«Con la suina fu diverso Sapevamo quali vaccini si potevano utilizzare»
Salmaso, che guidò la campagna anti-pandemia nel 2009
«La curva epidemica è ancora in ascesa ma l’incidenza di nuove infezioni è diversificata tra le Regioni e verosimilmente è sfalsata nel tempo rispetto alla Lombardia, che continua a essere la più colpita in quanto è stata la prima a registrare una trasmissione locale e non importata. È presumibile che questo quadro si manterrà ancora qualche settimana».
È l’analisi di Stefania Salmaso, già direttrice del Centro nazionale epidemiologia e sorveglianza dell’istituto superiore di sanità. C’era lei quando arrivò la Sars nel 2003.
Passerà ancora molto prima di vedere una schiarita?
«Le drastiche misure messe in atto, se rispettate e man«sono tenute rigorosamente, potranno rallentare l’incidenza registrata non prima di diversi giorni. Oggi osserviamo un’immagine tracciata dalla diagnosi su casi di persone infettate almeno due settimane fa».
I morti hanno superato quelli della Cina. È possibile fare il confronto tra le due realtà?
«No. Molti ammalati lievi probabilmente sfuggono alla rilevazione e non sono conteggiati, i deceduti invece sono conteggiati anche quando l’identificazione dell’infezione avviene dopo la morte e le stesse persone non erano state incluse tra i casi. Inoltre va osservata la particolare distribuzione per età delle vittime in Italia, fortemente concentrata nell’età più anziana. Per fare il confronto bisogna almeno calcolare le frequenze relative alla quantità di persone che ci sono in ogni gruppo di età».
Lei ha preparato il piano anti-pandemico del 2009 contro l’influenza H1N1, la cosiddetta suina. Cosa ha di diverso questa situazione?
«La preparazione dovrebbe essere la stessa. La differenza però è che per l’influenza sapevamo come mettere a punto vaccini specifici mentre ora siamo alle prese con un nuovo patogeno».
Si insiste molto sul concetto della distanza droplet, legata al raggio di diffusione delle goccioline. Si possono ipotizzare altre modalità di trasmissione del virus?
In teoria se le persone non entrassero in contatto si potrebbe correre e stare all’aperto ma se diventa l’occasione per stare insieme vanifica le misure
state segnalate altre modalità ma si ritiene che contribuiscano molto poco all’attuale epidemia e comunque il lavaggio frequente delle mani è un ottimo metodo di prevenzione».
Uomini più colpiti delle donne. Come mai?
«I dati sembrano a sfavore degli uomini ma bisognerebbe valutare il ruolo di altri fattori non di tipo genetico, relativo a stili di vita e condizioni di salute. Ad esempio, in Cina è stato osservato che la mortalità per i fumatori era molto più elevata».
Che senso ha vietare la corsa per strada, anche in solitario?
«In teoria, se le persone non entrassero in contatto potrebbero correre, passeggiare e stare all’aria aperta, ma se questa diventa occasione per stare insieme ad altri e incontrarsi viene meno lo scopo principale delle misure di divisione. Il nostro comportamento non difende solo noi stessi. Ognuno di noi può essere strada di trasmissione virale e sostenere la circolazione del virus nella popolazione. Noi dobbiamo tagliargli la strada, tutti insieme».