Il Sottosopra
Dopo un mese di pandemia anche psicologica ci si sente come davanti a certe carte geografiche australiane con il mondo alla rovescia: la Patagonia sopra il Canada e Stoccolma sotto Nairobi. Il buon senso ha cambiato senso. O non è forse vero che il presidente dei medici sportivi ha detto che andare a correre fa male alla salute? Si assiste alla mutazione genetica di parole che davamo per scontate. «Furbetto» era colui che timbrava il cartellino e poi non andava a lavorare. Adesso è chi si ostina ad andarci persino senza timbrare. I pregiudizi sono finiti a gambe all’aria e, mezzo secolo dopo, tocca agli italiani del Sud accogliere con diffidenza gli asintomatici del Nord. Spunteranno i cartelli: «Non si affitta ai settentrionali».
Le Ong hanno sospeso i soccorsi in mare, ma nessuno se n’è compiaciuto o rammaricato: anche l’indignazione deve rispettare le distanze. Sono crollati i furti e l’inquinamento, e in così poco tempo non ci sarebbe riuscito nemmeno un governo presieduto da Davigo e Greta Thunberg. Eppure, dopo averne parlato con gente insospettabile, mi sento di azzardare che il cambiamento meno visibile ma più profondo riguarda il legame emotivo con gli americani. Da sempre invocati o contestati, comunque riconosciuti nel ruolo rassicurante di padri a cui ricorrere di fronte all’emergenza. Ma adesso che pensano solo ai virus loro, finiremo per farci adottare dai cinesi. Gli unici che, in attesa di darci (e prenderci) una mano, almeno ci hanno dato una mascherina.