Finanzierà due borse di studio
«Avolte la scrittura riesce a essere una zavorra per restare piantati a terra». Una situazione mai vissuta prima, la normalità che, all’improvviso, ci sembra lontanissima e «d’un tratto è la cosa più sacra che abbiamo». Succede a tutti noi, oggi, questo vuoto condiviso, e ognuno tira fuori quello che ha, risorse che non pensava di avere. Paolo Giordano è un romanziere: la sua scelta, nel vuoto, è scrivere, «per tenere a bada i presagi, e per trovare un modo migliore di pensare tutto questo». Così, e per questo nasce Nel contagio, che esce giovedì in co-edizione per Einaudi e «Corriere della Sera»: non è un romanzo (forse, domani, questa inattesa parentesi avrà le sue storie, i suoi autori ma ora è ancora troppo presto) ma una riflessione. Giordano la fa per sé, per «non perdere ciò che l’epidemia ci sta svelando di noi stessi», e per chi lo leggerà. E qui, insieme al narratore (un premio Strega nel 2008 con La solitudine dei numeri primi e poi gli altri romanzi fino a Divorare il cielo, uscito per Einaudi a dieci anni da quell’esordio decisivo) c’è lo scienziato. La formazione di Giordano — che ha alle spalle un dottorato in fisica teorica — lo porta ad affrontare l’emergenza con la solidità dei numeri. Un approccio che vuole trasmettere. Credere nella scienza, di più: questo libro, che esce in un momento così difficile, è anche un segnale: i proventi dell’autore, infatti, andranno alla creazione di due borse di studio presso la Sissa — Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste. La prima sull’intelligenza artificiale e l’analisi dei dati applicate all’epidemiologia e riservata a dottori di ricerca italiani e stranieri che abbiano da poco concluso il loro percorso di PHD; la seconda riservata a data journalist italiani per un’indagine sull’epidemia di Covid-19 nel nostro Paese. «Contare i giorni. Acquistare un cuore saggio. Non permettere che tutta questa sofferenza trascorra invano». (giulia ziino)