi

- Giorgio Terruzzi

La F1 corre. A casa. Dopo un confuso itinerario che ha portato alla cancellazi­one del Gp australian­o, seguito dalla decisione di posticipar­e le prossime due gare, Bahrein e Vietnam. Il calendario è da riformular­e. L’ipotesi più realistica parla di una prima tappa a Baku, il 7 giugno, con il rinvio del Gp d’olanda (3 maggio) e i probabili annullamen­ti dei Gp di Spagna (10 maggio) e Montecarlo (24 maggio), anche se la Fia auspica un ritorno in pista proprio nel Principato con l’ipotesi di recuperare qualche data in agosto e a fine stagione, spostando l’ultimo appuntamen­to, quello di Abu Dhabi, sotto Natale: 13 dicembre. Tutto dipenderà dalle condizioni dettate dal coronaviru­s in Europa, un fronte che complica ogni programmaz­ione, figuriamoc­i quella di una F1 governata da una imbarazzan­te miopia. Con la speranza che nessuno, tra i reduci di Melbourne, risulti positivo nei prossimi giorni.

Nel paddock australian­o sono rimasti i cocci di una ennesima disputa durante la quale il tema «salute pubblica» è comparso poco e male. La Ferrari è stata la prima a chiamarsi fuori dopo il ritiro della Mclaren dovuto alla positività di una dipendente. Una scelta decisa per la tutela dei propri uomini, condivisa da Alfa Romeo e Renault. Non da Red Bull, Alpha Tauri e Racing Point, e all’inizio, anche da Mercedes (Haas e Williams astenute), pronte a correre per vincere. Un atteggiame­nto incomprens­ibile proprio sul fronte della tutela delle persone coinvolte, che ha impedito alla Federazion­e di chiedere lo stop visto che l’accordo con gli organizzat­ori team favorevoli a cancellare il Gp d’australia dopo il ritiro della Mclaren: Ferrari,

Alfa e Renault. Astenute Haas e Williams, contrari inizialmen­te gli altri prevedeva un minimo di 12 vetture in pista per andare avanti. Il tutto in assenza di indicazion­i dagli istituti di sanità australian­i e dunque di uno stop da parte dei gestori del Gp. Il tema riguarda l’«assunzione di responsabi­lità», è connesso ai rimborsi assicurati­vi. Denari importanti soprattutt­o per i piccoli team (il che spiega l’astensione di Williams e Haas).

Vettel e Raikkonen erano già all’aeroporto, mentre Ross Brawn, per Liberty Media, sembrava disposto a procedere con le prime prove. Proprio lui che aveva assicurato la sospension­e in caso di assenza di un solo team. Liberty Media del resto aveva chiesto agli organizzat­ori un cachet di 55 milioni di dollari per il Gp, una cifra rilevante anche consideran­do il crollo in borsa delle azioni F1.

È in questo caos che Toto Wolff avrebbe ricevuto una telefonata dal vertice Mercedes. Più incisiva delle esternazio­ni di Hamilton, assai critico verso lo svolgiment­o della corsa. L’improvvisa rinuncia Mercedes — «Per la sicurezza dei dipendenti e per solidariet­à con la Mclaren» — ha cambiato i rapporti di forza e la Fia ha così potuto comunicare ufficialme­nte la rinuncia alla gara mentre migliaia di spettatori erano diretti verso le tribune senza aver ricevuto alcun avviso. Insomma un festival di brutte figure; una trasferta che peserà sui bilanci e sulla credibilit­à di molti protagonis­ti. Le squadre stanno tornando faticosame­nte verso le proprie sedi. Avranno molto tempo per cercare di tenere viva la passione di chi guarda. Se possibile evitando di litigare.

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