Trump vuole riaprire per Pasqua: «La cura è peggiore del male»
Il presidente torna a minimizzare e attacca i medici Ma a New York la curva s’impenna. Il Congresso verso il sì al pacchetto da 2 mila miliardi, Wall Street a +11%
WASHINGTON Due settimane, da qui al 12 aprile, giorno di Pasqua, per «tornare alla normalità». Donald Trump ha già deciso e non ci sarà medico che gli farà cambiare idea. Il presidente ha spiegato il suo ragionamento, in una doppia intervista con Fox News. Punto primo: «Il tasso di mortalità di questa infezione è basso, intorno all’1%. Ogni anno muoiono 36 mila persone per l’influenza, ma non abbiamo mai bloccato il Paese per quello. Ci sono anche tanti morti per gli incidenti stradali, ma non è che chiediamo alle fabbriche di non costruire più auto». Secondo passaggio: «Fosse per i dottori dovremmo fermarci per mesi, se non per anni. La cura rischia di diventare peggiore del problema. Se le imprese si bloccano, se la gente perde il lavoro, andremo incontro alla depressione, all’instabilità. Ci saranno migliaia di suicidi».
Conclusione: «Possiamo fare due cose nello stesso tempo. Riapriamo l’america al più presto, realisticamente entro Pasqua. Siamo in grado di produrre e di prendere le necessarie precauzioni».
Che cosa dicono gli scienziati? Il dottor Anthony Fauci ieri non c’era. È già qualche giorno che è sparito dai radar della comunicazione. Era presente, invece, Deborah Birx, coordinatrice della task force anti-virus. Seduta a pochi metri dal presidente, nel Rose Garden della Casa Bianca, in diretta tv, ha cercato di districarsi in questo modo: «Oggi abbiamo i mezzi e le tecnologie per un approccio granulare, modulando le misure di restrizione per aree geografiche». Per settimane Birx, i filmati sono ancora online, si è appellata «ai millenial»: «Senza di voi non possiamo vincere questa battaglia». I giovani positivi, magari asintomatici, che rischiano poco in proprio, ma che possono infettare i genitori, i parenti o anche semplici conoscenti più anziani. Tutto dimenticato, come vuole il presidente.
Ci sono, però, i numeri. I casi positivi sono in crescita esponenziale: circa 50 mila in tutto il Paese, con oltre 600 morti. La situazione a New York sta diventando «esplosiva», come avverte il governatore dello Stato Andrew Cuomo: «La curva si sta impennando a una velocità che non ci aspettavamo». Il problema, ignorato da Trump, è il possibile collasso degli ospedali.
Nella Grande Mela sono già finiti nei reparti 3.200 pazienti, 750 in cura intensiva. La previsione di Cuomo è drammatica: «Nelle prossime due settimane New York avrà bisogno di altri 30 mila ventilatori. Ma la Protezione civile federale ce ne ha mandati solo 4.000. Allora io dico a questi signori: venite voi a New York a scegliere quelle 26 mila persone che dovranno morire perché non possiamo curarle».
Sempre a New York, però, Wall Street è rimbalzata di oltre l’11%. Sarà stato per le parole di Trump, ma soprattutto per le notizie in arrivo dal Congresso, dove nella notte italiana era previsto il voto sul pacchetto da duemila miliardi: assegni fino a tremila dollari per i cittadini con reddito medio-basso; prestiti agevolati per le imprese.