In campo anche i medici di Wuhan «La cura col plasma di chi è guarito»
La delegazione cinese avvia la sperimentazione al San Matteo di Pavia Da Unipol donazione di 20 milioni contro il virus
La speranza contro il coronavirus arriva dal plasma dei pazienti guariti. È la terapia studiata al Policlinico San Matteo di Pavia e che adesso vede il supporto dei medici cinesi che hanno lavorato sullo stesso protocollo a Wuhan. Ieri una delegazione di sei medici guidata dal dottor Lu Ming ha incontrato l’équipe di Cesare Perotti, responsabile del Servizio di Immunoematologia del San Matteo e il presidente Alessandro Venturi.
Dottor Lu Ming, la vostra terapia prevede l’uso del plasma iperimmune da convalescente, come funziona?
«Si sfrutta la presenza nel plasma del paziente-convalescente di anticorpi specifici diretti contro il Covid-19».
Lei e la sua équipe avete lavorato a Wuhan. Su quanti pazienti avete sperimentato questa terapia?
«Dopo un’iniziale sperimentazione su dieci pazienti, abbiamo trattato oltre mille malati con risultati soddisfacenti in soggetti con forme gravi di infezione e a fronte di effetti collaterali legati all’infusione trascurabili».
Quali sono i tempi della possibile guarigione del paziente?
«Si vedono dei risultati positivi a distanza di 24-48 ore».
Cosa accade?
«In particolare migliora l’ossigenazione. La guarigione è legata ad una serie di fatmessi tori che sono da valutare sul singolo paziente».
È una terapia che può essere adatta a tutti i malati di Covid-19?
«Questo tipo di terapia può essere adottata per quasi tutte le tipologie di pazienti colpiti dal virus. Al momento non sono emerse controindicazioni all’utilizzo del plasma iperimmune in combinazione con altri tipi di terapie farmacologiche in atto».
Che situazione avete trovato in Italia? Le misure introdotte dal governo per fermare i contagi sono efficaci, secondo voi?
«Riteniamo positivi i provvedimenti di restrizione della circolazione degli individui, in atto su tutto il territorio nazionale. Però ci sono aspetti da migliorare. E di molto».
Quali, in particolare?
«Nei sette giorni di permanenza in Italia abbiamo constatato che ancora molti, troppi individui circolano per le strade delle vostre città e sui mezzi pubblici».
Questo rischia di rendere meno efficaci le misure per contenere la crescita dei contagi?
«Certo. Sono comportamenti che vanificano di fatto l’unico vero strumento di prevenzione nella lotta alla diffusione del virus soprattutto tra gli individui asintomatici».
Il Gruppo Unipol ha stanziato, attraverso Unipolsai Assicurazioni, 20 milioni destinati a fronteggiare l’emergenza coronavirus nelle aree più colpite del nostro Paese. In raccordo con Regioni, Protezione civile e istituzioni, Unipol destinerà le risorse donate per incrementare la disponibilità presso le strutture ospedaliere di posti letto, in particolare di quelli adibiti alla terapia intensiva e sub-intensiva, e per l’acquisto di attrezzature sanitarie necessarie a fronteggiare il diffondersi dell’epidemia. Tra le prime iniziative sono stati stanziati 6 milioni che verranno impiegati, in accordo con la Regione Lombardia, per acquisti straordinari di ventilatori polmonari e materiali di consumo come mascherine, tute protettive, disinfettanti e strumenti necessari alle strutture sanitarie per curare al meglio i malati e limitare le occasioni di contagio. Oltre che per contribuire alla realizzazione della nuova struttura di emergenza nei padiglioni di Fiera Milano City.