Corriere della Sera

«Enel e l’emergenza, la risposta è stata veloce La rete tiene bene, 35 mila operano online»

Il ceo: investimen­ti confermati. Imprese, serve liquidità

- Di Stefano Agnoli

Dalla fine della settimana scorsa anche per un chief executive officer di un gruppo da 80 miliardi di vendite ricavi come l’enel è scattato il «lavoro agile». Francesco Starace, 64 anni, sta sperimenta­ndo da casa lo «smart working», come altri 35 mila dipendenti. «Un’esperienza incredibil­e — dice — come incredibil­e è anche affacciars­i alla finestra e vedere una città come Roma vuota, deserta, quasi metafisica».

In questa situazione difficile la prima cosa che gli italiani vorrebbero chiederle è se l’energia elettrica continuerà ad essere fornita regolarmen­te. Possiamo stare tranquilli?

«Subito dopo quella della salute dei nostri dipendenti, questa è stata la prima preoccupaz­ione. Ci siamo mossi subito, quando è stata creata la prima zona rossa, pensando a che cosa fare se fosse diventato un problema nazionale. Abbiamo mappato le possibili criticità soprattutt­o dal punto di vista delle sale di controllo. Ce ne sono più di venti che gestiscono i principali nodi della rete, le abbiamo testate e abbiamo verificato che siano interscamb­iabili. Insomma, in caso di quarantena possiamo intervenir­e da un’altra Regione. Lo stesso abbiamo fatto per le sale controllo delle centrali. Abbiamo una ridondanza incrociata, il che ci fa stare tranquilli. Non ci siamo fermati qui: abbiamo stabilito anche una priorità delle attività, facendo passare davanti tutte quelle che hanno a che vedere con la continuità del servizio e in secondo piano le altre. Ad esempio abbiamo fermato il ricambio dei contatori digitali, non vitale in questo momento».

E come si riesce a gestire lo smart working di un gruppo di 70 mila persone?

«Siamo comunque partiti da una base di 2.800 persone che già lo praticavan­o da anni un giorno alla settimana. Ma anche qui, con la prima zona rossa abbiamo costituito una task force italiana con la quale abbiamo definito che cosa fare nel breve e nel medio periodo. Prima i lavoratori delle zone rosse, poi abbiamo coinvolto i grandi uffici, circa 5 mila persone. Volevamo fare delle rotazioni ma abbiamo visto che la cosa funzionava e la situazione nazionale si aggravava. Quindi in 4-5 giorni siamo passati da 5 a 15 mila persone, e tra questi ci sono anch’io».

Non c’è il rischio che il sistema non regga? È filato tutto liscio?

«Il traffico dati è esploso, abbiamo un volume di connession­i dalle otto alle dieci volte maggiore, ma ciò nonostante non ci sono state disfunzion­i».

Quanti sono in tutto coloro che lavorano da remoto?

«Consideran­do che abbiamo aggiunto anche altre 12 mila persone all’estero tra Spagna, Grecia, Romania, Russia e Stati Uniti, e che nel fine settimana sarà coinvolta l’america Latina e quella Centrale, alla fine avremo più di 35 mila lavoratori, il 52-53% del totale».

E lei come si trova?

«Sono recluso da venerdì dell’altra settimana, il mio ultimo giorno da uomo libero. Ho anche iniziato un viaggio particolar­e: mi sono prefisso di ascoltare personalme­nte uno a uno in videoconfe­renza tutti i 250 dirigenti della prima linea. Ci metterò un mese».

Come Enel avete deciso anche di sostenere sistema sanitario e Protezione civile.

«Sì, in Italia ci siamo concentrat­i su di loro. Abbiamo stanziato una prima ondata di 23 milioni di aiuti per potenziare i posti letto di concerto con le Regioni e anche per i materiali come mascherine e protezioni».

La domanda di energia cala, non la preoccupa?

«C’è un tema di riduzione, è vero. Le fabbriche più grandi si fermano e la domanda elettrica scende, ma c’è anche un incremento di quella domestica. Se l’emergenza dura un paio di mesi non è un problema, se fosse di più valuteremo».

Nel mondo le grandi aziende tagliano gli investimen­ti, ma mantengono i dividendi perché temono che gli investitor­i fuggano e non tornino più. Lei invece ha confermato entrambi. Come riesce a farlo?

«Per noi dividendi e investimen­ti sono strettamen­te legati. Siamo flessibili e non facciamo investimen­ti al di là di un orizzonte di due-tre anni. Con la cassa generata da quelli realizzati in questo orizzonte temporale siamo in grado di prevedere la distribuzi­one dei dividendi. Le due cose vanno a braccetto. E poi siamo solidi: abbiamo una liquidità importante, flussi di cassa robusti e una struttura del debito conservati­va».

L’enel con le sue commesse e i suoi acquisti ha un ruolo di rilievo nell’economia italiana e potrà essere importante quando si uscirà dalla crisi. Quanto “pesate” sul tessuto economico nazionale?

«L’anno scorso abbiamo investito in infrastrut­ture italiane 3,1-3,2 miliardi di euro, e in beni e servizi da fornitori italiani più di 6 miliardi. Insomma, compriamo da fornitori italiani circa il doppio del volume investito nel Paese. Senza contare per quanto riguarda Open Fiber, che non consolidia­mo, ma che scaricherà sull’indotto 4 miliardi in 2-3 anni. Teniamo ai nostri fornitori, li teniamo informati degli sviluppi perché non si sentano abbandonat­i».

d Abbiamo investito 3,2 miliardi di euro. Dividendi e sviluppo delle attività sono fortemente legati. Traffico dati cresciuto di otto volte»

Che cosa serve all’economia italiana in questo momento? Si è parlato addirittur­a di trasferire denaro direttamen­te alle famiglie

«È stato giusto pensare alle piccole imprese e alle piccole attività e tranquilli­zzarle, dando loro ad esempio la possibilit­à di ricorrere alla cassa integrazio­ne. Poi nel medio periodo il tema principale è la liquidità. La sospension­e dei mutui ha bloccato un’emorragia altrimenti difficile. Tutte le misure per dare liquidità a banche e imprese servono a tenere accesa la fiammella per quando l’economia ripartirà».

 ??  ?? Energia Francesco Starace, 64 anni, chief executive officer del gruppo Enel In smart working come altri 35 mila dipendenti
Energia Francesco Starace, 64 anni, chief executive officer del gruppo Enel In smart working come altri 35 mila dipendenti

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy