Corriere della Sera

LA DURA VITA DEGLI EDICOLANTI CHE NON HANNO ALCUN PRIVILEGIO

- Aldo Cazzullo

Caro Aldo, mi deve spiegare in base a quale logica le edicole sono aperte mentre la gran parte dei negozi è chiusa. Se non si deve uscire di casa, non si deve uscire né per comprare un paio di scarpe né per comprare il giornale, tanto più che oggi stando a casa si possono avere tutte le notizie del mondo. Se si devono fare dei sacrifici, questi li devono fare tutti: gli edicolanti come gli altri esercenti, senza categorie privilegia­te. Se per 15 giorni non si compra il giornale non casca il mondo (Dacia Maraini nella rubrica accanto alla sua scrive che lei in questi giorni esce di casa solo per comprare pane e latte).

Andrea Comis

Caro Andrea,

Non sono d’accordo con lei. Domenica scorsa il nostro direttore Luciano Fontana ha già spiegato perché è giusto che i giornali continuino a uscire, e le edicole a restare aperte. Lei dice che le notizie si sanno già. Non è sempre così. Moltissime persone non usano Internet. Non bisogna dare nulla per scontato. In tanti apprendono ancora le notizie dai quotidiani. Lei dirà: avranno visto i telegiorna­li. La mia opinione è che scrivere su un quotidiano consente una libertà di raccontare le cose come stanno che non sempre ci si può prendere in television­e, quando ci si rivolge a milioni – per un tg talora a decine di milioni – di persone che a volte non hanno filtri critici e sono talora altamente suggestion­abili. È vero che la carta è ormai solo una parte della grande macchina di notizie, dati, reportage, commenti, newsletter che sono diventate le nostre redazioni. Ma è una parte che si rivolge a una popolazion­e che – non sempre, ma spesso – usa poco il web e nello stesso tempo è avvertita, informata, bisognosa di approfondi­menti anche critici. Lei, gentile signor Comis, scrive che gli edicolanti non devono avere privilegi. Ma se c’è una categoria cui non si può accostare la parola «privilegio» sono gli edicolanti. Fanno una vita difficile, si alzano nel cuore della notte, stanno al freddo d’inverno, al caldo d’estate, e tengono duro in momenti critici, rappresent­ano un presidio di informazio­ne e di socialità. In questi anni ne ho conosciuti molti, e sono loro profondame­nte grato. E mi lasci ricordare anche i distributo­ri dei giornali, che lavorano altrettant­o duro, hanno diversific­ato l’offerta di servizi, e in questo tempo di quarantena sono utilissimi.

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