«Congeliamo tutto Sei mesi e si riparte»
Il presidente della Camera dei buyer: abbiamo enormi invenduti, saltiamo le collezioni estive del 2021
In un periodo in cui la parola «sicurezza» è diventata una delle parole più pronunciate e rincorse, parlare di «Safety Fashion» diventa più che mai attuale. «Moda sicura significa arrestare e rallentare il sistema per 6 mesi e ottenere in questo senso una nuova calendarizzazione che riesca contestualmente a dare a tutti gli stakeholder il tempo e le risorse per risistemarsi, alle aziende e agli stilisti il giusto periodo per riorganizzare team e filiere e alle aziende il tempo di vendere le enormi rimanenze rimaste». Francesco Tombolini, presidente della Camera dei Buyer, lancia una provocazione. «Se per una stagione si ferma il Campionato italiano di calcio e l’ NBA ha appena proposto la chiusura dei campi di allenamento alle 30 squadre, perché la moda non accetta per il suo bene di saltare una stagione»?
«Saltare» una stagione
L’idea di Tombolini, scritta in un lungo documento condiviso in anteprima con il Corriere che attende di essere valutato insieme ai principali player della moda («sarebbe bello avere un grande spokeman simbolo del made in Italy come Giorgio Armani»), è quella di dare il giusto tempo al sistema e non uscire con la P/E 21. Una riflessione nata dall’analisi fatta sul retail italiano,«destinato a perdere in un anno tra il 15% ed il 25% delle vendite». Se l’online potrebbe crescere del 20% per via della chiusura dei negozi fisici, le vendite «reali» e non virtuali della primavera estate 2020 rischiano di avere un calo del 65% («forse calmierate dagli sconti») e del 40 per l’autunno inverno. «Noi in questo scenario rischiamo di avere tra il 16% ed il 21% di rimanenze per il top store, ma un punto vendita middle potrebbe arrivare al 40%, un indipendente, magari anche un po’ defilato, al 55%: avere una rimanenza così non permetterebbe, se non a pochi, la possibilità di ritirare la nuova stagione».
Un nuovo calendario
Gli scenari sul dopo Coronavirus investono ogni ambito della vita e della economia: la Mit Technology Review si è soffermata sugli effetti a lungo termine della pandemia, immaginando una impennata della «shut-in economy», ovvero l’economia tra i confini, intesa come tutto quello che è on demand, ordinato da casa e usufruito on line. «Il mondo è cambiato molte volte e sta cambiando di nuovo. Tutti noi dovremo adeguarci a un nuovo modo di vivere, di lavorare e di creare nuove relazioni», osserva la rivista. Brunello Cucinelli, da sempre fautore di un nuovo Umanesimo
del mondo e della moda, ha scritto una lunga «Lettera di Primavera» agli operatori del sistema, in cui ha sottolineato come «nella sofferenza di oggi c’è anche il bene della reazione morale che ci renderà migliori».
Su questa scia si inserisce la richiesta di un «pit stop», come lo definisce Tombolini, con la accettazione che «il modello di crescita infinita non funziona più, la instant happiness finisce appunto in un istante e noi torniamo umani: i riti come Met Gala e i santi come Edward Enninful perderanno di valore».
Proprio Vogue Business è intervenuto sul tema sottolioggi neando come «i marchi di lusso si preparano ad affrontare enormi problemi di inventario».
La PE 20, che di fatto non è esistita perché nessuno l’ha vista e acquistata, «deve diventare la stagione numero uno di un nuovo calendario gregoriano della moda, generando quello spazio di almeno 5 mesi per alleggerire il sistema», aggiunge Tombolini. Anche Elisabetta Franchi, fondatrice dell’omonimo brand, ha parlato pochi giorni fa ai suoi 2 milioni di follower su Instagram discutendo di «decisioni da prendere su come guidare questa azienda che fino a ieri andava a mille e devo capire come bloccarla e cosa bloccare».
L’idea di prendere una pausa di una stagione, come la serie A, l’europeo e forse le Olimpiadi, per la stilista emiliana appare complessa. «Tendenzialmente penso che non sia possibile saltare una stagione perché l’essere umano è vestito in modo diverso di stagione in stagione. Ma è pur vero che la collezione di questa primavera estate 2020 all’80% è stata consegnata ai wholesale e retail che ad oggi hanno la serranda chiusa e quindi con milioni di euro completamente fermi».
L’emergenza può essere però una occasione per ripensare a una moda più umana. «Spesso, attraverso i social, cerco di far capire ai miei follower che non è tutto oro quello che luccica. Sarebbe giusto ripensare la moda con ritmi più umani e lenti, se ci riflettiamo in una stessa stagione si presentano la Cruise, la Pre, la Main, poi la Catwalk ed infine l’haute Couture. Indipendentemente dalle riflessioni che possono nascere dal Coronavirus mi sento di dire che sul mercato vengono presentate decisamente troppe collezioni. Un cliente che va in negozio e compra un abito il 10 di aprile dopo un mese e mezzo sente già di avere un abito vecchio addosso».
Ritmi nuovi
Anche giovani imprenditori si trovano a ragionare sul tema: i nuovi marchi, meno strutturati dei giganti, chiedono di rallentare il passo. «Dopo anni di maratone interminabili — dice Massimiliano Ferrari, fondatore del marchio MC2 Saint Barth — la moda dovrebbe avere il coraggio di fermarsi per una stagione per capire, per pensare al futuro, per dare e mantenere valore alle proprie creazioni, per non essere così irresponsabile da produrre ancora merce che andrebbe a riempire scaffali già colmi. Quando risplenderà il sole la moda ci stupirà ancora una volta».
La convinzione che il sistema moda sia in grado di ripartire in fretta è tra le convinzioni del patron della Diesel Renzo Rosso, che fa un controcanto e invita all’ottimismo.«in Oriente i nostri negozi sono tutti riaperti». Per Tomaso Trussardi, presidente del marchio dei Levriero, il «best case» ipotizzabile sono 8 mesi di incasso. «Marzo, aprile e maggio sono persi, possiamo ragionare sullo stimolo all’acquisto indotto dai saldi, ma con alle spalle in ogni caso una perdita, certamente attutita dal sostegno del sistema bancario e governativo». L’idea di riproporre la PE20 per la PE21 è una delle proposte sul tavolo, per non intasare il mercato e valorizzare l’esistente. «In passato abbiamo ricamato dei vecchi denim e li abbiamo riproposti, ovviamente dichiarandolo», spiega Trussardi. «Ma il magazzino è cassa, appena possibile deve essere smaltito: insieme al “ricondizionamento” di una parte della merce ora nei negozi, si possono posticipare i saldi di due mesi e immaginare uno sconto minore durante il Black Friday per recuperare un po’ di incasso». Sulla ipotesi di saltare le sfilate di giugno e andare dritti a settembre, con uomo e donna insieme, ha le idee molto chiare: «Credo che genererebbe confusione e già a febbraio, in piena emergenza, abbiamo dato prova di saper programmare e gestire delle passerelle virtuali».
Francesco Tombolini Se per una stagione di fermano il campionato di calcio e L’NBA, perché la moda non accetta di saltare una stagione?
Elisabetta Franchi La primavera/ estate 2020 all’80 per cento è stata consegnata, ma i negozi chiusi non possono venderla
Tomaso Trussardi Marzo, aprile e maggio sono persi. Il magazzino è cassa, appena possibile deve essere smaltito
Renzo Rosso Il sistema è in grado di ripartire in fretta, io invito all’ ottimismo: in Oriente i nostri negozi sono tutti riaperti