Corriere della Sera

Ilicic ha solo fatto tardi quello che tutti si aspettavan­o da lui

- Di Mario Sconcerti

S’indovina una grande storia dietro Josip Ilicic, ma lui non l’ha mai raccontata. Nasce nel gennaio del 1989, all’alba del conflitto dei Balcani. La sua città, Prijedor, diventerà un luogo di combattime­nti, avrà migliaia di morti. Josip non conoscerà mai suo padre. Con il resto della famiglia uscirà dalla Bosnia, passerà dalla Croazia alla Slovenia, vivrà la guerra come la normalità di un bambino. Forse per questo non ne parla. Era comunque la sua infanzia, pensava fosse l’unico modo di vivere. A sei anni gioca già a pallone seguendo nei campi suo fratello, più grande di lui. Fino a 30 anni è stato un possibile grande giocatore, ma oscuro, mai capito bene. Ilicic è un carattere duro, lamentoso, ingenuo, permaloso. Non facile. Gasperini dice che quando lo incontra non lo saluta nemmeno perché l’altro rispondere­bbe raccontand­ogli i suoi acciacchi. Ha un’andatura lenta, dinoccolat­a, da saltimbanc­o stanco. Una maschera malinconic­a, ma viva, capisci che sa essere felice. Oggi si dice sia il miglior trequartis­ta d’europa, molti lo propongono per il Pallone d’oro. Cassano, che sarà matto ma il calcio degli artisti lo conosce, dice che è meglio di Dybala. Il suo compagno De Roon aggiunge che, in Italia, più determinan­te di Ilicic c’è solo Cristiano Ronaldo. E che cambia direzione con la stessa facilità di Messi, solo che Messi è un metro e settanta scarso mentre Ilicic ha la compattezz­a del suo metro e novanta. Tutto questo è cominciato nell’estate del 2018 con una pessima malattia, un’infezione partita dai denti che non riusciva a essere fermata. Il collo gli si era riempito di grossi linfonodi. Lui era sfinito e impaurito. Il male non passava mai. In ospedale la sera non voleva addormenta­rsi perché era convinto di non svegliarsi più. Ancora oggi quei ricordi lo spaventano. Tornò davvero se stesso solo alla fine di ottobre, in tempo per cominciare la lunga cavalcata dell’atalanta. Ilicic è nato fuoriclass­e da meno di due anni, ma non è una sorpresa. Ha fatto tardi quello che tutti sapevano di lui e aspettavan­o facesse prima.

Lui non è molto d’accordo, questa storia della discontinu­ità lo infastidis­ce. «È venuta fuori a Firenze dove per tre anni sono stato il miglior marcatore e ho colpito sette pali in sette partite; se ero discontinu­o io, gli altri cosa erano?». Qui viene fuori un po’ della sua durezza. Ho visto molte sue interviste. È gentile e chiaro, disponibil­e ma senza farsi problema a diventare brusco. Dice per esempio di detestare due cose: i riscaldame­nti prima delle partite e il Fantacalci­o. Si sente continuame­nte coinvolto in una cosa che non lo riguarda, che sminuisce il suo lavoro. «Io sono un profession­ista, non mi perdo in questi giochini di squadre impossibil­i». A vantaggio del giochino va detto che è stato inventato negli Stati Uniti ed è diventato una miniera. Ma anche con l’atalanta è stato molto diretto. L’estate scorsa Ilicic è stato vicino a molte squadre, anche di Premier. Ma più di tutti era vicino il Napoli. «Partire sarebbe stata una scelta mia. Il mio progetto è vincere, giocare sempre la Champions. O ci sono le condizioni per lottare, o vado altrove». Il lamentoso Ilicic, con quella faccia ermetica, da slavo furbo, colto, un po’ bambino prodigio e un po’ nuvola in movimento, ha le idee chiarissim­e, quasi crudeli. Si annoia alle domande banali e te lo fa sapere. Perché la maglia numero 72? Perché in Slovenia mi avevano dato la 27. Al Palermo l’aveva Pastore che se l’è tenuta. Allora ho invertito i numeri. Poteva essere l’87 o il 50, non cambiava niente. Che domande fate? Gli esperti di mercato stanno cercando di dargli una valutazion­e seria, ma non c’è. Fino a ora si pensava a 20-25 milioni, per l’età e per la vecchia discontinu­ità. Oggi è diventato soggetto per amatori. Non ha un prezzo, si va fra i 30 e i 60. Cioè tutto. In compenso non è venale. Molti nell’atalanta guadagnano più di lui. Caldara per esempio, che è il top venendo dal Milan (2,2 milioni). Poi Gomez, Zapata e Muriel a 1,8. Infine lui a 1,5. Ma è tranquillo: crescerà.

 ?? (Getty Images) ?? Classe
Josip Ilicic, 32 anni, sloveno di origine croata , è alla terza stagione con l’atalanta. In Italia ha giocato anche con Palermo e Fiorentina
(Getty Images) Classe Josip Ilicic, 32 anni, sloveno di origine croata , è alla terza stagione con l’atalanta. In Italia ha giocato anche con Palermo e Fiorentina
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy