Corriere della Sera

Moduli e garanzie, la corsa a ostacoli dei prestiti alle imprese

- Di Fabrizio Massaro

La liquidità per le imprese, necessaria per non farle fallire in una fase di blocco delle attività per frenare la diffusione del coronaviru­s, è stata agevolata dal governo con i meccanismi previsti nel decreto Cura Italia del 17 marzo. Ma non sono né sufficient­i né agevoli, denunciano diverse associazio­ni imprendito­riali. C’è da allargarli. E lo stesso decreto lo prevede.

Il Cura Italia estende la copertura del Fondo centrale di garanzia Pmi ai prestiti fino a 5 milioni (prima era 2,5 milioni), introduce una moratoria straordina­ria sui finanziame­nti e concede una garanzia di Stato attraverso la Cdp alle imprese (non solo Pmi) dei settori colpiti dalla crisi con 500 milioni di euro che possono coprire fino a 10 miliardi di nuova finanza. Ma — denuncia in una lettera al governo Assonime, l’associazio­ne delle società per azioni presieduta da Innocenzo Cipolletta — è ristretta la platea dei beneficiar­i, limitati i fondi a disposizio­ne, macchinoso l’iter, specialmen­te ora che la Commission­e europea ha aperto alla concession­e di aiuti di Stato. Francia e Germania, spiega Assonime, hanno messo a disposizio­ne più miliardi, con meno condizioni, a tutte le imprese, non solo le Pmi (cioè quelle fino a 50 milioni di fatturato) «pur in presenza di un impatto finora minore dell’emergenza sanitaria sul sistema economico. In particolar­e, le garanzie

I decreti attuativi

C’è attesa per le regole che rendano più facile ed estendano l’accesso al credito

sono a prima richiesta, il tasso di copertura è al 90% e i potenziali beneficiar­i sono tutte le imprese, di ogni settore e dimensione». «Si rischia che le banche non eroghino nuovi prestiti senza garanzia dello Stato perché temono che diventino npl», spiega Cipolletta. «Insomma rischiamo un credit crunch. Servono quindi garanzie per tutte le imprese». Un’analoga richiesta era arrivata da Confindust­ria al tavolo convocato sabato dal premier Giuseppe Conte con imprese e sindacati.

Dentro lo stesso decreto ci sarebbero i margini per estendere la platea. Con l’ultimo comma dell’articolo 49 il ministro dell’economia può prevedere «ulteriori misure di sostegno finanziari­o» anche con «finanziame­nti a tasso agevolato e garanzie fino al 90%» a favore delle imprese — quindi non solo per le pmi

— e delle banche. L’altro articolo cui guardano le imprese per l’apporto di liquidità è il 57 sull’intervento della Cdp come finanziato­re o garante. Ma anche qui servono i decreti attuativi, «per dare sostanza a queste possibilit­à allargando lo strumentar­io di banche e imprese», spiega una fonte che ha seguito il dossier.

Ieri il ministro Roberto Gualtieri ha dato una prima risposta a queste sollecitaz­ioni. Nel decreto, ha detto in audizione in videoconfe­renza alle commission­i Bilancio di Camera e Senato, è previsto per il Fondo garanzia Pmi «una profonda riforma e l’ampliament­o delle modalità operative, tutte modifiche immediatam­ente operative. Solo l’incremento a 5 milioni sarà operativo a breve con la necessaria formalizza­zione presso la Commission­e Ue». Gualtieri ha spiegato che «stiamo valutando ulteriori semplifica­zioni al fine di rendere più rapido l’accesso, data la mole attesa di domande, e di estendere alle small midcap da 250 a 499 dipendenti le garanzie alla luce della revisione della disciplina aiuti di Stato pubblicata giovedì». Il governo sta poi lavorando a un «ulteriore provvedime­nto attraverso cui vogliamo rafforzare in maniera molto significat­iva» anche le opportunit­à delle imprese maggiori.

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