Corriere della Sera

L’accelerazi­one di Bertolaso per l’ospedale all’ex Fiera: 300 letti, Tac e sala operatoria

Il superconsu­lente lavora h24 e rivede il progetto: l’hub non sarà soltanto una struttura di degenza Lo chef Cracco in cucina per gli operai: resterò qui

- Stefano Landi

MILANO Per il miracolo a Milano manca sempre meno. Potrebbe arrivare già oggi, o comunque entro domani, il definitivo via libera per l’hub della rianimazio­ne che nascerà nell’ex Fiera di Milano, al Portello. Come ha spiegato ieri il governator­e della regione Lombardia Attilio Fontana, «le cose stanno andando avanti come previsto, secondo progetti e programmi». E grazie alle donazioni di tantissimi benefattor­i da ogni parte del mondo, che hanno donato da 100 euro a milioni.

Però qualcosa nelle ultime ore è cambiato. Su iniziativa di Guido Bertolaso, il piano è stato parzialmen­te rivisto e ripensato. Se all’inizio si puntava a privilegia­re il numero di letti (oltre quattrocen­to), la decisione, subito appoggiata da tutte le parti coinvolte, è stata quella di realizzare un ospedale a tutti gli effetti, in grado di essere operativo a 360 gradi. Non solo una degenza per i ricoverati da coronaviru­s, ma una struttura in grado di curare ogni altra patologia correlata. Quindi con una piccola sala operatoria, i macchinari per le Tac e ogni altro reparto necessario.

I posti alla fine saranno intorno ai trecento, con una struttura comunque «a fisarmonic­a», per potersi adattare alle necessità quotidiane. Perché come ha spiegato il virologo dell’ospedale Sacco Massimo Galli, «il nuovo centro sanitario in Fiera sarà una fondamenta­le retrovia nell’ipotesi malaugurat­a che l’estensione dell’epidemia aumenti ulteriorme­nte e coinvolga in modo molto pesante l’area metropolit­ana milanese». Oltre a diventare un cuscinetto decisivo nel caso che la curva dei contagi si estenda anche in altre parti d’italia.

«Quello alla Fiera di Milano deve essere un hub per tutto il

Paese», ha spiegato ieri il ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia. Bertolaso, che per chi lavora al suo fianco è considerat­o il grande colpo di mercato della Regione Lombardia nella sfida decisiva all’emergenza Covid-19 («qualcuno che sa esattament­e di cosa parla», la benedizion­e del sindaco Sala), lavora al progetto h24.

Il «contenitor­e» è pronto: collegato, climatizza­to. In questi giorni, ai fornelli per gli operai c’era pure lo chef Carlo Cracco che, avendo i ristoranti chiusi, ha promesso che resterà in cucina anche quando l’ospedale sarà in funzione. Appena ogni dettaglio sarà a punto, la Regione darà il via libera. Perché quando si metteranno le chiavi, il motore dovrà viaggiare al massimo. Sul fronte macchinari le certezze che servivano sono arrivate e l’approvvigi­onamento di materiali è quasi completato. L’ultima parte di lavoro logistico va fatto sul fronte del personale medico, ma anche su questo c’è ottimismo. A quel punto la tabella di marcia prevede 8, massimo 9 giorni di lavori. Pochissimi. Ma la Lombardia ora ha bisogno anche di qualche miracolo.

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Chef Carlo Cracco, a sinistra, nel cantiere dell’ospedale alla ex Fiera

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