Nemmeno le guerre avevano fermato lo sport
Il proprietario dei Mavericks: «I soldi? La vita è più importante»
L’immagine simbolo delle terribili 24 ore dello sport americano è stata scattata nell’arena più famosa del mondo, il Madison Square Garden di New York, dove giovedì a mezzogiorno si stavano disputando i quarti di finale della Big East, una conference del torneo Ncaa, fra le università di St. John’s e di Creighton: alla fine del primo tempo, sul punteggio di 3835, la partita è stata cancellata e gli atleti delle due squadre sono stati mandati a casa. La National Collegiate Athletic Association — l’organizzazione che gestisce lo sport universitario e che raccoglie 770 milioni all’anno in diritti televisivi — aveva appena deciso di cancellare la March Madness, i seguitissimi playoff del basket universitario che si disputavano ininterrottamente dal 1939, e tutte le manifestazioni invernali e primaverili. Una decisione, ha spiegato il presidente della Ncaa Mark Emmert, presa «per non contribuire alla diffusione della pandemia», ma che costerà all’associazione decine di milioni soltanto in biglietti invenduti.
Il fermo dei campionati
Quella del Garden, però, è soltanto la punta di un iceberg enorme — quello del coronavirus — che, dopo lo sport europeo, ha affondato anche quello americano, che si credeva invincibile. Tutto è cominciato nella notte fra mercoledì e giovedì, quando la Nba — che inizialmente voleva proseguire la stagione a porte chiuse nonostante l’iniziale contrarietà di alcune stelle, primo fra tutti Lebron James — ha sospeso il campionato di basket durante il riscaldamento della partita fra Oklahoma City Thunder e Utah Jazz, dopo che il giocatore dei Jazz Rudy Gobert è stato trovato positivo al Covid-19. «La Nba userà questa pausa per valutare i prossimi passi da intraprendere in relazione alla pandemia del coronavirus», ha spiegato la lega in un comunicato che ha scatenato una reazione a catena in tutto lo sport professionistico e universitario. «Il basket e i soldi non c’entrano niente», ha affermato a Espn il proprietario dei Dallas Mavericks Mark Cuban. «La priorità è il Paese, e la vita in generale».
Nelle 24 ore successive, tutte le leghe hanno seguito l’esempio del basket, annunciando una alla volta la sospensione dei campionati per combattere un nemico invisibile e pericolosissimo. La Nhl ha messo in pausa la parte finale della stagione di hockey, promettendo di riprendere appena sarà possibile; la Mlb ha cancellato il precampionato e posticipato di almeno due settimane l’inizio del torneo del baseball, inizialmente previsto per fine mese; la Mls ha fermato il calcio per 30 giorni e la federazione ha cancellato le partite delle varie nazionali. La Nfl, invece, è in off season: ha cancellato l’incontro dei 32 proprietari previsto per fine mese a West Palm Beach, in Florida, ma per ora non ha annullato il draft di Las Vegas del 23 aprile, in cui le squadre scelgono i migliori giocatori di football provenienti dall’università. Anche il golf si è fermato, con la Pga Tour che ha cancellato gli ultimi tre giorni della Players Championship e tutti gli eventi fino ad aprile (anche il Masters di Augusta, 9-12 aprile, è a rischio). Solo la Nascar, l’organizzazione delle corse automobilistiche, ha annunciato che intende per ora proseguire con il proprio