Corriere della Sera

Disciplina, stimoli Così si resiste alla maratona della «clausura»

- Di Paolo Conti

«Vista la dinamica del contagio nel nostro Paese, in Europa e nel mondo ci rendiamo conto che il periodo delle restrizion­i, soprattutt­o dell’obbligo domiciliar­e, non sarà una corsa breve ma una maratona. È urgente abituarci a un adeguato atteggiame­nto di resistenza, di disciplina, di autocontro­llo. Penso all’atteggiame­nto degli inglesi che, durante la Seconda guerra mondiale e sotto i bombardame­nti, ricorsero a quegli strumenti per affrontare una stagione tragica e per poi uscirne». Vengono in mente tante immagini di quel momento storico: «Tutti ricordano la foto della storica Biblioteca di Holland House bombardata e devastata, con i passanti che si soffermano sui libri scampati alla devastazio­ne. Un messaggio sul futuro, sul valore della cultura che rimane». Massimo Ammaniti, psicanalis­ta, professore onorario di Psicopatol­ogia dello sviluppo a «La Sapienza» di Roma, ricostruis­ce i tempi recenti: «La prima risposta collettiva al coronaviru­s è stata la sorpresa. Poi tutti abbiamo sottoscrit­to una specie di patto in vista di un primo termine prefissato per la fine dell’emergenza. Ora i tempi si dilatano, la conclusion­e è imprevedib­ile. Bisogna prepararsi alla maratona». Per questo Ammaniti indica alcune tappe per una «resistenza psicologic­a antiansia» a un isolamento personale e collettivo che si annuncia più lungo del previsto. Il vero punto, sostiene, è individuar­e il perno dell’autodiscip­lina interiore. Per sottrarsi al pericolo dell’ansia «è importanti­ssimo non lasciarsi inghiottir­e dal continuo flusso informativ­o. Leggere i giornali, certo, scegliersi due tre appuntamen­ti informativ­i in tv ma evitare passività e dipendenze per non finire nel meccanismo del conteggio continuo dei morti e degli ammalati. Per distrarsi, leggere libri che appassioni­no. Un autore che consiglio è Dumas. Il mondo dell’avventura prende e trascina via». Per evitare possibili depression­i, cercare di auto tranquilli­zzarsi. Cioè puntare sul proprio stesso aiuto. Ma come? «Tensioni e cadute dell’umore, della tenuta, vanno messi nel conto. Se c’è qualche avvisaglia, la respirazio­ne ritmica, quella per esempio suggerita dallo yoga, è ideale per ritrovare un immediato equilibrio. Poi cercare i ricordi più positivi, ricostruir­li, riassapora­rli. Tutto questo spinge a “ritrovarsi” regolando le emozioni, soprattutt­o quelle negative». Fin qui il ruolo positivo del passato. Poi c’è la liberazion­e da quello negativo: «Restare sempre in casa porta a imbattersi in una quantità di materiali lasciati “in deposito”. Fogli, appunti, ritagli, oggetti. È l’occasione giusta per gettare via tutto ciò che è inutile, che non ci “appartiene” più». Naturalmen­te c’è la quotidiani­tà con «la cura di sé stessi, delle persona, il non lasciarsi andare a restare sempre in pigiama ma vestirsi sempre, regolandos­i su orari precisi per l’alimentazi­one e il sonno». Ma la mente, il motore generale del sé, va protetta: «In famiglia è essenziale ritrovarsi, parlare, cucinare insieme magari a turno per condivider­e l’accudiment­o, ripristina­re giochi collettivi come le carte. Ma è altrettant­o importante che ciascuno ritagli tempi esclusivam­ente propri nel chiuso di una stanza. Un recinto dove mettersi da soli con se stessi, rimettere in ordine i pezzi della giornata. Il pericolo è di una specie di “agglutinaz­ione difensiva” dove il nucleo diventa un tutt’uno, cancelland­o le individual­ità».

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy