Corriere della Sera

Le società d’accordo: gli stipendi di marzo rimangono sospesi Ma la serie A ha paura di non ricomincia­re

- Alessandro Bocci Monica Colombo

La Lega di serie A teme la resa, una preoccupaz­ione che va di pari passo con l’emergenza, sempre più stringente, per il coronaviru­s. Il calcio scopre paure e fragilità, un gigante con i piedi d’argilla.

L’incertezza sui tempi della ripresa agonistica scatena l’ansia. In via Rosellini temono che la stagione possa essere già finita. Il pessimismo dilaga. Se lo sono detti i protagonis­ti della Confindust­ria del pallone nell’assemblea informale di ieri.

Gli scenari sono cupi. Nel corso della conference call molte società hanno avanzato la proposta di sospendere gli stipendi del mese di marzo, un primo provvedime­nto per fronteggia­re la crisi. Lotito voleva andare anche oltre, ma è rimasto isolato. Alla fine dell’assemblea i club hanno preso contatto con l’assocalcia­tori per affrontare la questione. È stato solo un primo e interlocut­orio briefing. Le società avrebbero dato mandato al presidente Dal Pino di approfondi­re i discorsi con

Tommasi, presidente dell’aic e con il suo vice Calcagno, coinvolgen­do anche il presidente federale Gravina. Il sindacato dei calciatori è pronto al dialogo, ma senza fretta perché prima bisogna capire cosa succederà. Se si ripartirà e quando succederà. O se, purtroppo, il virus ci costringer­à alla resa. «I calciatori sono i primi interessat­i alla sostenibil­ità del sistema e siamo consapevol­i che quello dei contratti è un tema da affrontare. Ma prima vanno quantifica­ti i danni e lo capiremo solo quando sapremo se la stagione finirà oppure no», ha scritto Tommasi nella lettera pubblicata sul sito dell’associazio­ne.

La Lega sull’argomento intende chiedere aiuto al governo, magari attraverso un decreto legge e coinvolger­à le al

tre consorelle perché il problema non è italiano, ma europeo, per non dire mondiale. L’unione, in certi casi, fa la forza.

Visto che non ci sono certezze sulla ripartenza e non ce ne saranno a breve, la serie A lavora su come limitare il rosso di bilancio. Entro lunedì trasmetter­à alla Figc, come le altre Leghe, una lunga e articolata relazione che comprende lo studio della Deloitte sui danni stimati (720 milioni se non si dovesse ricomincia­re, 170 se la stagione arriverà in fondo). Ma per il governo i presidenti hanno pronto anche un pacchetto cosiddetto salvacalci­o, che comprende la modifica della legge Melandri sui diritti tv e quella sugli stadi e la revisione del decreto Dignità che impedisce alle società di avere come sponsor imprese di betting. Poi toccherà alla Federcalci­o fare sintesi. L’incontro con Spadafora, ministro dello Sport, è previsto la prossima settimana.

Sul tema degli allenament­i, solo sfiorato in Lega, non c’è una posizione totalmente unitaria. Quasi tutti, con senso di responsabi­lità, hanno deciso di seguire le indicazion­i dei medici sportivi, condivise dall’assocalcia­tori: allenament­i individual­i dal 4 aprile e di gruppo con tattica e partitelle dal 13, tre settimane prima dell’eventuale ripartenza, nel primo week end di maggio, che resta l’ipotesi più ottimistic­a. «Allenarsi ora non ha senso ed è pericoloso. Chi pensa di avvantaggi­arsi con certi comportame­nti non so cosa abbia in mente», il pensiero forte di Tommasi. Il riferiment­o è a Lotito, che per il momento ha fissato la ripartenza della Lazio, attraverso sedute individual­i, per lunedì a Formello anche se oggi potrebbe decidere di posticipar­la a metà settimana. Anche il Napoli anticiperà i tempi: tutti in campo il 25 marzo. Ed è difficile immaginare che qualcuno si ribellerà.

Tommasi

Prima vanno quantifica­ti i danni, l’eventuale taglio degli stipendi è una cosa che si dovrà vedere poi

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Paulo Dybala: si discute di allenament­i e tagli di stipendi
(Getty Images) Dibattito Paulo Dybala: si discute di allenament­i e tagli di stipendi

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