Le società d’accordo: gli stipendi di marzo rimangono sospesi Ma la serie A ha paura di non ricominciare
La Lega di serie A teme la resa, una preoccupazione che va di pari passo con l’emergenza, sempre più stringente, per il coronavirus. Il calcio scopre paure e fragilità, un gigante con i piedi d’argilla.
L’incertezza sui tempi della ripresa agonistica scatena l’ansia. In via Rosellini temono che la stagione possa essere già finita. Il pessimismo dilaga. Se lo sono detti i protagonisti della Confindustria del pallone nell’assemblea informale di ieri.
Gli scenari sono cupi. Nel corso della conference call molte società hanno avanzato la proposta di sospendere gli stipendi del mese di marzo, un primo provvedimento per fronteggiare la crisi. Lotito voleva andare anche oltre, ma è rimasto isolato. Alla fine dell’assemblea i club hanno preso contatto con l’assocalciatori per affrontare la questione. È stato solo un primo e interlocutorio briefing. Le società avrebbero dato mandato al presidente Dal Pino di approfondire i discorsi con
Tommasi, presidente dell’aic e con il suo vice Calcagno, coinvolgendo anche il presidente federale Gravina. Il sindacato dei calciatori è pronto al dialogo, ma senza fretta perché prima bisogna capire cosa succederà. Se si ripartirà e quando succederà. O se, purtroppo, il virus ci costringerà alla resa. «I calciatori sono i primi interessati alla sostenibilità del sistema e siamo consapevoli che quello dei contratti è un tema da affrontare. Ma prima vanno quantificati i danni e lo capiremo solo quando sapremo se la stagione finirà oppure no», ha scritto Tommasi nella lettera pubblicata sul sito dell’associazione.
La Lega sull’argomento intende chiedere aiuto al governo, magari attraverso un decreto legge e coinvolgerà le al
tre consorelle perché il problema non è italiano, ma europeo, per non dire mondiale. L’unione, in certi casi, fa la forza.
Visto che non ci sono certezze sulla ripartenza e non ce ne saranno a breve, la serie A lavora su come limitare il rosso di bilancio. Entro lunedì trasmetterà alla Figc, come le altre Leghe, una lunga e articolata relazione che comprende lo studio della Deloitte sui danni stimati (720 milioni se non si dovesse ricominciare, 170 se la stagione arriverà in fondo). Ma per il governo i presidenti hanno pronto anche un pacchetto cosiddetto salvacalcio, che comprende la modifica della legge Melandri sui diritti tv e quella sugli stadi e la revisione del decreto Dignità che impedisce alle società di avere come sponsor imprese di betting. Poi toccherà alla Federcalcio fare sintesi. L’incontro con Spadafora, ministro dello Sport, è previsto la prossima settimana.
Sul tema degli allenamenti, solo sfiorato in Lega, non c’è una posizione totalmente unitaria. Quasi tutti, con senso di responsabilità, hanno deciso di seguire le indicazioni dei medici sportivi, condivise dall’assocalciatori: allenamenti individuali dal 4 aprile e di gruppo con tattica e partitelle dal 13, tre settimane prima dell’eventuale ripartenza, nel primo week end di maggio, che resta l’ipotesi più ottimistica. «Allenarsi ora non ha senso ed è pericoloso. Chi pensa di avvantaggiarsi con certi comportamenti non so cosa abbia in mente», il pensiero forte di Tommasi. Il riferimento è a Lotito, che per il momento ha fissato la ripartenza della Lazio, attraverso sedute individuali, per lunedì a Formello anche se oggi potrebbe decidere di posticiparla a metà settimana. Anche il Napoli anticiperà i tempi: tutti in campo il 25 marzo. Ed è difficile immaginare che qualcuno si ribellerà.
Tommasi
Prima vanno quantificati i danni, l’eventuale taglio degli stipendi è una cosa che si dovrà vedere poi