Finale saggio al termine di una lotta di potere
«La salute prima di tutto». Finalmente, le parole sono diventate fatti. L’olimpiade di Tokyo, prevista dal 24 luglio al 9 agosto 2020, è stata rinviata al 2021, meglio stare vaghi sulla data, ma interessa poco adesso. Quel che conta è che Giappone e Comitato olimpico internazionale, il primo ministro Shinzo Abe e il presidente del Cio Thomas Bach, hanno dato retta al mondo scientifico. L’organizzazione mondiale della sanità, l’oms, costantemente interpellata dalle parti in causa, ogni giorno alle 7.40 ora italiana un vertice, ha intimato ieri mattina ai governi del Giappone e del Cio, la più alta istituzione sportiva a livello internazionale: basta insistere col 2020. E ha spiegato: il virus si sta diffondendo senza regole in ogni dove, accantonate non solo la data programmata del 24 luglio, ma anche i vostri piani alternativi, che contemplavano un agosto o un ottobre olimpico, mettetevi il cuore in pace e rinviate i Giochi al 2021. Il coronavirus non conosce confini, guarda caso come l’olimpiade. Si poteva essere più tempestivi, magari seguire a ruota l’uefa che ha rinviato gli Europei di calcio, calibrare meglio riflessioni e riunioni, sedare subito le lotte di potere vecchie come il Cio, scatenate dal mondo anglosassone che non ha mai sopportato il presidente Bach (per esempio quelle aree di voto che si sono schierate a favore di Stoccolma e contro Milano-cortina per i Giochi invernali del 2026). E quindi quale migliore occasione per presentargli il conto. Il rinvio dell’olimpiade è un fatto storico, sicuramente, ma anche decisione saggia, che taglia discussioni inutili e noiose, molte strumentali, griffate dal denaro, quasi offensive, un peccato che lo sport non può permettersi, quello di essere fuori tempo e fuori dal mondo. Soprattutto se negli ospedali si muore, se le famiglie sparse nel mondo soffrono. L’olimpiade è gioia, competizione, record, medaglie, ma vanno fatte al momento giusto. Sbagliare i tempi significa fare brutta figura. Ieri lo sport olimpico l’ha evitata.