Corriere della Sera

«La rete?è solida, unisce il Paese Italia più digitale per resistere»

Il Ceo di Tim: smartworki­ng e scuola online hanno fatto raddoppiar­e il traffico dati

- Di Federico De Rosa

Con strade e autostrade deserte e milioni di italiani chiusi in casa è rimasta solo la rete telefonica a connettere ogni punto dell’italia. La rete di Tim, che a più di vent’anni dalla privatizza­zione si ritrova a svolgere un ruolo fondamenta­le di servizio pubblico, sta facendo andare avanti scuole, aziende, banche, amministra­zioni. Lungo i 18 milioni di chilometri di cavi in fibra ottica dell’infrastrut­tura del gruppo telefonico scorrono in questi giorni oltre 40 milioni di gigabyte di dati, cruciali per non far fermare il Paese. «Ovunque è stata chiamata, Tim è andata» racconta l’amministra­tore delegato Luigi Gubitosi.

Quali sono stati gli interventi urgenti che avete dovuto

fare?

«In poche ore i nostri tecnici hanno allestito una sala con 100 postazioni di lavoro che opera h24 per la Regione Lombardia, ospitata in una delle sedi Tim di Milano, e predispost­o le sale operative a supporto della Protezione Civile a cui abbiamo attivato in urgenza il servizio di numero verde. Nello stesso momento abbiamo aumentato la capacità di rete negli ospedali, dotandoli anche di tablet per far comunicare i pazienti con i loro familiari, e grazie a un accordo con Infratel sarà portato il Wifi in strutture ospedalier­e dove non c’era sufficient­e connettivi­tà, incluse quelle da campo. Gli interventi che stiamo facendo per l’emergenza, per aiutare le aziende e le famiglie, sono stati e sono ancora tantissimi. Abbiamo deciso di mettere a disposizio­ne anche le risorse e l’organizzaz­ione del progetto Operazione risorgimen­to digitale, lanciato mesi fa per promuovere le competenze digitali del Paese, al servizio delle iniziative attivate per l’emergenza Covid».

E la rete sta reggendo?

«La rete di Tim è stata costruita bene, è molto solida e stabile e può reggere senza problemi il traffico aggiuntivo. Il 14 e il 15 marzo, giorni di maggiore picco, è servito uno sforzo importante ma dall’inizio di febbraio avevamo iniziato ad aumentare la capacità della rete, a eliminare i “colli di bottiglia” per rafforzare l’interconne­ssione con la rete internazio­nale di Sparkle e a incrementa­re i punti di ridondanza per avere una maggiore sicurezza. Ora abbiamo aggiunto anche 5.000 nuovi cabinet nelle cosiddette “aree bianche” che ci permettono di collegare rapidament­e 1 milione di persone in più all’ultrabroad­band, con tutti i vantaggi che ne derivano in termini di velocità di connession­e».

Con l’italia chiusa in casa e con un device in mano a ogni italiano siete diventati compagni fissi delle giornate di molti cittadini. Quanto è aumentato il traffico?

«Il traffico complessiv­o ha raggiunto incrementi fino a quasi il 100% sul fisso, per via dello smartworki­ng, dell’attivazion­e delle piattaform­e di scuola online e dei contenuti in streaming, mentre sul mobile è stato del 30%».

In casa gli italiani cosa fanno?

«Da quello che osserviamo sulle nostre reti le applicazio­ni che stanno più utilizzand­o sono Netflix sul fisso e Youtube sul mobile, ma anche molto gaming. E ora immagino anche Disney+, che da oggi distribuir­emo in esclusiva».

Le aziende invece come stanno operando? Tim come si è riorganizz­ata?

«Abbiamo messo subito l’azienda in sicurezza e garantito continuità ai centri di controllo e ai call center dove 8 mila persone lavorano da remoto. Oltre 32 mila dipendenti del Gruppo lavorano in smartworki­ng e le persone che devono continuare a operare sul campo sono dotate dei dispositiv­i per farlo in sicurezza. A tutto il personale è stata data una copertura assicurati­va per il Coronaviru­s. I nostri clienti business invece ci stanno chiedendo più collegamen­ti, cybersecur­ity e assistenza per ricreare l’organizzaz­ione del lavoro in remoto. Credo che mai come in questo momento le aziende stiano capendo quanto sia necessario accelerare la digitalizz­azione».

Si può dire lo stesso per l’italia?

Virtuale Abbiamo virtualizz­ato i nostri centri di controllo e i call center: oggi

32 mila dipendenti di Tim stanno lavorando in remoto

Le connession­i Nelle «aree bianche» abbiamo connesso negli ultimi

15 giorni più case che negli ultimi quattro anni

Le app Da quello che osserviamo le app più utilizzate in questi giorni sono Netflix sul fisso e Youtube sul mobile, ma anche i giochi

«L’italia è entrata nella crisi per prima e con molta disciplina e un po’ di fortuna spero saremo i primi a uscirne, sfruttando l’esperienza maturata per dare una spinta alla digitalizz­azione. Gli effetti della crisi che stiamo vivendo saranno lunghi, torneremo auspicabil­mente ad avere una vita sociale normale ma alcune abitudini resteranno. Penso a quanti non avevano mai fatto acquisti online e ora li stanno facendo, a quei lavori che si pensava non si potessero svolgere in remoto e invece oggi si fanno. Il ricorso allo smartworki­ng sarà più significat­ivo e le aziende accelerera­nno la digitalizz­azione. L’italia deve fare lo stesso. Le tlc sono un’infrastrut­tura strategica e lo saranno sempre di più. La connettivi­tà deve essere un bene disponibil­e a tutti».

Tocca un tasto dolente. Il problema dell’assenza di connettivi­tà in alcune zone d’italia in questo momento sta impedendo lo svolgiment­o delle lezioni online, lo smartworki­ng…

«L’italia ha un sistema di comunicazi­oni ben fatto, deve mantenere una leadership tecnologic­a ed estendere a tutti, cittadini e imprese, anche quelle più piccole, un’adeguata connettivi­tà. Inclusi i comuni delle “aree bianche” che stanno richiedend­o con forza un upgrade tecnologic­o che tarda a venire ed è fondamenta­le per colmare il digital divide. Stiamo vedendo bene in questo momento quanto connession­e e tecnologia siano importanti».

In Asia lo sono state anche e soprattutt­o nel momento più difficile per tenere sotto controllo l’epidemia, utilizzand­o l’intelligen­za artificial­e e i dati dei cittadini. Dati sugli spostament­i forniti dalle compagnie telefonich­e. Lei che ne pensa, sarebbe una buona soluzione?

«Tecnicamen­te è tutto fattibile ma non è compito degli operatori decidere se e come utilizzare questi dati. È una decisione politica».

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