Valentina difende la nostra democrazia
Di lei si sa solo che lavora da ventinove anni al Congresso dei Deputati, nel neoclassico Palacio de las Cortes, in quel Barrio de las Letras che come tutti i quartieri di una Madrid dove giovedì una persona è stata uccisa ogni quindici minuti dal coronavirus si è trasformato a poco a poco in un labirinto di strade della paura. Valentina Cepeda, usciere. Nessuno la conosceva, ora la sua foto è sui giornali spagnoli.
Che cosa le è accaduto? È diventata un simbolo di quelli che in questa incredibile tragedia contemporanea eseguono il loro compito per il bene di tutti, per evitare che il nostro mondo si fermi, per salvare le cose che ci sono più care. Una di queste cose, in particolare, è la democrazia. Per renderla un po’ meno vulnerabile, Valentina si è avvicinata alla tribuna degli oratori, con i guanti e la mascherina, e ha disinfettato il leggio e il microfono. Un applauso dei non molti parlamentari presenti, distanziati tra loro sui banchi dell’aula, ha salutato questi gesti obbligatoriamente normali (ripetuti poi altre quattordici volte) nella gigantesca anormalità che stiamo vivendo. «È stato sorprendente, non mi era mai capitato di venire applaudita in tutto questo tempo trascorso qui», sono state le sue uniche parole. «Se lo merita, mi rallegro per lei», ha detto al giornale digitale El Español la sua diretta superiore, Gema Carretera, responsabile dei servizi interni.
In realtà l’applauso dei deputati è stato in qualche modo sollecitato dal primo ministro spagnolo Pedro Sánchez, che è intervenuto dicendo: «Devo dire grazie a Valentina, e attraverso di lei voglio ringraziare tutti i lavoratori del Congresso che con la loro presenza ci hanno consentito di tenere questa seduta». Un omaggio significativo, simile alle innumerevoli testimonianze di riconoscenza nei confronti di chi aiuta, medici e infermieri in primo luogo, che in questi terribili giorni arrivano spontaneamente dalle finestre delle nostre case. Intanto Valentina Cepeda è tornata probabilmente in servizio anche il giorno successivo a quello della sua improvvisa notorietà, forse scendendo dalla metropolitana alla fermata della ormai deserta Puerta del Sol. Insieme a lei molti altri, che oltre agli applausi meritano più sicurezza.