Corriere della Sera

«A mia figlia racconto gli eroi degli ospedali»

La cantante: a casa dopo una vita sempre in viaggio la mia Paola mi spiazza chiedendo quando finirà Sono orgogliosa dell’italia, il mondo ha bisogno di noi

- di Laura Pausini

In tutta la mia vita non ho mai pensato neanche per un momento che avremmo potuto vivere in una situazione come questa. Negli ultimi ventisette anni sono salita e scesa da aerei praticamen­te ogni giorno, ci sono stati momenti in cui nello stesso giorno mi trovavo la mattina in Italia, il pomeriggio in Francia e la sera in Spagna. Lo scorso anno ho fatto un concerto la sera a Cuba e il giorno dopo ero a Madrid per la finale di The Voice. Tutto questo è sempre stato normale per me, l’ho sempre considerat­o un mio dovere per cercare di restituire la fiducia che il pubblico mi ha dato, pensando che «se mi fermo non mi merito ciò che ho».

Stare una vita in viaggio però non è semplice, specialmen­te quando diventi mamma e tua figlia inizia a fare le elementari, così quest’anno mi ero decisa di passarlo a casa, con la mia famiglia e senza viaggiare ma adesso che sono qui ferma, in una situazione sicurament­e di privilegio ma comunque rinchiusa, mi sembra tutto assurdo.

Cerco di spiegare a Paola, che adesso ha 7 anni, quello che sta succedendo perché le sue domande sono diventate sempre più insistenti, come credo quelle di ogni bambino che si trova a dover comunicare con i compagni e gli insegnanti tramite lezioni via internet. Mi chiede: «Quando tornerà tutto come prima?» e mi spiazza.

Non è facile trasferirl­e che il mondo dei suoi supereroi, che siamo noi adulti, non è ancora riuscito a fermare un piccolissi­mo essere microscopi­co che sta uccidendo migliaia di persone. Non è facile cercare di tenere solida la sua fiducia per un futuro che noi genitori vediamo sempre più complesso.

Le parliamo sempre con dolcezza, anche usando le favole, ma da sempre la trattiamo come un essere umano intelligen­te e sveglio quale è. Le diciamo tutto, sarebbe una delusione per lei scoprire che le stiamo nascondend­o la realtà.

Le spieghiamo anche cosa significa avere un virus, come si può curare e il perché gli scienziati, i virologi, i dottori e tutto il personale sanitario sono i nostri veri eroi.

È una situazione assurda per il nostro Paese, con un numero altissimo di contagi, ma io voglio credere che uniti e rispettosi delle regole ce la faremo a superare anche questo momento.

Siamo italiani e di difetti ne abbiamo, ma le virtù di questo nostro Paese sono tante, è arrivato il momento di portarle in scena come solo noi sappiamo fare. Per far vedere a tutti che siamo un’unica bandiera che sventola nei balconi delle nostre finestre chiuse, che si aprono per cantare e mandare messaggi d’amore, unione e speranza.

Siamo quelli che fanno turni di lavoro impossibil­i negli ospedali per non lasciare indietro nessuno. Siamo quelli che di fronte alle calamità naturali ci siamo fatti coraggio, ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo veramente ricostruit­o il Paese.

Siamo quelli che aiutano i nostri padri e i nostri nonni, perché siamo capaci di amare senza riserve.

Noi, siamo pieni di contraddiz­ioni come tutte le forme d’arte più speciali che abbiamo creato: siamo i disegni dei quadri, le parole delle poesie e siamo i portici, le chiese e le mura dalla scultorea bellezza.

Siamo capaci di perdere la pazienza, ma siamo anche un popolo perseveran­te.

Quando le altre nazioni raccontano di noi, parlano di gente che fa casino, ma siamo anche l’obbedienza e molti moltissimi di noi, lo stanno dimostrand­o: siamo diventati un esempio, e credetemi io mi sento lusingata quando mi chiamano i miei amici da Londra, o da Parigi, da Madrid o da New York, dal Messico e dal Brasile, mi mandano

le foto di Venezia, mi scrivono frasi di affetto in italiano e inviano video di ringraziam­ento con immagini dei nostri medici.

E sono proprio loro a farmi sentire orgogliosa di essere italiana.

Ma d’altronde come può non essere cosi? Se io fossi straniera vorrei essere italiana, e quando vinco un premio ovunque io sia il mio primo pensiero è per la mia terra, e ne vado fiera.

Dobbiamo essere fieri di noi stessi, perché il «nostro dopo» sarà un nuovo Rinascimen­to, il nostro «poi» sarà favoloso, perché noi saremo i più bravi del mondo a ricostruir­lo.

Dobbiamo ricordarce­lo bene questo senso di vicinanza, questo desiderio che ci scoppia dentro al cuore di abbracciar­e le persone che amiamo. Dobbiamo ricordarci questo sentire che ci accomuna tutti, dobbiamo ricordare questa voglia di fare, di aiutare, di donare, di vivere i drammi di tutti come propri. Io ad esempio ho scelto la Croce rossa dell’emilia-romagna per stare vicino alla mia regione, ma tantissimi stanno facendo dei gesti straordina­ri, ognuno come può. È questo sentimento, questa grande generosità, questa passione, che ha reso l’italia il posto più incredibil­e della terra.

Un uomo senza piedi non resta in piedi, e il mondo senza il suo Stivale può anche continuare a ruotare, ma non avrà mai la forza di trovare una direzione e una stabilità.

Ha bisogno dell’italia, e l’italia siamo noi.

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Ho scelto la Croce Rossa dell’emilia-romagna per stare vicina in questo momento alla mia Regione

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(foto Julian Hargreaves) Tricolore Laura Pausini è cresciuta a Solarolo (Ravenna). Ha iniziato la sua carriera nel 1993, a 18 anni, partecipan­do al Festival di Sanremo, nella sezione Nuove proposte, con La solitudine: arrivò prima

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